Dalla vicenda di Berlusconi che firma contro le leggi su immigrazione
e droga credo che possiamo trarre tutti un insegnamento (o meglio una
conferma) ma anche qualche domanda.
La conferma è facile: la destra in questo Paese si è messa da vent’anni nelle mani di uno che non è di destra – e ovviamente nemmeno di sinistra e neppure di centro: è semplicemente, completamente, evidentemente prepolitico e basta.
Voglio dire: per salvare se stesso Berlusconi firmerebbe contro tutte
le leggi che hanno prodotto i suoi governi, con le uniche eccezioni di
quelle che servono a lui, tipo il falso in bilancio o l’indulto. Delle
altre – ora è chiaro – se ne fotte totalmente.
E se n’è fottuto dall’inizio, da quando ha venduto in giro la balla della “rivoluzione liberale” (mai stato liberale, del resto: stava con la Dc e con Craxi) giù giù fino a quando ci ha fatto credere di essere il capo dei moderati
(credo che nulla sia più lontano da lui dell’essere moderati) e poi ha
gabellato il suo partito personale nelle destre europee, truccandosi da
Merkel o da Cameron.
Chiedere l’abolizione delle leggi che ha fatto lui stesso – pur di
arrivare all’obiettivo che lo riguarda come individuo condannato – è
insomma la conferma definitiva che l’uomo non è minimamente interessato a
forgiare il Paese secondo una qualsivoglia ispirazione politica – di
destra, di sinistra, di quel che vi pare – ma ha a cuore solo ed
esclusivamente se stesso.
Il problema, a prima vista, dovrebbe interessare soprattutto la
destra, ammesso che in questo Paese esista: come ci si sente ad avere da
due decenni un leader “incontrastato” (cit.) al quale della destra non
frega assolutamente nulla?
Ma in realtà la questione riguarda tutti noi, e qui veniamo alle riflessioni che ci tocca fare.
Perché il personalismo tracimante ed evidente di Berlusconi non
cancella (anzi, semmai specularmente sottolinea) quello che succede
dall’altra parte, e di cui qui quasi ogni giorno si parla.
Detta diversamente: come ci sentiamo, noi cittadini tutti di questo
Paese, ad avere un centrodestra rappresentato da un prepolitico assoluto
e un centrosinistra rappresentato da un mix di democristiani e
opportunisti che portano i nomi di Letta, Finocchiaro, Boccia, Fioroni,
Violante e Franceschini?
In altre parole ancora, come si sta in un Paese nel quale al leader
della destra non frega nulla dei valori della destra e ai leader della
sinistra non frega nulla dei valori della sinistra?
Che sia per questo – domanda retorica – che alla fine metà
dell’elettorato dell’una e dell’altra parte se ne ne va verso
l’astensione o verso un movimento il cui capo furbamente si proclama
‘oltre’ la destra e la sinistra?
E che sia questo – altra domanda retorica – il problema principale
della democrazia, della rappresentanza e dell’alternanza, in questo
Paese, prima ancora del Porcellum?