lunedì 26 agosto 2013

M5S tra Porcellum e Grillum di Toni Jop, L'Unità

C’è una enorme notizia che sguscia di qui e di là nella storia di questo nostro mondo: Mubarak è stato scarcerato e, pare, con qualche fatica se la cava. Lui non lo sa, ma a dispetto della serietà delle vicende in cui è precipitata la sua stella, è il pezzo forte di uno degli spassosi paradossi di cui la nostra politica si è alimentata. Non gliene fregherà nulla sapere che il Parlamento di uno dei più ricchi e forti paesi della Terra – nonostante tutto, il nostro – è stato chiamato a votare sul fatto che Berlusconi avrebbe fatto uscire dalla questura una ragazza di nome Ruby solo perché convinto che fosse la nipotina proprio di Mubarak. A lui no, ma a noi, allenati al paradosso ma stanchi di subire il paradosso in funzioni di governo, la cosa invece interessa. Siamo circondati da matasse intraducibili, da intrecci inesplicabili, viviamo immersi in un mezzo talmente complicato da essere in grado di sfinire gli osservatori specializzati, figuriamoci i cittadini che, per loro sventura, hanno altro per la testa.
E nessun soggetto politico è esente da questa incessante produzione di messaggi a triplo strato in cui ogni sezione racconta il contrario di ciò che portano a spasso le altre. Non si salva nessuno, men che meno «il nuovo che avanza», tipo i Cinque Stelle, oppure, prendendo più correttamente la mira, Beppe Grillo, il fantasista (non la fantasia) al potere. La storia è vecchia di giorni ma la sua verve è immortale e sul comodino non ci vuol restare: Grillo ha detto che chi attacca il Porcellum attacca lui e il suo personal Mouvement. Non è fantastico? Vuol forse dire che lui vuole il Porcellum per andare al voto? Guai a tradurre così, il Megafono si arrabbia e con lui i suoi pasdaran: ha «solo» voluto precisare che chi attacca il Porcellum attacca lui. Quindi, se non si vuole ferire Grillo sarebbe opportuno non demolire il Porcellum e andare a votare con questo ferro da mammana. Ma non è la stessa cosa sostenere che lui andrebbe volentieri al voto con il Porcellum? Di nuovo: guai a ridurre la magnifica complessità di Grillo in questo modo bieco. Ha detto quel che ha detto e basta. Quindi, il Porcellum per Grillo è buono? Nein! Dobbiamo ripetere la solfa? Diamola per ribadita. Ma è un bordello, lo ammetteranno anche quei perplessi cinque stelle che non hanno, probabilmente, afferrato la sottigliezza di quel pensiero, la sua raffinata «zucchinità». Forlani, Piccoli, Andreotti avevano la stessa agilità di Grillo, che con Berlusconi divide la capacità di tuffarsi nel paradosso più atroce senza cedere un millimetro, senza mettersi a ridere, professionisti veri, destinati a durare, prodotti italiani, alta qualità da Prima repubblica. Anche il Porcellum è nipotino di Mubarak? Per quanto strano possa sembrare, siccome siamo in Italia magari sì, anche se, come per Ruby, non ce ne siamo mai accorti, ma siamo noi gli stupidi del villaggio, questo è sicuro.
Del resto, non ci siamo mai resi conto del fatto che anche la Padania era nipotina di Mubarak, e non è uno scherzo: abbiamo ospitato in Parlamento, per anni, una forza politica che sputava sull’Italia mentre operava per la sua distruzione, per la distruzione di quel Parlamento. Non è un altro paradosso che ci ha tenuto compagnia al di là della nostra capacità – incapacità – di metterlo, come meritava, alla porta? Invece no: eccoli assieme, il nuovo che avanza, Grillo e Maroni, implorare, togliendo le parole di bocca a Berlusconi, che si vada al voto, guarda un po’, col Porcellum. Il secondo, con Calderoli, lo ha partorito, il primo lo ha adottato al punto da denunciare come suo nemico personale chi lo vuole affossare. Sapesse Mubarak quanta famiglia sua bivacca da queste parti.

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