martedì 27 agosto 2013

I leader in minore di M. Bracconi, Repubblica.it




Berlusconi And RenziBerlusconi
vuole aggirare a tutti i costi la legge Severino, solo che qualche mese la legge Severino il suo partito l’ha votata come un sol uomo.


Grillo vuole votare col Porcellum, solo che fino a qualche mese fa il Porcellum era una schifezza che la casta puzzona e golpista usava per farlo fuori.
Renzi vuole che il segretario Pd sia anche candidato premier, solo che qualche mese fa per correre alle primarie quella regola Renzi ha chiesto fosse debitamente derogata.
Se il finanziamento pubblico gli convenisse elettoralmente, Grillo lo incasserebbe in pompa magna.
Se l’incandidabilità riguardasse i suoi avversari, Berlusconi manderebbe il suo esercito a difenderla.
E se la rottamazione diventasse all’improvviso impopolare Renzi farebbe un ticket con D’Alema, Bindi o Veltroni.


La buona politica è avere principi saldi e idee flessibili. Ma la narrazione degli attori politici italiani con il pragmatismo non ha nulla a che vedere. E’ pura forma, significante al posto del suo significato

 
Ovunque si guardi si trovano leader in minore, sensibilissimi all’ottovolante bambinesco che frigna dai social network ma ottusi davanti alla necessità di costruire nel tempo una visione che possa imporsi e durare.
Subalterni alla popolarità piuttosto che al consenso, continuano a forgiare a propria immagine e somiglianza l’opinione pubblica più paracula d’Europa. Una platea sempre ben disposta a cambiare idea per la convenienza del momento o perfino per un semplice sentito dire, perché va tanto di moda.
Ora sembra troppo tardi per quasi tutto. Per vent’anni la politica ha coltivato scientemente il suo contrario, e ora che il matrimonio d’intersse con l’antipolitica è andato in crisi la politica è incapace di esprimere uomini e donne che riescano a passare per l’impopolarità conquistando un vero consenso.
Quelli che resistono sono mummie ingessate dalla loro coazione a ripetere. E quelli che si propongono sguazzano dinamici ed entusiasti in un habitat disegnato apposta per loro. Quello dove il tempo è un tamburo isterico e battente, e nulla dura, e tutto si corrompe. Il posto più ostile possibile per il funzionamento di una democrazia.

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