Negli
ultimi due anni PD e PDL hanno governato assieme, prima attraverso
Monti poi direttamente. La politica di austerità, la disoccupazione di
massa, il massacro sociale li hanno amministrati assieme.
Pochi giorni fa Enrico Letta è andato in Grecia per ribadire la comunanza delle scelte politiche con il governo di quel paese e annunciando per l'autunno una nuova ondata di privatizzazioni. Quasi contemporaneamente una insegnante greca moriva di infarto allorché leggeva il proprio nome nella lista dei 25000 dipendenti pubblici licenziati su ordine di quella Troika, cui obbediscono Atene e Roma.
Assieme PD e PDL hanno deciso di procedere alla controriforma della Costituzione, cercando addirittura di cancellare le procedure previste per la sua modifica, una sorta di golpe bianco.
Assieme PD, PDL e il loro nume tutelare Giorgio Napolitano hanno sperato che la Corte di Cassazione cancellasse la condanna, non la prima e non l'ultima, di Silvio Berlusconi. Per poter continuare a stare assieme.
Purtroppo per loro non è andata così e ora, di fronte alla paura e alla rabbia del pregiudicato Berlusconi, il Palazzo trema e si confonde.Tra PD e PDL comincia ora il gioco del cerino acceso su chi brucerà il governo, che comunque non è più credibilmente in grado di operare. Il Presidente Napolitano raccoglie quello che ha seminato. Se imponi un governo con Berlusconi, lo ricevi al Quirinale dopo una condanna, lo accrediti come statista, non puoi stupirti se poi ti chiede la grazia quando ne ha bisogno.
Ma questo è proprio ciò che più colpisce della crisi politica attuale. Una classe politica allevata all'insegna del realismo e della spregiudicatezza nella scelta del meno peggio, educata a tutte le manovre e i giochi possibili pur di conservare il potere, che precipita nelle fantasie e nei sogni senza costrutto.
Davvero il gruppo dirigente del PDL aveva creduto che la politica delle larghe intese preservasse Berlusconi dalle condanne penali. Davvero il gruppo dirigente del PD aveva creduto che la politica delle larghe intese preservasse il governo Letta dagli effetti della condanna di Berlusconi.Davvero Giorgio Napolitano alimentava queste illusioni, e con lui quella grande stampa che ora si agita anch'essa in stato confusionale, predicando pateticamente senso di responsabilità.
Ora, in questo 8 settembre della classe dirigente della seconda repubblica, si cercano soluzioni confuse e disperate. La prima è una improbabile sopravvivenza a sé stesso del governo Letta. Chi la propone si aggrappa soprattutto al fatto che le decisioni di fondo del nostro sistema politico commissariato vengono prese a Bruxelles, e quindi basta obbedire con entusiasmo ai diktat di Troika e spread, e si può continuare a far finta di governare.
La seconda alternativa è quella di elezioni a breve in cui PD e PDL si sbranino, per recuperare il consenso dei rispettivi elettorati delusi. Tanto poi, chiunque vinca, saranno sempre Troika e spread a decidere. E le linee guida del governo saranno sempre le stesse che questi due partiti, sotto diverso nome, hanno seguito in questi venti anni. Diciotto dei quali in finta alternanza e gli ultimi due assieme.
Non facciamoci fregare un'altra volta; quale che sia che la via che il Palazzo alla fine si vedrà costretto a scegliere dobbiamo sostenere un solo concetto. Nelle piazze e nelle eventuali urne dobbiamo prima di tutto affermare: tutti a casa.
Pochi giorni fa Enrico Letta è andato in Grecia per ribadire la comunanza delle scelte politiche con il governo di quel paese e annunciando per l'autunno una nuova ondata di privatizzazioni. Quasi contemporaneamente una insegnante greca moriva di infarto allorché leggeva il proprio nome nella lista dei 25000 dipendenti pubblici licenziati su ordine di quella Troika, cui obbediscono Atene e Roma.
Assieme PD e PDL hanno deciso di procedere alla controriforma della Costituzione, cercando addirittura di cancellare le procedure previste per la sua modifica, una sorta di golpe bianco.
Assieme PD, PDL e il loro nume tutelare Giorgio Napolitano hanno sperato che la Corte di Cassazione cancellasse la condanna, non la prima e non l'ultima, di Silvio Berlusconi. Per poter continuare a stare assieme.
Purtroppo per loro non è andata così e ora, di fronte alla paura e alla rabbia del pregiudicato Berlusconi, il Palazzo trema e si confonde.Tra PD e PDL comincia ora il gioco del cerino acceso su chi brucerà il governo, che comunque non è più credibilmente in grado di operare. Il Presidente Napolitano raccoglie quello che ha seminato. Se imponi un governo con Berlusconi, lo ricevi al Quirinale dopo una condanna, lo accrediti come statista, non puoi stupirti se poi ti chiede la grazia quando ne ha bisogno.
Ma questo è proprio ciò che più colpisce della crisi politica attuale. Una classe politica allevata all'insegna del realismo e della spregiudicatezza nella scelta del meno peggio, educata a tutte le manovre e i giochi possibili pur di conservare il potere, che precipita nelle fantasie e nei sogni senza costrutto.
Davvero il gruppo dirigente del PDL aveva creduto che la politica delle larghe intese preservasse Berlusconi dalle condanne penali. Davvero il gruppo dirigente del PD aveva creduto che la politica delle larghe intese preservasse il governo Letta dagli effetti della condanna di Berlusconi.Davvero Giorgio Napolitano alimentava queste illusioni, e con lui quella grande stampa che ora si agita anch'essa in stato confusionale, predicando pateticamente senso di responsabilità.
Ora, in questo 8 settembre della classe dirigente della seconda repubblica, si cercano soluzioni confuse e disperate. La prima è una improbabile sopravvivenza a sé stesso del governo Letta. Chi la propone si aggrappa soprattutto al fatto che le decisioni di fondo del nostro sistema politico commissariato vengono prese a Bruxelles, e quindi basta obbedire con entusiasmo ai diktat di Troika e spread, e si può continuare a far finta di governare.
La seconda alternativa è quella di elezioni a breve in cui PD e PDL si sbranino, per recuperare il consenso dei rispettivi elettorati delusi. Tanto poi, chiunque vinca, saranno sempre Troika e spread a decidere. E le linee guida del governo saranno sempre le stesse che questi due partiti, sotto diverso nome, hanno seguito in questi venti anni. Diciotto dei quali in finta alternanza e gli ultimi due assieme.
Non facciamoci fregare un'altra volta; quale che sia che la via che il Palazzo alla fine si vedrà costretto a scegliere dobbiamo sostenere un solo concetto. Nelle piazze e nelle eventuali urne dobbiamo prima di tutto affermare: tutti a casa.
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