Tra le varie dichiarazioni che si sono susseguite in questi minuti
successivi alla proclamazione della sentenza della Cassazione - una
volta che i fans di Silvio e anche numerosi giornalisti sono finalmente
riusciti a capire che non si trattava di una vittoria del Caimano -
quella che forse è destinata a sollevare più problemi è proprio quella
del capo dello Stato.
Giorgio Napolitano dice che bisogna rispettare la magistratura. Non è
una novità, anche se è sempre bene ribadirlo. D'altro canto ci sarebbe
da stupirsi, o meglio da inquietarsi, se avesse detto il contrario. Ma
la parte che conta della dichiarazione presidenziale viene dopo, quando
invita il parlamento a procedere alla riforma della giustizia. Come a
dire: la magistratura ha fatto bene, ma è il quadro legislativo e
normativo entro la quale opera che le impediva di fare meglio o
diversamente.
Ecco quindi che ciò che era stato escluso, ovvero la riforma della
parte della Costituzione che riguarda la giustizia, dal novero delle
riforme costituzionali, ritorna in auge proprio su indicazione di
Napolitano. Era esattamente ciò che voleva il Pdl. Per evitarlo il Pd,
per bocca della senatrice Anna Finocchiaro, era giunto a concedere che
si sarebbero potuti rivedere anche articoli della prima parte della
Costituzione, purché facessero direttamente riferimento ad articoli
della seconda parte sottoposti a revisione. Un cedimento già grave,
perché metteva a nudo il fatto che non si sarebbe potuto nel processo di
revisione distinguere fra prima e seconda parte della Carta
costituzionale, malgrado le infinite promesse elargite soprattutto dal
Pd per tranquillizzare il proprio elettorato.
Ora questo viene dato addirittura come indicazione da parte del capo
dello Stato al parlamento. Vi è naturalmente un corollario conseguente
di questa indicazione. Cioè che Napolitano non ritiene minimamente di
prendere in considerazione la possibilità che il trambusto susseguente
alla sentenza possa determinare la fine di questa maggioranza e, in
mancanza di altre possibili, lo scioglimento anticipato delle camere.
Per il capo dello Stato la modifica della Costituzione, anche sul
delicatissimo tema della giustizia, fa premio su qualunque altra
questione. La missione deve essere compiuta in un modo o nell'altro, con
o senza Berlusconi il governo deve sopravvivere e agire in quella
direzione.
Vedremo nelle prossime ore se questo sarà possibile. Ovviamente molto
dipende dalle scelte che il Pdl farà. Per quanto riguarda il Pd le cose
sono state chiarite immediatamente da Epifani. Ovviamente il segretario
del Pd non poteva che dire che la sentenza va rispettata e applicata. E
che i suoi deputati si atterranno a questa linea. Dopo di che si è
appellato alla moderazione del Pdl, facendo intendere che, a meno di
reazioni del tutto scomposte da parte di quest'ultimo, la gravità della
sentenza, con tutto quello che significa della realtà del fenomeno
berlusconiano in questi decenni, non modifica la scelta del Pd di
proseguire con il governo delle larghe intese.
Napolitano sembra determinato a dare una mano decisiva in questa
direzione. Una volta che Berlusconi è stato definitivamente condannato
in qualità di evasore fiscale - uno dei reati più gravi per un uomo
politico, la rimodulazione delle pene accessorie è in realtà un
dettaglio - il capo dello Stato tende la mano al Pdl e al berlusconismo
anche senza Berlusconi, per potere salvare il governo.
Mi auguro che non ci riesca.
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