lunedì 4 luglio 2011

Violenza e Politica. Basta ipocrisie e stanche commedie!

Scritto da jacopovenier on 04/7/11

A dieci anni dai fatti di Genova e trentaquattro anni dopo il ’77 la discussione sul rapporto tra violenza e politica sembra un eterno ripetersi di una stanca commedia. Come sempre tuonano le trombe di chi vuole vedere in ogni atto violento il riemergere del terrorismo e come sempre la sinistra “ufficiale” risponde con la teoria degli infiltrati o degli sbandati che fanno il gioco dell’avversario. Nessuno (nemmeno Grillo che prima grida al regime e poi si augura arresti di massa dei “black block”) vuole fare i conti con la realtà. E’ molto più comodo evocare fantasmi dietro cui nascondersi.

Tutti sanno che anche in Italia esistono da sempre gruppi politici che teorizzano ed organizzano pratiche di scontro violento. Ovviamente tra loro ci saranno certamente degli infiltrati. Ma non è affatto questo il problema. Se questi gruppi oggi trovano cittadinanza piena nelle manifestazioni, in Val di Susa come il 14 dicembre a Roma, è perché le loro pratiche corrispondono ad una frustrazione crescente.

Milioni di persone oggi sono tagliate completamente fuori dai circuiti della rappresentanza. Le loro idee, i loro bisogni, i loro sogni, anche quando si organizzano ed agiscono all’interno delle “regole costituite” non vengono presi in nessuna considerazione. L’intero mondo politico è impermeabile ad ogni richiesta che modifichi i parametri di compatibilità definiti, non dal mitico mercato, ma dai reali potentati monopolisti che determinano l’economia italiana e globale. La democrazia costituzionale è violentata ogni giorno data la presenza al governo del Paese di un aggregato di forze che nella Costituzione non si riconosce affatto. Quando poi , grazie alla caparbietà di gruppi straordinari come coloro che hanno reso possibili i referendum sull’acqua, si aprono spazi di partecipazione diretta milioni di persone si esprimono chiaramente ma passano pochi giorni e cresce la sensazione che quella vittoria ti verrà scippata appena la tensione politica si sarà ridotta. Insomma quello che Berlusconi ha detto sul nucleare prima del voto il PD ( ma e non solo il PD) sembra dirlo dopo…

In questo quadro la violenza politica è giustificabile o comprensibile? E’ una discussione eterna a sinistra.

Dalla Resistenza all’attentato a Togliatti, alla lotta contro Scelba fino allo scontro con le BR il PCI si è spesso interrogato sul tema senza mai escludere per principio la necessità di usare la forza per difendere la democrazia e la libertà. Quasi fino alla sua estinzione quel partito ha continuato a contenere in sé i miti della Resistenza e della Rivoluzione che non furono fatti proprio incruenti. Il PCI, in quanto partito che voleva farsi stato, al contempo non tollerava che nessun altro potesse far valere questo diritto “all’autodifesa democratica” ed ha combattuto duramente coloro che a partire dalla fine degli anni ’60 tragicamente scelsero una strada che è risultata politicamente fallimentare e devastante. Il PCI rispetto al tema della violenza nella politica agiva come garante sia verso il suo popolo, assicurando una rappresentanza alle lotte ed alle esigenze anche le più radicali, sia in qualche modo verso lo Stato ed i suoi avversari di classe essendo l’unico attore in grado di “dosare” e controllare le spinte di rottura, anche violenta, che si esprimevano nella società.

Questo almeno fino alla metà degli anni ’70 quando appunto questa “esclusiva” “rivoluzionaria” si ruppe nel modo più tragico per tutti. Sono passati quarant’anni da allora ma la discussione è ferma alla lotta contro il terrorismo e gli opposti estremismi.

La società di oggi non ha nulla a che fare con l’Italia degli anni settanta del secolo scorso. Siamo una società liquida che sta regredendo rapidamente. Sopra la società c’è un tappo fatto di poteri politici, mediatici e finanziari oscuri del tutto impermeabili ed inamovibili. La violenza è indubbiamente una delle forme magari infantile, magari controproducente, magari manovrata, ma una delle forme con cui questa società può essere tentata di rispondere ad una situazione senza sbocchi. Ricordiamoci che pochi anni orsono Los Angeles fu devastata per giorni dalla sua stessa popolazione.

Sarebbe necessario quindi di smettere di discutere di violenza e politica immersi nelle ipocrisie del politicamente corretto e senza tener conto della società. Usciamo dalla necessità di dire ogni volta che siamo contro chi tira pietre o prende vanghe in mano e cerchiamo di capire chi sono e perché lo fanno e soprattutto perché molti, sempre più numerosi, applaudono le loro azioni. Se guardiamo a questi fenomeni senza moralismi e ideologismi allora scopriremo che la vera risposta a pulsioni autodistruttive non può che essere trovata in un progetto politico che nasca proprio dai quei bisogni e quelle frustrazioni che rischiano di cercare sfogo nella violenza di un momento.

Molti dicono che compito della sinistra è quello di mettere in campo un progetto politico ma è sempre più chiaro che senza una sfida alle compatibilità imposte, senza quella che un tempo si sarebbe detta una rivoluzione (con la maiuscola o con la minuscola come preferite) e cioè senza un cambiamento delle fondamenta del sistema le soluzioni per la Val di Susa come per l’Acqua o la Scuola Pubblica alla fine le determinerà sempre chi conserva nelle proprie mani il potere reale.

Questa sfida sarà certo democratica, partecipata, politica ma da Genova in poi è ormai chiaro che abbiamo di fronte avversari che non escludono affatto l’uso della violenza per reprimere ogni forza che rappresenti un rischio reale per il loro dominio. Quando queste forze si scatenano o si scateneranno come è giusto reagire? La pratica della nonviolenza è in grado di reggere efficacemente? Quale organizzazione serve per praticare e difendere il cambiamento?

A queste domande chi si candida a rappresentare il popolo dell’Acqua come i NO TAV, gli studenti come i precari, ma soprattutto una sinistra che voglia cambiare davvero “lo stato di cose presente” deve dare risposte nette anche se scomode. Senza questa chiarezza saremo per sempre vittime di una rappresentazione stanca e noiosa dietro alla quale le forze più oscure continueranno giocare con la democrazia come il gatto con il topo.

www.jacopovenier.it

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