Lavoratori e Lavoratrici messi/e in secondo piano.
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Questo accordo, magro, di due pagine e mezzo, sembra uscito direttamente dall’Ufficio Studi di Confindustria, un accordo che nel merito va letto tenendo conto degli accordi in precedenza siglati a Pomigliano e Mirafiori
Quando si afferma il principio che gli accordi vanno approvati dal sindacato, dalla maggioranza delle Rsu, e la minoranza non si può opporre, si compie un danno verso tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, ragione in più perché lo stesso meccanismo investe anche la Contrattazione Nazionale, questo e tutto l’impianto dell’accordo, porta a mera sussidiarietà il ruolo dei lavoratori e delle lavoratrici, li lascia alla soggettività autonoma, se in grado di esercitarla, un ruolo “passivizzato”, da soli non si conta nulla!Sistema già collaudato nel Paese è non ha prodotto nulla. Negli Stati Uniti vige questo sistema i risultati sono evidenti.
Quando si esplicita “intese modificative”, si apre la strada alla piena derogabilità del Contratto Nazionale, solo una meschinità, trovare le parole a “arte” per accettare quello che è successo nelle note vicende Fiat.
Tutto questo lo possiamo collegare all’evidente collasso del sistema capitalista che, tramite il potere politico, e complicità esplicite di parte del sindacato, trascina tutto lo Stato Sociale e il mondo del lavoro, a pagare gli effetti di una crisi non voluta, che lascia quasi indenni poteri forti dell’industria, dell’economia nella sua inesorabile speculazione, senza che le classi dirigenti paghino dazio.
Quaranta miliardi pagati ancora una volta in gran parte da, redditi da lavoro dipendente, pensionati e tagli a tutto lo Stato Sociale, con l’introduzione di strumenti di gestione totalitaria, data in mano ai padroni per il governo del lavoro nelle aziende, sminuendo il ruolo della Contrattazione Nazionale, unico e solo strumento di eguaglianza per salario, diritti e condizioni di lavoro in tutto il Paese
Se qualcuno gridava che il vento è cambiato è bene si desti in fretta, non siamo di fronte ad un rigurgito padronale guidato dalla destra, le forti contraddizioni del centrosinistra nell’avanzare proposte a sostegno delle lotte, non solo operaie, le prese di posizione nei confronti delle linee di sviluppo padronale dettate sia a Pomigliano, sia a Mirafiori, lasciano quantomeno perplessi. Neppure l’azione profonda dell’esito degli ultimi referendum sembra aver cambiato quel vento tanto atteso da un popolo che si sta riducendo alla fame.
Un silenzio pericoloso sulle obiezioni mosse dalla Fiom, una tendenza all’isolamento politico e sociale, verso una categoria sindacale impegnata a riconquistare un Contratto Nazionale che coglie molte delle proposte, interessi, che non sono solo del mondo del lavoro, ma di gran parte di quel popolo che aspettava quel cambiamento, quel “nuovo” vento.
Siamo di fronte forse a una sorta di centralismo autoritario in casa Cgil?
La segretaria della Cgil, Camusso, afferma che con l’accordo si chiude un capitolo e se ne apre uno nuovo.
Quello che si interpreta, o quantomeno interpretiamo noi, è che la Cgil ha scelto; ridurre ai minimi termini una delle categorie più “virtuose”, lasciateci il termine, la Fiom, che si sta apprestando a costruire una nuova piattaforma per riconquistare il Contratto Nazionale, scippato dall’accordo separato del 2009.
Che cosa sarebbe accaduto un anno fa se ci fosse stato l’effetto di quest’accordo? La Fiom non avrebbe potuto opporsi su Pomigliano e gli altri accordi Fiat.
Esultano; Marcegaglia, Sacconi e Tremonti, questo dovrebbe far riflettere anche i più moderati, secondo noi la Cgil con la firma di questo accordo è arretrata anche verso le sue stesse posizioni, e la “modalità” con cui si è arrivati alla firma non è patrimonio della Cgil, contrasta palesemente con il proprio statuto.
Dove è avvenuta la discussione che ha portato alla firma? Camusso chiamerà i segretari di categoria a firma avvenuta, cosi come il Direttivo Nazionale, nei direttivi di categoria, in molti casi, la discussione è avvenuta solo parzialmente, è mancato completamente il passaggio tra lavoratori e lavoratrici e ora si chiameranno al voto? Siamo a luglio, molte aziende già in ferie e molte andranno presto, troppe in Cassa Integrazione, c’è un sapore nell’aria che sa di 1993.
Tutto questo quando la Fiom si appresta alla costruzione della piattaforma nazionale, alla rivendicazione del Contratto Nazionale, cresce la consapevolezza nei metalmeccanici, ora con quest’accordo si rischia di perderla, ma non sarà solo una categoria a perderla, si gioca con la pelle di gente che lavora.
Condividiamo la scelta di molti compagni e compagne di far ritirare la firma della Cgil e a questo punto le dimissioni della Camusso
Questo non è il sistema per determinare più salario e diritti, anzi, leso il primo diritto della partecipazione dal basso cosa rimane? la subalternità.
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Questo accordo, magro, di due pagine e mezzo, sembra uscito direttamente dall’Ufficio Studi di Confindustria, un accordo che nel merito va letto tenendo conto degli accordi in precedenza siglati a Pomigliano e Mirafiori
Quando si afferma il principio che gli accordi vanno approvati dal sindacato, dalla maggioranza delle Rsu, e la minoranza non si può opporre, si compie un danno verso tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, ragione in più perché lo stesso meccanismo investe anche la Contrattazione Nazionale, questo e tutto l’impianto dell’accordo, porta a mera sussidiarietà il ruolo dei lavoratori e delle lavoratrici, li lascia alla soggettività autonoma, se in grado di esercitarla, un ruolo “passivizzato”, da soli non si conta nulla!Sistema già collaudato nel Paese è non ha prodotto nulla. Negli Stati Uniti vige questo sistema i risultati sono evidenti.
Quando si esplicita “intese modificative”, si apre la strada alla piena derogabilità del Contratto Nazionale, solo una meschinità, trovare le parole a “arte” per accettare quello che è successo nelle note vicende Fiat.
Tutto questo lo possiamo collegare all’evidente collasso del sistema capitalista che, tramite il potere politico, e complicità esplicite di parte del sindacato, trascina tutto lo Stato Sociale e il mondo del lavoro, a pagare gli effetti di una crisi non voluta, che lascia quasi indenni poteri forti dell’industria, dell’economia nella sua inesorabile speculazione, senza che le classi dirigenti paghino dazio.
Quaranta miliardi pagati ancora una volta in gran parte da, redditi da lavoro dipendente, pensionati e tagli a tutto lo Stato Sociale, con l’introduzione di strumenti di gestione totalitaria, data in mano ai padroni per il governo del lavoro nelle aziende, sminuendo il ruolo della Contrattazione Nazionale, unico e solo strumento di eguaglianza per salario, diritti e condizioni di lavoro in tutto il Paese
Se qualcuno gridava che il vento è cambiato è bene si desti in fretta, non siamo di fronte ad un rigurgito padronale guidato dalla destra, le forti contraddizioni del centrosinistra nell’avanzare proposte a sostegno delle lotte, non solo operaie, le prese di posizione nei confronti delle linee di sviluppo padronale dettate sia a Pomigliano, sia a Mirafiori, lasciano quantomeno perplessi. Neppure l’azione profonda dell’esito degli ultimi referendum sembra aver cambiato quel vento tanto atteso da un popolo che si sta riducendo alla fame.
Un silenzio pericoloso sulle obiezioni mosse dalla Fiom, una tendenza all’isolamento politico e sociale, verso una categoria sindacale impegnata a riconquistare un Contratto Nazionale che coglie molte delle proposte, interessi, che non sono solo del mondo del lavoro, ma di gran parte di quel popolo che aspettava quel cambiamento, quel “nuovo” vento.
Siamo di fronte forse a una sorta di centralismo autoritario in casa Cgil?
La segretaria della Cgil, Camusso, afferma che con l’accordo si chiude un capitolo e se ne apre uno nuovo.
Quello che si interpreta, o quantomeno interpretiamo noi, è che la Cgil ha scelto; ridurre ai minimi termini una delle categorie più “virtuose”, lasciateci il termine, la Fiom, che si sta apprestando a costruire una nuova piattaforma per riconquistare il Contratto Nazionale, scippato dall’accordo separato del 2009.
Che cosa sarebbe accaduto un anno fa se ci fosse stato l’effetto di quest’accordo? La Fiom non avrebbe potuto opporsi su Pomigliano e gli altri accordi Fiat.
Esultano; Marcegaglia, Sacconi e Tremonti, questo dovrebbe far riflettere anche i più moderati, secondo noi la Cgil con la firma di questo accordo è arretrata anche verso le sue stesse posizioni, e la “modalità” con cui si è arrivati alla firma non è patrimonio della Cgil, contrasta palesemente con il proprio statuto.
Dove è avvenuta la discussione che ha portato alla firma? Camusso chiamerà i segretari di categoria a firma avvenuta, cosi come il Direttivo Nazionale, nei direttivi di categoria, in molti casi, la discussione è avvenuta solo parzialmente, è mancato completamente il passaggio tra lavoratori e lavoratrici e ora si chiameranno al voto? Siamo a luglio, molte aziende già in ferie e molte andranno presto, troppe in Cassa Integrazione, c’è un sapore nell’aria che sa di 1993.
Tutto questo quando la Fiom si appresta alla costruzione della piattaforma nazionale, alla rivendicazione del Contratto Nazionale, cresce la consapevolezza nei metalmeccanici, ora con quest’accordo si rischia di perderla, ma non sarà solo una categoria a perderla, si gioca con la pelle di gente che lavora.
Condividiamo la scelta di molti compagni e compagne di far ritirare la firma della Cgil e a questo punto le dimissioni della Camusso
Questo non è il sistema per determinare più salario e diritti, anzi, leso il primo diritto della partecipazione dal basso cosa rimane? la subalternità.
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ms.fuorilinea@gmail.com
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