Condivido pienamente la proposta avanzata da Bertinotti, Cofferati e Ferrara sulla necessità di dar vita ad uno spazio pubblico di confronto a sinistra per discutere a partire dall'accordo interconfederale siglato qualche giorno fa. E' infatti del tutto evidente che la valenza dell'accordo non è solo sindacale ma politica.
Se l'essenza del neoliberismo, dal punto di vista dei rapporti di classe, è l'asimmetria di poteri tra il capitale finanziario - mobile e immateriale - e gli uomini e le donne in carne ed ossa - impastoiati dai loro bisogni, dal loro legame con il territorio, dal loro "rimanere umani" - l'accordo aggrava questa disparità di poteri. Lo fa principalmente in due modi. Da un lato riducendo la cogenza del Contratto nazionale di lavoro e dall'altro derubricando nella sostanza il tema del referendum come fondamento democratico del rapporto tra sindacato e lavoratori. Questi due nodi che - in larga parte per merito della Fiom - sono stati al centro del conflitto politico sindacale in questi anni sono entrambi affrontati e risolti in modo negativo. Certo non come avrebbe voluto Marchionne, del resto solo il codice militare prussiano conteneva il suicidio come atto previsto dal regolamento. Diciamo che l'accordo è molto vicino a quello che volevano Confindustria, Cisl e Uil, in piena continuità con l'accordo separato del 2009 e molto distante dalla battaglia che la Cgil ha condotto in questi anni dalla difesa dell'Articolo 18 in avanti.
Un accordo neocorporativo che accentua la frantumazione della classe e rende più complicato costruire linee di difesa nella crisi. Un accordo che pare prefigurare la base materiale per una uscita morbida dal ventennio berlusconiano, mantenendone inalterato il suo segno di classe. Altro che accordo sindacale che non ha valenza politica! Per questo a sinistra di questo accordo va discusso e a fondo.
A questo punto mi permetto di fare un invito a Bertinotti, Cofferati e Ferrara. Nei mesi scorsi, ho più volte fatto appelli unitari a sinistra, anche articolando proposte di iniziative comuni. Non ho mai ricevuto risposta. Evidentemente dai risentimenti siamo passati ai sentimenti, ma dai sentimenti alla volontà politica unitaria il passo è lungo. Per questo chiedo a voi di convocare un tavolo di discussione, rivolto a chi ritenente, in modo che la discussione si faccia. A Risentirci.
Paolo Ferrero, segretario nazionale PRC
Un accordo neocorporativo che accentua la frantumazione della classe e rende più complicato costruire linee di difesa nella crisi. Un accordo che pare prefigurare la base materiale per una uscita morbida dal ventennio berlusconiano, mantenendone inalterato il suo segno di classe. Altro che accordo sindacale che non ha valenza politica! Per questo a sinistra di questo accordo va discusso e a fondo.
A questo punto mi permetto di fare un invito a Bertinotti, Cofferati e Ferrara. Nei mesi scorsi, ho più volte fatto appelli unitari a sinistra, anche articolando proposte di iniziative comuni. Non ho mai ricevuto risposta. Evidentemente dai risentimenti siamo passati ai sentimenti, ma dai sentimenti alla volontà politica unitaria il passo è lungo. Per questo chiedo a voi di convocare un tavolo di discussione, rivolto a chi ritenente, in modo che la discussione si faccia. A Risentirci.
Paolo Ferrero, segretario nazionale PRC
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