sabato 9 luglio 2011

L'ARMISTIZIO

Silvio Berlusconi che concede una intervista al quotidiano “nemico” La Repubblica è indubbiamente qualcosa di più di una notizia. Il fatto che nell’intervista annunci che alle prossime elezioni – presumibilmente nel 2013 – non si candiderà e lascerà il posto ad Alfano è un dato politico rilevante. L’annuncio che al Quirinale andrà Gianni Letta è il segnale che è arrivato il momento di mettergli in testa il cappello da Napoleone e assecondarlo.

E’ evidente come Berlusconi stia cercando in tutti i modi di ottenere una sorta di armistizio con annesso salvacondotto per il residuo della sua vecchiaia. “Ho combattuto, ho perso, lasciatemi in pace e vi libero la strada” sembra dire l’uomo che ha rappresentato la variabile imprevista dello scenario politico ed internazionale nella quale le classi dominanti europee ed italiane volevano collocare la Seconda Repubblica nata da Tangentopoli.

Insomma, Berlusconi si sta preparando a togliersi di mezzo e chiede solo di ottenere qualche garanzia che la sua uscita di scena non preveda le celle di San Vittore o le ristrettezze degli arresti domiciliari anche se a Villa Certosa (che è sempre meglio di due camere e cucina a Quarto Oggiaro).

Ma se Berlusconi esce di scena si palesa il rischio di un sacco di gente che rimarrà disoccupata direttamente proporzionale a quella che ne sarà preoccupata.

In entrambi i raggruppamenti politici e sociali (disoccupati e preoccupati) convivono sia quelli che hanno prosperato con il berlusconismo sia quelli che di professione hanno fatto gli antiberlusconiani. Per entrambi si apre una fase di grandi incertezze.

Per altri invece le incertezze sono minori ma non per questo meno inquietanti. In primis lavoratori, precari, disoccupati, pensionati che si troveranno a subire le conseguenze sociali della manovra economica voluta dall’Unione Europea, magari con un governo antiberlusconiano che però potrà contare sulla complicità dei sindacati confederali e del loro patto sociale con la Confindustria.

In secondo luogo non potranno che inquietarsi quelli che hanno rimasti schiacciati in mezzo allo scontro tra due poteri forti del mondo editoriale e finanziario: Mediaset/Fininvest da una parte contro De Benedetti/La Repubblica dall’altra. Lo scontro tra questi due poli è quello che in realtà ha determinato il quadro politico di questi ultimi venti anni. Il pagamento dell’ammenda da parte della Finivest a De Benedetti per l’affaire Mondadori forse sarà uno dei dettagli dell’armistizio.

Infine ci sono quelli che hanno costruito il proprio progetto politico ed un intero immaginario collettivo sulla lotta contro Berlusconi. Per costoro si aprono strade piene di incognite e sorprese, una di queste potrebbe essere quella di scoprire che i Marchionne e i Montezemolo sanno essere più cattivi e pericolosi di Berlusconi. Staremo a vedere ma intanto prepariamoci a non fare sconti a nessuno.

Alessandro Avvisato, www.contropiano.org

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