Di Stefano Vinti
La notizia che è l’Umbria a guidare il gruppo delle cinque Regioni
tra le quali saranno scelte le tre Regioni di riferimento, per la
definizione dei criteri di qualità dei servizi erogati, appropriatezza
ed efficienza ai fini della determinazione dei costi e dei fabbisogni
standard nel settore sanitario, conferma l’importanza dell’impegno di
Rifondazione Comunista nella difesa della sanità pubblica.
A redigere la classifica è stato lo stesso Ministero della Salute
sulla base di una procedura ed una metodologia che ha definito degli
indicatori di efficienza che hanno riguardato: lo scostamento dallo
standard previsto per l'incidenza della spesa per assistenza collettiva
sul totale della spesa (5%); lo scostamento dallo standard previsto per
l'incidenza della spesa per assistenza distrettuale sul totale della
spesa (51%); lo scostamento dallo standard previsto per l'incidenza
della spesa per assistenza ospedaliera sul totale della spesa (44%);
spesa procapite per assistenza sanitaria di base; spesa farmaceutica pro
capite; costo medio per ricoverato acuto; spesa per prestazione per
assistenza specialistica-attività clinica; spesa per prestazione per
assistenza specialistica-laboratorio; spesa per prestazione per
assistenza specialistica-diagnostica strumentale. Dopo aver individuato,
sulla base di questi criteri, le Regioni "eligibili", si è proceduto a
calcolare l'Indicatore di qualità e di efficienza (IQE) per ciascuna
delle Regioni individuate e sancendo, quale modello di riferimento, il
sistema sanitario regionale umbro.
Questo traguardo è un vanto per le amministrazioni regionali che si
sono susseguite negli anni e di cui Rifondazione Comunista è stata parte
integrante, ma non solo: che il modello sanitario umbro possa
rappresentare un modello di riferimento assesta, infatti, un colpo
durissimo ai fautori delle privatizzazioni senza se e senza ma. Un
risultato conseguito grazie al contributo fondamentale degli operatori
sanitari: medici, paramedici, tecnici, personale amministrativo,
dirigenti e direttori delle aziende, che hanno profuso un grande sforzo e
dispiegato un lavoro di qualità. Grazie anche all’impegno di tutti i
professionisti, che nonostante gli sforzi delle varie Giunte regionali,
ancora subiscono contratti di lavoro a tempo determinato o precario,
sebbene in questi anni si siano effettuate molte stabilizzazioni.
La salute - e il modo in cui lo Stato organizza il sistema sanitario -
è una questione politica di prima grandezza. Incidono sulla nostra
salute l'ambiente fisico e quello sociale, la distribuzione del reddito e
l'organizzazione del lavoro, il sistema educativo come l'ambiente
urbano e quello naturale. Per questo, il sistema sanitario, l'attenzione
che si presta al complesso di attività di prevenzione, cura e
riabilitazione è uno dei più sensibili misuratori del livello di civiltà
di un paese: un paese che assicura la salute solo a chi può pagare è un
paese barbaro e senza futuro. Le politiche neoliberiste, in particolare
l’apertura di un mercato delle prestazioni sanitarie e l’impulso alla
sanità privata, che le destre e una parte del centro – sinistra a
livello nazionale hanno perseguito in questi anni, rischiano di
pregiudicare il diritto alla salute per tutti.
Rifondazione Comunista ha fatto, da sempre, una decisa scelta di
parte anche in tema di salute, in Italia come in Umbria: siamo per il
miglioramento e il potenziamento del sistema sanitario pubblico e
universalistico improntato sulla giustizia sociale e sulla qualità per
realizzare un servizio accogliente ed efficace.
In Umbria abbiamo condotto una battaglia contro l’introduzione dei
ticket regionali perché convinti che avrebbero scaricato i costi sulle
fasce più deboli della società. Oggi possiamo dire che avevamo ragione.
Il 96% del Servizio Sanitario Regionale umbro è pubblico nonostante i
tagli che negli anni si sono susseguiti, dai tagli di operati da
Tremonti nel 2010 fino a quelli previsti nel 2014 che ammontano a 180
milioni di euro. l’Umbria ha saputo reagire e resistere non mettendo in
discussione l’universalità del sistema sanitario e non facendo pagare i
costi delle scelte sconsiderate assunte a livello nazionale a coloro che
avevano meno.
Proprio in questi mesi, la sanità umbra è stata riformata nella sua
architettura istituzionale, passando da sei a quattro aziende,
razionalizzando o ottimizzando i servizi offerti, potenziando la
medicina del territorio e quella preventiva, definendo una nuova
convenzione con l’Università di Perugia, accorpando ospedali ed
investendo sull’edilizia sanitaria, riformando il servizio di 118 e
dotandosi di elisoccorso in cooperazione con le Marche, razionalizzando
le spese per la farmaceutica, siglando un nuovo accordo con i medici di
base, ecc.
È ovvio che questo non basta. I problemi esistono e vanno risolti,
senza però cedere alle tentazioni di chi pensa che solo nello
smantellamento della sanità pubblica a favore dei privati e del mercato
possiamo trovare le soluzioni.
Se l’Umbria è oggi un modello di riferimento per qualità e costi dei
servizi lo si deve anche a chi, come Rifondazione Comunista, negli anni
ha tenacemente combattuto quell’idea e altrettanto convintamene ha
difeso la salute come un diritto universale e non come una merce.
Marini, Tomassoni e Vinti: Grande successo sanità pubblica umbra
"È un riconoscimento molto importante per tutta l'Umbria, che
dimostra come sia possibile avere un sistema sanitario pubblico in grado
di garantire la massima qualità delle prestazioni, assieme
all'equilibrio di bilancio". È quanto ha affermato, nel corso
dell'incontro con i giornalisti, la presidente della Regione Umbria
Catiuscia Marini che ha altresì sottolineato il fatto che "se l'Umbria è
la prima delle cinque Regioni 'benchmark', ciò testimonia anche la
possibilità per una piccola Regione - penalizzata dall'economia di scala
dovendo comunque sostenere costi fissi a prescindere dal numero degli
abitanti - di raggiungere equilibrio di bilancio, pur mantenendo alto il
livello della qualità delle prestazioni".
"Se a questo risultato - ha detto - aggiungiamo i dati che emergono
dal rapporto Istat relativi alla valutazione della qualità dei servizi
da parte dei cittadini, allora possiamo affermare che davvero la sanità
pubblica in Umbria ha un modello sostenibile economicamente e efficiente
per qualità delle prestazioni".
Per la presidente Marini tale risultato, "che ci impone anche una
particolare responsabilità, è frutto di un lavoro di squadra che ha
visto e vede impegnati tutti i soggetti che operano nel mondo della
sanità pubblica, dalle strutture regionali, alle Aziende sanitarie ed
ospedaliere, alle organizzazioni professionali dei medici, dei
farmacisti, di tutto il personale sanitario e degli stessi cittadini.
Ciascuno - ha rilevato - ha offerto il proprio positivo contributo per
il raggiungimento di un obiettivo che è essenzialmente quello di avere
una sanità pubblica efficiente in grado di essere universalistica. Un
risultato che è anche il frutto della capacità di programmazione in
sanità che questa Regione ha espresso da molti anni".
"Voglio anche dire in questa circostanza - ha soetenuto - che questo
Paese dovrebbe riflettere sulla insostenibilità di un sistema sanitario
pubblico che pesa soprattutto sui cittadini che al sistema sanitario
sono costretti a rivolgersi. Ritengo infatti che la sanità, per un fatto
di equità, debba essere finanziata dalla fiscalità generale e non, come
avviene ora, dai cittadini costretti a pagare oltre che con le tasse
anche con ticket che coprono ad oggi il 25 per cento della dotazione del
Fondo sanitario".
Di "bella giornata per l'Umbria" ha parlato l'assessore alla Sanità
Franco Tomassoni: "Un risultato che ci gratifica per il lavoro svolto in
questi anni e che assume un particolare rilievo se si considera che
proprio in questi ultimi tre anni abbiamo registrato una forte riduzione
delle risorse".
Per l'assessore Tomassoni, inoltre, "quella che abbiamo effettuato
con la nostra riforma sanitaria e soprattutto avendo scelto il modello
delle due Aziende sanitarie e ospedaliere, si rivela la scelta migliore.
Certo, permangono per la sanità sia italiana che umbra delle criticità,
a partire dalla inadeguatezza del Fondo sanitario nazionale che
quest'anno per la prima volta ha registrato una diminuzione delle
risorse. Così - ha concluso - come dobbiamo ulteriormente lavorare
affinché diminuiscano ancora i tempi delle liste di attesa".
Alla conferenza-stampa è intervenuto l'assessore regionale Stefano
Vinti, che ha parlato di uno straordinario risultato politico per
l'Umbria.
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