Scrivevamo della surreale situazione di Milano che si ritrova ad avere tre candidati sindaci pressochè identici giusto qualche tempo fa.
Andando a scavare, in realtà non sono proprio identici. Uno è un po’
più “di sinistra” – se proprio vogliamo usare questa categoria – degli
altri. Ed è Parisi, il candidato di centrodestra. Un passato nella Cgil,
quota socialista, già manager della amministrazione milanese divenuto
famoso per aver chiuso senza troppi conflitti un accordo con i
lavoratori del Comune.
Di Sala si è detto tutto: ex manager Pirelli (di quelli che i
lavoratori preferiscono prenderli a pedate piuttosto che ragionarci),
poi in forze alla sindaca peggiore della storia milanese, quella Letizia
Moratti catapultata da Berlusconi sulla poltrona di primo cittadino, e
infine supermanager (circondato da persone finite sotto inchiesta o in
galera) di quella Expo che oggi si ritrova con un buco di bilancio
mostruoso nonostante avesse a disposizione contratti di lavoro
particolarmente vantaggiosi per i lavoratori e uno stuolo di ragazzi che
lavoravano addirittura gratis per la baracca. E questo è il candidato
di Centrosinistra, appoggiato pure da Sinistra Ecologia e Libertà.
La quale Sel, e qui sta il secondo paradosso, ha un candidato (ancora
non ufficiale ma i bookmakers hanno chiuso le quote) che però non
appoggerà, perché sta da un’altra parte: con quei pezzi di Milano
civica, democratica e di sinistra che sostengono il progetto “Milano in
Comune”. È Curzio Maltese, che fa parte, sia pure come osservatore,
della segreteria nazionale del partito che fu di Nichi Vendola.
Milano è sempre stata un laboratorio per la politica, città
anticipatrice di tendenze non solo dalle parti di Montenapoleone ma
anche da quelle di Palazzo Marino.
E se questa è la politica che ci aspetta per il futuro, siam messi proprio male.
E se questa è la politica che ci aspetta per il futuro, siam messi proprio male.
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