domenica 7 febbraio 2016

Partito della Nazione

PD – VERDINI , CUFFARO & SON - QUANDO DENTRO O FUORI SONO LA STESSA COSA di Ciuenlai
 
Il Partito della Nazione è quel soggetto “liquido” che funziona senza segretari, Comitati Centrali, iscritti e Sezioni
Di Ciuenlai - Se entrano loro usciamo noi. E' l'eterna minaccia, caricata a salve, della minoranza Pd. Una minaccia che non viene mai messa in pratica, perchè, formalmente, la premessa (se entrano loro), non si avvera mai, dando loro la scusa per rimanere. E' una recita ponderata e senza rischio. Sanno benissimo che Verdini, Cuffaro, Alfano. Cicchitto, Fitto, Bondi e chi più destra ha più ne metta, non entreranno mai nel Pd. Non gli interessa, perchè fanno già parte del Partito della Nazione (che comprende anche Bersani e soci, anche se fanno finta di non saperlo). Se si pensa a questa formazione in termini classici (capo, organismi, radicamento nel territorio, iscritti ecc.) si è completamente fuori strada. Oggi gli strumenti con i quali ci si garantisce il consenso e il potere sono altri (primarie aperte, liste di nominati, elezioni di secondo grado fatte dalla casta stessa, utilizzo, a mano bassa, negli incarichi dei tecnocrati, che sono i veri garanti del mondo liberista). Basta far parte del club, di quel Partito della Nazione che non ha sedi, Comitati Centrali, segretari, dirigenti, tesserati e programma politico, di quel soggetto “liquido” che si smonta e rimonta a seconda delle esigenze di bottega e a seconda degli argomenti. Un soggetto “liquido” che contiene, in tutte le situazione, una maggioranza a favore e una minoranza contro, per dare la possibilità a tutti di potersi riconoscere in questo magma. La canzone diceva “Il denaro ed il potere sono trappole mortali, che per tanto e tanto tempo han funzionato”. E funzionano ancora purtroppo; “è la pioggia che sta e distrugge il sereno”.
 






I
 
 Renzi-Boys: “Totò e Verdini, che male c’è?” - di Tommaso Rodano (IL F.Q.)
 
Frattocchie 2.0 - In 370 al corso di formazione con Veltroni. Idee già chiare: fedeli alla linea
Giovani, carini e super renziani. I ragazzi del Pd vanno a lezione di politica a Roma, al Life Hotel, non lontano dal Nazareno. Una volta c’erano i libri, il Pci, l’austerità e la scuola delle Frattocchie. Oggi smartphone, facce pulite, look sportivi: jeans e maglioncino, pochi tailleur per le ragazze, qualche giacca e molte camicie bianche tra i ragazzi. La scuola di formazione politica si chiama ‪#‎Classedem‬, rigorosamente col cancelletto davanti. I convocati sono 370, tra i 17 e i 35 anni, equamente divisi per sesso e per provenienza geografica, selezionati dalle federazioni locali (200 “a chiamata”, 170 sulla base dei curricula). Sono – o almeno lo sperano – la classe dirigente del futuro. Hanno già tutti la tessera del Pd in tasca e le idee chiare in testa. Non sempre luminose, ma chiare sì. Pure troppo.
Ecco qualche hashtag sul segretario-premier, raccolto tra i ragazzi in fila per la registrazione: Matteo Renzi è ‪#‎ambizioso‬, ‪#‎determinato‬, ‪#‎tenace‬, ‪#‎coraggioso‬, ‪#‎intraprendente‬. Oggi, nel secondo giorno d’incontri, ci sarà anche il presidente. “Cosa gli dirò? Grazie!”, Giulia Iacovelli, 19 anni. “Di andare avanti così”, Arianna Furi, 17 anni. “Sei un giovane ragazzo che ha scardinato un vecchio sistema”, Maria Luce Barbuzzi, 31 anni. E se doveste continuare a fare politica, ragazze, a chi vorreste somigliare? Risposta facile facile, a una sola voce: “Alla Boschi!”.
I giovani che vengono a lezione, insomma, sembrano aver già imparato la prima. A memoria: essere fedeli alla linea. “Il governo ha dato il cambio di passo”, “ha fatto uscire l’Italia dalla crisi”, “ha fatto riforme che aspettavamo da decenni”.
Intendiamoci: non sono i “falchetti” di Berlusconi, piccole controfigure in doppiopetto, ignare della differenza tra un comma e una gomma. I ragazzi del Pd sono giovani quadri, alcuni con diversi anni di politica alle spalle; ci sono segretari di circolo, consiglieri municipali, assessori in piccoli Comuni. Sono scafati. Quello che colpisce, semmai, è l’assenza del minimo vagito di spirito critico. Chiediamo dei voti di Verdini e delle tessere dei fedelissimi di Cuffaro. Nessuno – nessuno – si scandalizza. Elisa Carbone e Michele Russo sono due trentenni siciliani: “Di questa storia di Cuffaro ne scrivete voi. E comunque non facciamo finta di essere ingenui: la politica in fondo si è sempre fatta così”. Poi, se gli si chiede chi sono i punti di riferimento, rispondono: “Pio La Torre e Berlinguer”. Nessun imbarazzo, da Berlinguer a Verdini? “Con Verdini si fanno le riforme che cambiano il Paese”. La minoranza non è così d’accordo: “Con la sinistra del partito i problemi sono puramente mediatici”. Giuseppe Fumai, 28 anni, barese: “Cuffaro? È stato assolto. Come De Luca. Verdini? Non mi risulta sia nel partito”. Nel tuo pantheon chi c’è? “Pertini”.
Giovani e giovanissimi volano alto con i nomi e un po’ più rasoterra con gli ideali. Tra gli eroi, in ordine sparso, citano: Obama, Berlinguer, Moro, De Gasperi, Kennedy e Che Guevara. E poi Maria Elena e Matteo. Luca Burlando, 20enne ligure, ci mette addirittura Togliatti. Togliatti? “Sono di sinistra”. E Denis il macellaio, allora? “In Parlamento è diverso, chi ci viene dietro va bene”. Alla fine, l’unico che spiccica qualche parola meno accomodante nei confronti delle larghissime intese è il vecchio Walter Veltroni.
È lui a salire in cattedra per aprire il corso: “Il dibattito sul partito della Nazione non mi convince. Il Pd non si allea con tutti, ma sfida se stesso per diventare maggioritario, altrimenti perde pezzi”. Gli stessi che fuori dicevano il contrario, si alzano in piedi ad applaudire. Più tardi si alternano Gianni Cuperlo e Pier Carlo Padoan, oggi tocca a Matteo Renzi. Chiusi i tablet, esaurite le domande, l’appuntamento serale è al Nazareno. Andrea De Maria, il responsabile Formazione, ha martellato i big del partito per chiedergli di partecipare alla festa in terrazza. Il trionfo sarebbe avere la Boschi. Difficile che la ministra si conceda al bagno di selfie, lo scopriremo stamattina sui social dei ragazzi.
Non son più le Frattocchie, certo. Direbbe Gaber, forse, che questi giovani gabbiani non hanno più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Qualcuno magari risponderebbe che è un radical chic.

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