Dunque nel retropensiero degli autori di questa "pubblicità progresso" ministeriale trova spazio l'idea che gli infortuni sul lavoro sono il risultato di uno scarso amor proprio, di una inadeguata cura di sé delle persone che ne sono quotidianamente vittime. Non occorre una lettura sofisticata del messaggio per coglierne il senso mistificatorio: "se ti fai male sul lavoro è colpa tua, dovevi stare più attento". Tornano alla mente i vecchi manuali dell'Enpi (Ente nazionale prevenzione infortuni) che ancora negli anni Settanta raffiguravano operai traballanti sui ponteggi in preda ai fumi dell'alcool. Sono stati necessari decenni di lotte per rendere chiaro quanto la gran parte degli infortuni (e delle malattie contratte sul lavoro) sia il risultato dell'assenza di adeguate misure di prevenzione, di ritmi ed orari di lavoro estenuanti, dell'uso spregiudicato di sostanze gravemente nocive. Nessuna meraviglia: il governo che edita questi edificanti spot è lo stesso che limita le sanzioni a carico delle aziende responsabili di gravi violazioni di legge. O che rifiuta di rafforzare le prerogative dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.
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