Sono passati tre anni abbondanti dall'inizio della crisi e l'operazione di disinformazione dei grandi organismi internazionali procede speditamente. Ormai nessuno sembra più ricordare come e perché è esplosa la più grande recessione del dopoguerra. I mutui subprime sono passati nel dimenticatoio, al pari delle responsabilità delle banche e della mancanza di controlli delle Autorità che dovevano controllare e non lo hanno fatto. E si è rimossa anche la causa strutturale alla base della crisi: la pessima distribuzione dei redditi, la mancanza di politiche sociali (casa, scuola e sanità, su tutte) che hanno fatto diventare schiavi del mercato privato centinaia di milioni di persone. Se andate a rileggere le previsioni di Fondo monetario, Ocse e Bce di inizio 2007 non c'è un briciolo di pessimismo: si parlava, al massimo, di un rallentamento della crescita. Invece la caduta è stata catastrofica.Però, a differenza del '29, questa volta la comunità internazionale si è mossa rapidamente e nella stessa direzione: cioè salvare il sistema bancario e il capitale in generale. E per farlo ha gettato nella mischia trillioni a palate. E in italiano trillion si traduce con «mille miliardi». La moneta aveva innescato una crisi strutturale inevitabile e con la moneta e la politica monetaria si è cercato di curarla. Il salvataggio sembra riuscito, ma la struttura produttiva è andata a pezzi, la domanda globale crollata e la disoccupazione è esplosa. Negli Usa, Obama sta cercando di fare qualcosa per dare impulso alla crescita e all'occupazione. In Europa, invece, si è cominciato a seguire la linea opposta: manovre correttive per ridurre i deficit e i debiti pubblici. E, in questo contesto, l'occupazione è destinata a non aumentare. Al massimo, come ci ha detto ieri la Bce, non aumenterà neppure la disoccupazione. magra consolazione visto che il tasso di disoccupazione è al 10%.Il tutto può sembrare una follia. Ma se lo è si tratta di una «lucida follia»: aver ricreato un enorme esercito di riserva (i lavoratori senza lavoro) ha riacceso gli appetiti del capitale (e delle sue istituzioni) che vogliono dare la «stangata» finale al lavoro, complice la globalizzazione. L'ultima ricetta suggerita dalla Bce è esemplificativa: contrazione dei salari nei paesi che hanno subito una perdita di competitività. Una ricetta accattivante, apparentemente di buon senso, ma che si scontra con un sistema globalizzato nel quale in ogni momento ci sarà un paese che paga salari estremamente bassi, al limite della sopravvivenza. Sul manifesto è stato scritto varie volte: se una impresa alza la produttività, contenendo i salari, bene per quella impresa. Ma se il contenimento salariale è generalizzato, allora, inevitabilmente, si produrrà una crisi di sovrapproduzione perché centinaia di milioni di persone non avranno soldi da spendere.Questo è l'andazzo al quale stiamo assistendo in questo momento. Purtroppo il capitalismo non finirà per eutanasia, ma c'è la certezza che per molti anni il lavoro sarà oggetto di attacchi sempre più violenti. E l'Italia sta messa peggio degli altri paesi, come ha certificato ieri l'Ocse.
di Galapagos, Il Monifesto
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