martedì 7 settembre 2010

Pronte politiche peggiori. Con o senza Berlusconi

Si sta lavorando in Italia per una destra senza Berlusconi. Non mi riferisco a Fini, e nemmeno a Rutelli. Segnalo alcuni fatti. Tremonti occupa le prime tre pagine di Repubblica per discettare di modello europeo, di patto sociale, di apertura all'opposizione. Il Sole 24 Ore pubblica in prima pagina una lunga intervista a Padoa Schioppa, che sostiene l'opinabile tesi che le politiche di Tremonti sono le stesse di Prodi, e il giorno dopo dedica due pagine a opinionisti e politici che con vari toni confermano in termini elogiativi questa tesi. La presidente di Confindustria a Cernobbio per la prima volta critica le politiche non abbastanza "riformiste" del governo.Di fronte all'evidente crisi politica dell'attuale maggioranza, si lavora per un nuovo governo di destra, possibilmente in questa legislatura, ancora meglio con il concorso della "opposizione responsabile": l'Udc e persino il Pd. Quale è il programma? Il modello Germania, il patto sociale… cerchiamo di capire di che si tratta. Nell'intervista di Tremonti, accanto alle consuete arguzie intellettuali, c'è un grande vuoto e un grande pieno. Il grande vuoto è l'occupazione. Dal dibattito il dramma della disoccupazione crescente scompare. Il problema è solo la produttività, la competitività, la necessità che i lavoratori se ne facciano carico. Il pieno è l'art. 41 della Costituzione. Ancora una volta, si propone di cambiare la norma costituzionale che prevede i limiti dell'utilità sociale e dei diritti della persona e dei lavoratori alla iniziativa economica privata. In altri termini, si vuole un cambiamento della Carta fondamentale che la trasformi in manifesto del liberismo.Si parla del modello Germania. Certamente le politiche del governo tedesco non sono quelle che farebbe chi vuole uscire a sinistra dalla crisi. E tuttavia sono molto diverse da quelle del governo italiano e da quelle propugnate da Tremonti e soci. In Germania i sindacati partecipano, attraverso i consigli di sorveglianza, alla vita aziendale. Bombassei, Presidente di Federmeccanica, dice che ciò sarebbe inconcepibile, perché "i sindacati non ci mettono i soldini". Il governo Merkel ha deciso di investire 10 miliardi di euro in formazione, ricerca e sviluppo: proprio laddove più pesanti sono i tagli del governo Berlusconi. I salari dei lavoratori tedeschi sono il doppio di quelli italiani. Per le crisi aziendali si interviene con la riduzione concordata dell'orario di lavoro, sussidiata dallo Stato, e senza licenziare nessuno.In Italia si propone la politica opposta: incentivare lo straordinario sino ai limiti delle condizioni lavorative descritte in "Tempi Moderni" di Charlie Chaplin, e per il resto precariato, licenziamenti, cassa integrazione a 700 euro al mese. A nessuno viene in mente in Germania di vietare gli scioperi e tanto meno di cambiare la Costituzione, che contiene clausole sociali molto simili a quella della Costituzione italiana. Insomma in Germania la destra politica ed economica non va all'assalto, come fa quella italiana, di quel che rimane dell'economia sociale di mercato.Detto questo, è anche chiaro cosa si intende per patto sociale: i sindacati (e magari anche la "opposizione responsabile") dovrebbero dirsi d'accordo con tutto questo; altrimenti peggio per loro, le industrie vadano in Serbia o in Cina (dove peraltro, come si è visto, gli scioperi non sono vietati).Il quadro che le oligarchie italiane stanno preparando è quindi quello di politiche ancora più regressive rispetto a quelle fin qui praticate dal governo. Le faccia Berlusconi, se vuole restare al potere; oppure ci penserà qualcun altro, magari lo stesso Tremonti.Sempre più chiaro è che occorre reagire, e predisporre un'alternativa a tutto questo. Per questo la Federazione della Sinistra dice: lavoriamo per dare all'Italia una forza politica della sinistra che delinei con chiarezza e operi per l'alternativa al sistema dominante; e al tempo steso collaboriamo alla costruzione all'alleanza democratica e costituzionale di cui hanno parlato Bersani e Franceschini. Infatti l'attacco alla Costituzione si delinea come un attacco alla possibilità stessa di una politica di alternativa. Oggi l'attacco è rivolto all'idea stessa di una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Difendere la Costituzione, difendere la democrazia, difendere i diritti dei lavoratori sono oggi la stessa cosa. Per questo la mobilitazione della Fiom è anche la nostra, è e deve essere quella di tutti coloro che vogliono un'Italia più giusta.
Cesare Salvi,


portavoce Federazione della Sinistra

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