Dopo i dardi di Romiti contro Marchionne, ecco le critiche pungenti di Cipolletta. L' ex direttore generale di Confindustria si rivolge indirettamente alla FIAT e direttamente agli imprenditori affermando: " Gli accordi separati sono autolesionisti perchè rendono ingovernabile le fabbriche. in secondo luogo serve una legge sulla rappresentanza per sapere a nome di chi firmano gli accordi i sindacati compiacenti".
Perle di saggezza padronale. invece Cesare Damiano, PD ed ex ministro del lavoro, liquida il conflitto FIAT con la teoria degli opposti estremisti, di qua Marchionne, di la la FIOM che rifiuta l'esito del referendum di Pomigliano.
Morale della favola: se per liberarsi da Berlusconi non resta che puntare su Fini, per battere Marchionne bisogna sperare nei padroni?
La Fiom deve digerire a tutti i costi l'accordo di Pomigliano? Stando a quanto sostiene il capogruppo dei deputati del Pd Cesare Damiano, sembra proprio di sì. La sollecitazione arriva direttamente dalle colonne del "Sole 24 ore" che ieri ha ospitato l'opinione dell'ex ministro. Una intervista che arriva in un momento piuttosto delicato del confronto su "deroghe e modelli contrattuali". Il prossimo 7 settembre è prevista la riunione della Giunta di Federmeccanica che quasi sicuramente deciderà di disdettare l'accordo dei metalmeccanici del 2008 e chiederà la definizione di numerose deroghe nell'ambito del modello contrattuale avviato con l'accordo separato del 2009. In pratica, si apre la strada alla generalizzazione del modello Pomigliano, sui cui la Fiom aveva più volte richiamato l'attenzione. E il Pd, dopo aver sofferto le pene dell'inferno proprio su questo punto sceglie nei fatti di non contrastare più di tanto le scelte dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Anzi, alla domanda se siamo in presenza di una sorta di "autoesclusione" della Fiom da quell'accordo, Damiano risponde: «E' vero, a Pomigliano si è espressa la maggioranza dei lavoratori e tutti devono tenere conto del risultato». Damiano propone anche la formula più adeguata per il "rientro" della Fiom, a cui chiede di inviare «segnali distensivi»: «Gli accordi - dice - si possono anche sottoscrivere con un atto di condivisione critica, come si è fatto in passato». «La sfida della competitività va accettata con alcuni suggerimenti - continua Damiano -. Un patto sociale presuppone un intervento propositivo del governo, come è accaduto nel 1993 o nel 2007 negli accordi sulla concertazione. Il governo deve avere un ruolo, non può fare da arbitro sugli spalti». A rispondere a Damiano è Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom e leader della "Rete 28 aprile". «Naturalmente non siamo assolutamente d'accordo con il dirigente del Partito Democratico, Cesare Damiano - dichiara Cremaschi -. La Fiom ha già deciso che non sottoscrive un accordo che è un ricatto nei confronti dei lavoratori e che viola elementari norme contrattuali, della legge e principi della Costituzione. Lo aveva deciso già prima del referendum, e dopo ha confermato la decisione. Su questo la discussione è semplicemente chiusa». «Quello che però consigliamo a Cesare Damiano e a tanti della sinistra è di riflettere su cosa vuol dire oggi in Italia distruggere il contratto nazionale. Perchè di questo si tratta, come chiariscono bene tutti coloro che considerano la proposta di Marchionne un modello -continua Cremaschi- La distruzione del contratto nazionale chiesta dalla Fiat e avviata dalla Confindustria significa mettere in discussione uno dei principali legami sociali del paese. E far sprofondare il lavoro in una competizione selvaggia sul piano aziendale e territoriale che porterà a un degrado ulteriore della società e della stessa economia. È da trent'anni che gli industriali propongono il patto sociale, ottengono risultati rilevanti a danno del lavoro, eppure siamo sempre più in difficoltà nella competizione internazionale». A spezzare una lancia a favore della Fiom è anche la neo-segretaria dalla Fp-Cgil Rosanna Dettori. La Dettori prende spunto dal mancato reintegro dei tre lavoratori di Melfi. «Oggi è chiaro a tutti che quanto sostenuto dalla Fiom mentre era in atto lo scontro sull'accordo separato di Pomigliano, ovvero che in quel momento si gettavano le basi per scardinare il contratto nazionale, era vero», dice. La segretaria della Fp-Cgil va oltre la pura difesa dei metalmeccanici e ribadisce il concetto che «la difesa del contratto nazionale riguarda tutti i lavoratori, pubblici e privati» e che, chiamando in causa la Cgil, «non può essere lasciata alla sola Fiom».
di Fabio Sebastiani
su Liberazione del 03/09/2010
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