A proposito dei condivisibili ragionamenti svolti questa estate da Alberto Asor Rosa su il manifesto e del dibattito che ne è seguito.Partiamo da una premessa: l'Italia è una repubblica parlamentare, non presidenziale. Lo ricordiamo sempre a Berlusconi, qualche volta fa bene ricordarlo a sé stessi. La differenza fondamentale è che nei sistemi presidenziali il capo del governo è eletto direttamente dai cittadini, in elezioni separate anche temporalmente da quelle del Parlamento. Egli dal Parlamento non deve avere la fiducia, anche se ha bisogno del consenso dell'Assemblea (come Obama sa) per far approvare le leggi che propone.Nelle democrazie parlamentari, invece, il capo del governo non è eletto direttamente, ma è scelto dopo il voto, sulla base dei risultati ottenuti nelle elezioni parlamentari delle diverse forze politiche. Anche nelle democrazie parlamentari i partiti indicano un candidato premier, se lo ritengono una coalizione, e un programma. Se in Parlamento un partito o una coalizione ha la maggioranza, si provvede come indicato preventivamente. Altrimenti, senza drammi, i partiti decidono quale governo formare. Può essere quello non indicato dagli elettori: è successo in Germania nella precedente legislatura e in Gran Bretagna in quella attuale. Il punto che voglio sottolineare è che nelle democrazie parlamentari la decisione definitiva sul governo la prendono i partiti in Parlamento.Perché tutto questo ragionamento? Per dire che le primarie non possono svolgere in un sistema parlamentare la stessa funzione che svolgono negli Stati Uniti. Tanto è vero che in Gran Bretagna non esistono, e l'unico paese europeo che vuole introdurle è la Francia, dove appunto si elegge il Presidente della Repubblica in via autonoma e separata rispetto al Parlamento.Per questa ma anche per altre ragioni le primarie non mi hanno mai persuaso, e l'ho detto e scritto dal primo momento, diversi anni or sono. Se si ritiene di farle lo stesso, deve essere ben chiaro che non si sceglie il candidato da proporre a un'elezione monocratica, ma si propone il leader di una coalizione. E' questa la ragione per la quale non ha senso contrapporre, come mi pare faccia il compagno Vendola, l'idea delle primarie a quella dell'alleanza democratica. Infatti, comunque, alle elezioni una coalizione dovrà pur presentarsi. O si propone il partito unico (e mi pare che nessuno lo stia facendo) oppure il candidato dovrà dire, fra le altre cose, da quali forze politiche ritiene debba essere composta l'alleanza che si presenterà alle elezioni. Insomma, i partiti non solo ci sono (anche se possono non piacere) ma ci saranno alle elezioni, che, ripeto, sono per il parlamento e non per il capo del governo. Spetta a chi si candida a governare l'onere di dire quale alleanza ha in mente. Insomma le primarie non sono un diritto irrevocabile del popolo ( capisco il linguaggio immaginifico, ma a volte bisogna essere concreti) ma uno strumento che, una volta scelto, non è un valore in sé, e impone l'onere di spiegare bene dove si vuole andare a parare.E qui veniamo alla sinistra. La Federazione della sinistra non è un cartello elettorale tra i due partiti comunisti. Essa si propone di unire la sinistra italiana e per questo nel documento che è alla base del prossimo congresso (chi è interessato può leggerlo nel sito www.federazionedellasinistra.com) chiede a tutti i cittadini e agli altri soggetti politici della sinistra, a partire da Sel, di concorrere a questo progetto, che richiede il più ampio concorso di forze. In questo momento le proposte politiche della Federazione della Sinistra sono due: alleanza democratica, unità a sinistra. Leggo molte polemiche sulla prima, nessuna considerazione sulla seconda. Eppure non mi pare secondario porsi il tema se serva una forza politica della sinistra che, a partire dal 6/7% dei consensi delle ultime elezioni, svolga in Italia un ruolo di progresso, di rappresentanza del mondo del lavoro, di critica al capitalismo neoliberista. Tanto più nel momento in cui sembrano avvicinarsi le elezioni anticipate, sarebbe utile che a sinistra invece di polemizzare si discutesse di come unire, nelle forme che si vedranno, le forze politiche e i cittadini di sinistra. Mi pare un problema serio, almeno quanto quello delle primarie.
Cesare Salvi, portavoce Federazione della Sinistra
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