venerdì 26 luglio 2013

Fukuyama a 5 stelle. Fonte: Umbrialeft.it


Una delle poche certezze uscite dalle urne nelle ultime elezioni è il travolgente e in parte inaspettato risultato del M5S e nelle ultime settimane si sono sprecate le analisi di opinionisti di ogni posizione che cercano di analizzare il fenomeno grillino. Si è molto parlato tra i comunisti del ruolo di oggettivi salvatori del sistema di Grillo e soci nel dirottare la rabbia popolare dal sistema economico capitalista, vero responsabile della crisi che attraversiamo ,al sistema politico inteso come partitocrazia e politica di professione (in poche parole contro i burattini invece che contro i burattinai).Queste analisi risultano però incomplete se non analizzate all’interno di un orizzonte più ampio: l’affermarsi in Italia e in tutto il mondo occidentale capitalistico negli ultimi vent’anni di quella che potrebbe essere definita come “l’ideologia del post-ideologico”.
Dalla pubblicazione del celeberrimo saggio di Francis Fukuyama sulla “fine della storia” vista come trionfo totale ed indiscusso dell’economia capitalistica e della democrazia liberale, le borghesie di tutto il mondo e i loro portavoce nel mondo del giornalismo e degli “intellettuali” propagandano senza sosta l’idea che non esista più spazio alcuno per le grandi ideologie che hanno segnato la storia del XX secolo, in primis quella comunista, e che sia necessario attenersi in politica a concetti vaghi ed astratti quali “buonsenso” e “responsabilità”, rinunciando  a mettere in discussione il sistema politico-economico capitalista in quanto l’unico possibile e “razionale”. Il M5S è al tempo stesso figlio e alfiere di questa mentalità dominante.
Indubbiamente la teoria della fine delle ideologie propugnata dalle borghesie ha trovato vasto seguito anche nelle classi popolari grazie ad un’incessante propaganda culturale e mediatica. Diventa dunque normale  e preventivabile che la gran parte dei lavoratori italiani schiacciati dalla crisi e delusi dal ceto politico dei vari partiti liberisti susseguitisi al potere ma al tempo stesso imbevuti di propaganda post-ideologista snobbino i partiti comunisti e si orientino su un movimento come quello grillino che fa della tesi della morte delle ideologie uno dei suoi pilastri. L’M5S ha recepito e fatto suo in pieno questo messaggio propagandistico esprimendolo in una forma ancora più pura di quanto non abbiano fatto gli altri partiti borghesi come il PD e il PDL, che per ragioni storiche e organizzative hanno mantenuto alcuni legami con il clima ideologico  pre-89 (un esempio è dato dalla propaganda anticomunista in stile guerra fredda dell’area berlusconiana). I grillini nonostante si presentino come movimento antisistema partono invece dal presupposto che il sistema inteso come società capitalistica, al di là di alcune condivisibili ma estemporanee esternazioni di Grillo contro l’Europa delle banche, non possa essere modificato e che in sostanza non abbia nemmeno particolari colpe per la crisi che stiamo vivendo. Da ottimi adepti del pensiero unico liberal-liberista del XXI secolo condividono più o meno consapevolmente l’idea che non è il capitalismo a non funzionare (secondo la mentalità degli epigoni di Fukuyama il sistema capitalistico non può non funzionare) ma che siano i suoi esecutori (i “politici di professione”) a non essere in grado di far funzionare  bene un sistema altrimenti perfetto. Sparisce dunque qualsiasi orizzonte per lo sviluppo di un sistema alternativo a quello capitalistico, rimpiazzato dalla volontà di sostituire semplicemente gli attuali amministratori  con una “nuova generazione” in nome di una non meglio definita “ buona politica”.
E’ questa concezione a fare da retroterra alla cosiddetta antipolitica, una versione distorta della lotta di classe che vede fronteggiarsi non più proletariato e borghesia ma  “cittadini” e “casta”.  E’ sufficiente  osservare i bizzarri video diffusi su youtube dal guru Casaleggio per rendersi conto come sia la stessa leadership del Movimento a rilanciare coscientemente questa concezione: assistiamo alla presentazione di un futuro “utopico” in cui il grillismo ha trionfato su scala mondiale, in cui non c’è più spazio per religioni e ideologie (guarda caso rappresentate proprio da falce e martello) e la democrazia web ha annientato le “dittature” che non si adeguano al nuovo modello (niente meno che il principale Stato Socialista, la Cina). Insomma, una visione che corrisponde ai sogni più sfrenati di Fukuyama, della Casa Bianca o di Gene Sharp.
La “pericolosità “del M5S non risiede dunque in presunte tendenze fasciste o in una qualche minaccia per le istituzioni , ma proprio in questa opera di diffusione e consolidamento del mito del postideologico che fa da base al capitalismo del XXI secolo . E’ su questo punto che le forze comuniste e progressiste italiane dovranno concentrarsi in questa fase storica: combattere il post-ideologico e in un certo senso “reideologizzare” il dibattito politico e culturale. Solo così i comunisti potranno ritornare ad essere una forza protagonista e ad aggregare e indirizzare le lotte popolari senza che queste vengano risucchiate nel calderone dell’antipolitica.
di Riccardo Maggioni.

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