venerdì 19 luglio 2013

Presidente Napolitano, per il bene del Paese, passi la mano di Alfonso Gianni, huffingtonpost.it

I resoconti delle agenzie di quanto


il presidente Napolitano ha detto alla stampa parlamentare nel corso della tradizionale cerimonia del Ventaglio, lascia sconcerti e increduli. Si possono comprendere, ma non sempre e non necessariamente condividere, le preoccupazioni in favore della stabilizzazione di un governo da parte di un presidente della Repubblica, ma risultano del tutto inconcepibili quando queste fanno aggio sul senso di verità.
Napolitano ha assolto in blocco il governo e ha scaricato le colpe sulla burocrazia nel caso kazaco. Ma questo non è vero. Le dichiarazioni, ad esempio, del capo di gabinetto dimissionario Porcaccini contraddicono clamorosamente il ministro Alfano, poiché ci informano che quest'ultimo aveva affidato al primo la pratica dell'incontro con i diplomatici kazachi e che questi aveva riferito dell'esito della conversazione al ministro stesso la mattina seguente.
D'altro canto tutti sanno che un capo di gabinetto non può assumersi simili responsabilità di nascosto dal suo ministro, a meno di non supporre qualche cosa di ancora molto più grave e cioè l'esistenza di un governo occulto al servizio della grande finanza e dei detentori delle materie prime che agisce indipendentemente e spesso contro il governo legale.
Né si può credere che le responsabilità ricadano solo su Alfano, poiché anche altri ministeri, come quello degli esteri, seppure in misura minore, sono stati toccati direttamente dallo svolgersi della incredibile vicenda. Anche la ministra Bonino dovrebbe riflettere più seriamente sulla propria linea di condotta in tutta questa vicenda. Riconoscere un errore o una mancanza non spezza una carriera politica, anzi la può rafforzare.
Ora Napolitano decide di stendere egli stesso il velo dell'omertà sull'intero governo per proteggerne la continuazione. Non è la prima volta che il presidente della Repubblica richiama il Parlamento stesso alla fedeltà all'Esecutivo, a scapito dell'autonomia del potere legislativo e del dettato costituzionale. Lo abbiamo visto nella vicenda degli F35.
Ma qui siamo di fronte ad un salto di qualità in negativo, poiché non assistiamo ad un semplice sconfinamento dal proprio ruolo, ma all'assunzione di una lettura dei fatti manifestamente controversa se non del tutto falsa quale unica possibile e indispensabile per la salvezza della stabilità governativa. La verità sacrificata sull'altare della real politik.
Per salvare cosa poi? Non abbiamo un governo in grado di invertire lo sprofondamento del nostro paese nel degrado economico, civile e morale. Gli stessi presunti successi ottenuti da Letta in sede europea sono stati rapidamente confutati anche dagli opinionisti e dai centri studi solitamente più inclini alla benevolenza verso il governo. La scelta delle larghe intese si è rivelata mortifera. Ognuno fa a gara a peggiorare l'altro. La credibilità della politica e delle istituzioni è al suo minimo storico.
Finora gli italiani si aggrappavano al lumicino del Quirinale. Ma dalla scelta del governo Monti in poi - fortemente voluta da Napolitano in tempi e modalità tali che hanno permesso al berlusconismo in disgregazione di riorganizzarsi - quella luce si è fatta sempre più tremula fino a spegnersi del tutto.
L'idea di un Napolitano bis è stata una clamorosa sconfitta della politica, manifestamente incapace di scegliere un nuovo Presidente alla naturale scadenza del precedente. Ora è diventata un problema per la democrazia e per la società. Presidente, per il bene del paese, passi la mano.

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