Sono state giornate importanti quelle dello scorso fine settimana in Grecia. Syriza, che in greco è l’acronimo di coalizione della sinistra radicale, da raggruppamento federale di 13 differenti forze politiche si trasforma in partito politico unitario. Plurale, come è inevitabile che sia, ma con lo scioglimento delle organizzazioni che nel 2003 avevano dato vita a questa originale esperienza politica. E’ stato questo uno dei passaggi più delicati del congresso, che ha visto anche un vivace scambio di opinioni e di differenti posizioni fra Tsipras e una delle figure storiche di Syriza e della sinistra greca, l’eroe delle resistenza Manolis Glezos . Un’esperienza che ha negli anni combattuto prima per la propria sopravvivenza, contrastando i tentativi di normalizzarla e le sirene alleantiste con il Pasok (coerenza pagata con il prezzo di una scissione, quella di dimar, che avrebbe poi portato questi ultimi ad abbracciare pasok e nuova democrazia nell’attuale governo). Il Synaspismos era il partito più di gran lunga più grande, ma ha avuto l’umiltà e la capacità di unirsi alle tante formazioni della sinistra radicale ed extraparlamentare greca, formazioni maoiste, comuniste ed ecologiste radicali), utilizzando la spinta unitaria nata dalla crescita delle mobilitazioni antiliberiste e anticapitaliste, prima del movimento no global e dei fori sociali europei, e poi di quelle contro la austerità. Una coalizione che ha visto nelle doppie elezioni politiche greche dello scorso maggio giugno salire vertiginosamente i suoi voti. Se nel 2009, quando Papandreu e il Pasok vinserò con il 42%, Syriza e il synaspismos avessero ascoltato le sirene governiste e le proposte di alleanza nel centro sinistra, quel 4,6 % allora faticosamente raccolto non avrebbe potuto trasformarsi nel 16% e 27 % poi , che gli hanno consentito di diventare secondo partito greco, di superare prima e poi triplicare i consensi del Pasok , in caduta libera dopo il sostegno incondizionato alle politiche pro austerità.
Ma soprattutto, senza mantenere una chiara autonomia dal centro sinistra, Syriza non sarebbe potuta essere protagonista delle lotte sociali che si sono sviluppate in opposizione alle politiche di austerità e del memorandum (l’accordo con la troika), e che hanno visto Syriza e Synaspismos in prima linea, così come crescere la popolarità del suo giovane leader, Alexis Tsipras, alla guida del Synaspismos dal 2008.
Una leadership, la sua , cresciuta con i movimenti, da quando era segretario della gioventù di synaspismos, e da quando avevamo iniziato , dalla fine degli anni 90 e poi durante il movimento no global a stringere forti relazioni con i Giovani Comunisti. Relazioni poi rafforzatesi con la comune militanza nel Partito della Sinistra Europea, di cui Rifondazione comunista e Synaspismos sono partiti fondatori e di cui farà parte anche la neonata Syriza.
Una scelta importante, perché rimarca l’appartenenza al campo della sinistra di alternativa, quella che in questi anni ha resistito alle sirene della compatibilità al pensiero unico e al social liberismo imperante invece fra le forze del socialismo europeo. Quel social liberismo che ha portato al consenso bipartisan necessario alla costruzione su fondamenta liberiste, oligarchiche , filo atlantiste e antidemocratiche la costruzione dell’Ue.
E contro cui la sinistra Europea e le formazioni che ne fanno parte ,si battono sin dalla sua nascita.
Formazioni che in tutti i paesi in crisi stanno crescendo nei consensi arrivando a due cifre, come in Spagna IU e in Francia il Front de Gauche.
Nel congresso il dibattito centrale è stato, oltre a quello sulle forme organizzative, quello relativo al programma. Il maggior punto di differenza con la piattaforma di sinistra, che ha raccolto circa il 30 % dei consensi, è sulla questione relativa all’Euro e all’UE. Una divergenza sulla possibilità di riuscire ad attuare l’uscita dalle politiche del memorandum senza mettere in discussione l’appartenenza all’euro e all’UE.
La proposta maggioritaria, che ha avuto il 67%, è quella di disdire unilateralmente il memorandum e le controriforme sociali imposte per la sua attuazione, rinegoziare la questione del debito, con la cancellazione di una parte e ponendo la questione a livello europeo, essendo un problema non solo greco. Ma, viene poi precisato, difronte a possibili ricatti, minacce o rifiuto di ridiscutere da parte delle grandi potenze europee, Syriza dice chiaramente di essere pronta a eventuali diversi scenari, per garantire alla Grecia di rispondere alla catastrofe umanitaria prodotta dalla troika e dal neoliberismo, senza che il paese si converta in una colonia del debito e senza sacrificarsi sull’altare dell’euro. Ovvero un piano b qualora da parte tedesca ed europea dovesse esserci la completa sordità alle richieste di un governo a guida Syriza.
Perché comunque è a tema, in Grecia, la questione del governo della sinistra. Di una sinistra antiliberista e che mantiene come orizzonte strategico quello della costruzione del socialismo.
Una sinistra che può rappresentare per tutta l’Europa una speranza di cambiamento reale e profondo e di uscita dall’incubo dell’austerità e del capitalismo casinò che sta affamando i popoli d’europa.
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