giovedì 18 luglio 2013

"La diplomazia del passacarte di Bonino, che ancora non si scusa con Morales"


Mentre l’affaire kazako, con l’ambasciatore di quel paese dell’Asia centrale che tratta la titolare della Farnesina come una sottoposta, è nelle prime pagine dei giornali, ha da noi perso rilevanza un caso diplomatico altrettanto grave che ha messo addirittura a rischio la vita del presidente boliviano Evo Morales, aggredito e umiliato da alcuni paesi europei, tra i quali il nostro, e che ancora ieri era in prima pagina in molti giornali europei e americani.Violando alcune decine di convenzioni internazionali, mettendosi in quel posto il diritto internazionale e mostrando di scattare sull’attenti a qualunque volere statunitense, per quanto balzano, i governi di Francia, Portogallo, Spagna e Italia avevano chiuso il loro spazio aereo al passaggio del presidente di uno stato amico quale quello boliviano nella supposizione che a bordo con Evo viaggiasse Osama Bin Snowden che invece era ospite di Putin.
Morales, persona retta e cosciente che il ristabilimento della sovranità boliviana e latinoamericana passa innanzitutto dal saper far rispettare la propria dignità, era stato indebitamente trattenuto (sequestrato) per ore in Austria, l’unico paese che almeno aveva accettato di farlo atterrare. Un episodio da piena guerra fredda che, ritengo, più che dal caso Datagate sia stato originato, come un avvertimento mafioso, dal fatto che Evo avesse partecipato a Mosca ad un vertice di paesi grandi produttori di gas.
Convocata d’urgenza una riunione di Unasur, questa organizzazione aveva ribadito l’attitudine dell’America latina integrazionista: non potete più trattarci dall’alto in basso e, se d’uopo, siamo in grado di farvi pagare le conseguenze del vostro disprezzo, diplomaticamente e commercialmente.
Di fronte alla schiena dritta latinoamericana la Francia di François Hollande aveva immediatamente capito che non restava che scusarsi, e lo ha fatto quanto prima e senza infingimenti. La Spagna di Rajoy e del Borbone, che hanno più volte dimostrato rancore personale verso l’indio non sottomesso boliviano, in grado di denunciare infamie presenti e passate del paese iberico, si sono prima negate -non abbiamo nulla di cui scusarci- ma ieri infine si sono cosparse il capo di cenere, utilizzando parole chiare che ammettono pienamente quanto imperdonabile sia stato l’episodio, almeno per minimizzare le conseguenze di una violazione che testimonia tutto il colonialismo mentale nel quale affonda l’Europa.
E l’Italia? Dovendo rispondere la settimana scorsa ad un’interrogazione presentata da SEL, il ministro degli Esteri Emma Bonino s’è arrampicata sugli specchi evocando un coinvolgimento marginale del nostro paese e il suo non essere stata informata (aridaje con il “sua insaputa”). In sintesi secondo Emma Bonino (per definizione mainstream sempre “bravissima” anche quando fa finta di non vedere) avremmo chiuso lo spazio aereo al Dassault Falcon 900 di Evo senza entrare nel merito ma solo perché Parigi lo aveva chiuso e lo abbiamo riaperto non appena Parigi lo ha riaperto. Pertanto né lei né il suo dicastero avrebbe alcuna responsabilità.
La Farnesina di Emma Bonino esercita la diplomazia del passacarte e rivendica (senza capirne la vergogna) di aver copiato pedissequamente quanto fatto da Parigi senza agire autonomamente. Stendiamo un velo pietoso su di un ministro che non viene disturbato nel suo sonno per un affare che coinvolge un capo di stato e che finge di non sapere che lei è sempre responsabile politicamente di qualunque questione diplomatica. L’agenda politica internazionale non è fatta solo di photo opportunity, grandi vertici e grandi direttive ma anche di crisi che si sviluppano in pochi minuti e nelle quali una decisione politica è indispensabile. Prendiamo atto che tali decisioni le lasciamo prendere da Parigi, o meglio reagiamo pavlovianamente ai voleri USA usando Parigi come scusa. Tanto vale dare l’interim degli esteri al Quai d’Orsay.
Supina in tutto a Washington, così impreparata da copiare Parigi come un alunno ripetente che aspetta il compito dal compagno più bravo, c’è solo una cosa che non quadra. Perché se Parigi (e Madrid) hanno ritenuto necessario scusarsi rispetto a una vicenda gravissima, solo Roma ancora tace? Perché continuiamo a mancare di rispetto ad un paese amico? Ma se avessero sequestrato Obama a Vienna, cosa avrebbe detto Emma?
 
 Fonte: www.gennarocarotenuto.it

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