Anche nella crisi i primi cento miliardari al mondo
hanno trovato modo di guadagnare una montagna di soldi: 241 miliardi di
dollari.
E' la prova che anche in economia "nulla si crea e nulla si distrugge". Continua insomma l'immane trasferimento di ricchezza dai poveri (anche se e soprattutto se lavoratori) ai ricchi.
Non ne siamo affatto sorpresi. Lo scandalo è che faccia finta di scandalizzarsene, soltanto ora, chi da sempre spinge per "il rigore". Per esempio quei pifferai per nulla magici di Repubblica. Sotto il titolo "acchiappesco", comunque, scorre un testo dove come minimo non si criminalizzerebbe nemmeno il capo del cartello di Medellin. Basta trasformare questo elenco di criminali in una nobile classifica sportiva... E, olè!, si può lasciar trasparire qua e là in superficie un'ammirazione a stento contenuta. O è solo invidia? Leggere per credere.
******
Secondo il Bloomberg Billionaires Index l'aggregato di ricchezza dei principali magnati si è attestato a 1.900 miliardi di dollari. Solo sedici su cento hanno registrato perdite. Mr. Zara è stato il più dinamico, Zuckerberg ha perso 5 miliardi. In vetta si conferma il messicano Slim.
Il 2012 anno della crisi, delle tasse, delle lacrime e del sangue si è chiuso con 241 miliardi di dollari in più di patrimonio aggregato per i 100 paperoni globali. Secondo il Bloomberg Billionaires Index, aggiornato quotidianamente in base all'andamento borsistico, gli uomini più ricchi del mondo hanno una fortuna aggregata di 1.900 miliardi di dollari. Se si considera che il prodotto interno lordo italiano del 2011, ai prezzi di mercato, è stato pari a circa 1.500 miliardi di euro, al cambio corrente significa che le due grandezze sono sovrapponibili. Delle 100 persone censite dall'indice americano, durante lo scorso anno solamente 16 hanno registrato un assottigliamento del patrimonio.
Mr. Zara. Il paperone più dinamico del 2012 è stato Amancio Ortega, il fondatore del retailer Inditex noto al grande pubblico soprattutto per il marchio Zara. La fortuna del 76enne spagnolo è cresciuta di oltre 22 miliardi, nell'arco di dodici mesi, a quota 57,5. A gonfiare il suo portafoglio è stata la performance delle azioni di Inditex, che hanno chiuso il 2012 con un balzo del 66,7%. Secondo l'analista di Barclays, Christodoulos Chaviaras, Inditex "è una compagnia impressionante e i guadagni sono giustificati dalle performance. Ma potranno ripeterle? Sarà dura". Proprio l'andamento dei listini mondiali ha messo benzina nella maggior parte dei patrimoni personali. D'altra parte l'indice Msci globale ha guadagnato il 13,2%, l'americano S&P500 il 13,4%. Anche l'Europa, dopo l'intervento deciso della Bce a difesa della moneta unica, ha reagito alla crisi: dal giugno scorso a fine anno lo Stoxx Europe 600 a guadagnato quasi il 20%.
Slim e Gates. In questo contesto il primato della classifica è andato ancora a Carlos Slim (75,2 miliardi di dollari), il magnate messicano delle telecomunicazioni che guida America Movil. A dire il vero, però, dalle tlc sono arrivate poche soddisfazioni (-5,8% l'andamento del titolo nei dodici mesi); a controbilanciare questa delusione ci hanno pensato i conglomerati industriali e finanziari di Slim (Grupo Carso e Grupo Financiero Inbursa), che gli hanno permesso di guadagnare 13,4 miliardi di dollari nell'anno (+21,6%). Anche la seconda piazza della graduatoria è rimasta invariata, occupata da Bill Gates (62,7 miliardi). Il co-fondatore della Microsoft (ma le azioni del colosso di Redmond pesano per meno del 20% del patrimonio di Gates) ha aggiunto 7 miliardi al suo portafoglio.
Warren Buffet, il guru della finanza americana a capo della Berkshire Hathaway, ha ceduto la terza piazza a Ortega, fermandosi sotto la soglia di 50 miliardi; durante l'anno ha guadagnato comunque oltre 5 miliardi di dollari, nonostante abbia destinato una buona fetta del suo patrimonio (in forma di azioni della sua finanziaria) in beneficenza. Il quintetto di testa si chiude con Ingvar Kamprad, ottuagenario patron di Ikea con un patrimonio disponibile di quasi 43 miliardi (+16,6% nel corso del 2012). Seguono i fratelli Charles e David Koch, proprietari delle omonime industrie, che hanno raggranellato oltre 7 miliardi di dollari nel 2012 portando il loro patrimonio a 40,9 miliardi. La top ten è chiusa da Larry Ellison (fondatore di Oracle, +6,4 miliardi grazie al +31,7% del titolo in Borsa), Bernard Arnault (Lvmh, 28,8 miliardi di patrimonio) e dal principe saudita Alwaleed bin Talal (28,7 miliardi).
Tra gli altri singoli casi, spicca quello del brasiliano Erike Batista, il maggior perdente dell'anno: il patrimonio dell'esperto di materie prime si è assottigliato di 10,1 miliardi di dollari dopo la cessione del 5,6% delle sue quote in Ebx Group al fondo Mubadala Development di Abu Dhabi. E' scivolato dall'ottavo al 75esimo posto in graduatoria. Anche per Marck Zuckerberg il 2012 non è stato fortunato. Il fondatore di Facebook ha bruciato sul mercato 5,2 miliardi di dollari nel 2012, a causa del crollo del 30% circa dei titoli del social network dopo la quotazione al Nasdaq. Tra le sue attività, il 28enne ha anche donato 500 milioni di dollari (in azioni Facebook) alla silicon Valley Community Foundation.
da Repubblica
E' la prova che anche in economia "nulla si crea e nulla si distrugge". Continua insomma l'immane trasferimento di ricchezza dai poveri (anche se e soprattutto se lavoratori) ai ricchi.
Non ne siamo affatto sorpresi. Lo scandalo è che faccia finta di scandalizzarsene, soltanto ora, chi da sempre spinge per "il rigore". Per esempio quei pifferai per nulla magici di Repubblica. Sotto il titolo "acchiappesco", comunque, scorre un testo dove come minimo non si criminalizzerebbe nemmeno il capo del cartello di Medellin. Basta trasformare questo elenco di criminali in una nobile classifica sportiva... E, olè!, si può lasciar trasparire qua e là in superficie un'ammirazione a stento contenuta. O è solo invidia? Leggere per credere.
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Secondo il Bloomberg Billionaires Index l'aggregato di ricchezza dei principali magnati si è attestato a 1.900 miliardi di dollari. Solo sedici su cento hanno registrato perdite. Mr. Zara è stato il più dinamico, Zuckerberg ha perso 5 miliardi. In vetta si conferma il messicano Slim.
Il 2012 anno della crisi, delle tasse, delle lacrime e del sangue si è chiuso con 241 miliardi di dollari in più di patrimonio aggregato per i 100 paperoni globali. Secondo il Bloomberg Billionaires Index, aggiornato quotidianamente in base all'andamento borsistico, gli uomini più ricchi del mondo hanno una fortuna aggregata di 1.900 miliardi di dollari. Se si considera che il prodotto interno lordo italiano del 2011, ai prezzi di mercato, è stato pari a circa 1.500 miliardi di euro, al cambio corrente significa che le due grandezze sono sovrapponibili. Delle 100 persone censite dall'indice americano, durante lo scorso anno solamente 16 hanno registrato un assottigliamento del patrimonio.
Mr. Zara. Il paperone più dinamico del 2012 è stato Amancio Ortega, il fondatore del retailer Inditex noto al grande pubblico soprattutto per il marchio Zara. La fortuna del 76enne spagnolo è cresciuta di oltre 22 miliardi, nell'arco di dodici mesi, a quota 57,5. A gonfiare il suo portafoglio è stata la performance delle azioni di Inditex, che hanno chiuso il 2012 con un balzo del 66,7%. Secondo l'analista di Barclays, Christodoulos Chaviaras, Inditex "è una compagnia impressionante e i guadagni sono giustificati dalle performance. Ma potranno ripeterle? Sarà dura". Proprio l'andamento dei listini mondiali ha messo benzina nella maggior parte dei patrimoni personali. D'altra parte l'indice Msci globale ha guadagnato il 13,2%, l'americano S&P500 il 13,4%. Anche l'Europa, dopo l'intervento deciso della Bce a difesa della moneta unica, ha reagito alla crisi: dal giugno scorso a fine anno lo Stoxx Europe 600 a guadagnato quasi il 20%.
Slim e Gates. In questo contesto il primato della classifica è andato ancora a Carlos Slim (75,2 miliardi di dollari), il magnate messicano delle telecomunicazioni che guida America Movil. A dire il vero, però, dalle tlc sono arrivate poche soddisfazioni (-5,8% l'andamento del titolo nei dodici mesi); a controbilanciare questa delusione ci hanno pensato i conglomerati industriali e finanziari di Slim (Grupo Carso e Grupo Financiero Inbursa), che gli hanno permesso di guadagnare 13,4 miliardi di dollari nell'anno (+21,6%). Anche la seconda piazza della graduatoria è rimasta invariata, occupata da Bill Gates (62,7 miliardi). Il co-fondatore della Microsoft (ma le azioni del colosso di Redmond pesano per meno del 20% del patrimonio di Gates) ha aggiunto 7 miliardi al suo portafoglio.
Warren Buffet, il guru della finanza americana a capo della Berkshire Hathaway, ha ceduto la terza piazza a Ortega, fermandosi sotto la soglia di 50 miliardi; durante l'anno ha guadagnato comunque oltre 5 miliardi di dollari, nonostante abbia destinato una buona fetta del suo patrimonio (in forma di azioni della sua finanziaria) in beneficenza. Il quintetto di testa si chiude con Ingvar Kamprad, ottuagenario patron di Ikea con un patrimonio disponibile di quasi 43 miliardi (+16,6% nel corso del 2012). Seguono i fratelli Charles e David Koch, proprietari delle omonime industrie, che hanno raggranellato oltre 7 miliardi di dollari nel 2012 portando il loro patrimonio a 40,9 miliardi. La top ten è chiusa da Larry Ellison (fondatore di Oracle, +6,4 miliardi grazie al +31,7% del titolo in Borsa), Bernard Arnault (Lvmh, 28,8 miliardi di patrimonio) e dal principe saudita Alwaleed bin Talal (28,7 miliardi).
Tra gli altri singoli casi, spicca quello del brasiliano Erike Batista, il maggior perdente dell'anno: il patrimonio dell'esperto di materie prime si è assottigliato di 10,1 miliardi di dollari dopo la cessione del 5,6% delle sue quote in Ebx Group al fondo Mubadala Development di Abu Dhabi. E' scivolato dall'ottavo al 75esimo posto in graduatoria. Anche per Marck Zuckerberg il 2012 non è stato fortunato. Il fondatore di Facebook ha bruciato sul mercato 5,2 miliardi di dollari nel 2012, a causa del crollo del 30% circa dei titoli del social network dopo la quotazione al Nasdaq. Tra le sue attività, il 28enne ha anche donato 500 milioni di dollari (in azioni Facebook) alla silicon Valley Community Foundation.
da Repubblica
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