Intervistato da Repubblica sulla prevedibile alleanza del Pd con
il "Centro liberale", l'inossidabile Massimo D'Alema ha snocciolato una
sequenza di "ma anche" da fare impallidire il Veltroni d'annata che di
quella formula cerchiobottista detiene il copyright.
Sentite. Il Pd "promuoverà una politica rispettosa dei trattati
europei, ma anche orientata al lavoro e alla giustizia sociale".
Tradotto: non c'è cortocircuito fra il vincolo del pareggio di bilancio,
fra la scure sulla spesa pubblica calata dal fiscal compact e la difesa
del sistema di protezione sociale.
Di seguito. "Il Pd garantirà una politica di rigore (leggi: di
austerità, ndr), ma anche un piano di investimenti per la crescita".
Tradotto: l'annichilimento delle risorse pubbliche che possono
rilanciare l'economia prodotto dal monetarismo estremo della Bce può
coesistere con una ripresa dello sviluppo e dell'occupazione.
Infine. "Noi ci alleeremo con Monti (anche se vinceremo le elezioni
per entrambi i rami del Parlamento), ma anche terremo ferma l'alleanza
con Vendola. Tradotto: non vedo vere controindicazioni che possano
compromettere la tenuta di una siffatta coalizione.
E, a ben vedere, è quest'ultimo il solo passaggio del ragionamento
dalemiano che non confligga con il principio aristotelico di "non
contraddizione". Anzi, si può ben dire che non faccia una grinza.
Insuperabile prova di statista di D'Alema, capace di guardare a destra. Ma anche a sinistra.
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