sabato 19 gennaio 2013

Bersani: No alla patrimoniale Si alla guerra in Mali



Saint Just non va bene perchè non vogliamo mettere la patrimoniale, mentre Hollande va bene quando fa la guerra in Mali. 

Alla Rivoluzione civile di Ingroia Bersani preferisce il dialogo civile con Monti e non accenna ad abbandonare la strada del rapporto con il centro. L'asse Monti Bersani insomma si rafforza, schiacciando ancora di più SEL ad una posizione difficilissima in questa campagna elettorale: quella di bere un alleanza in cui la sinistra non a voce o affogare rompendo con Bersani la coalizione. Per ora Vendola non parla, ma i sondaggi lo danno in caduta libera e la retorica del vgoto utile non sembra premiarlo. Ogni giorno che passa infatti il PD assume sempre di più una fisonomia liberale, e più che andare addosso alle grandi ricchezze si preferisce far rimanere tutto com'è. Anzi, l'intervista di oggi ci fa capire perchè nell'alleanza dei progressisti e nella carta d'intenti la parola sinistra è scomparsa. "Liberalizzare - dice Bersani - è di sinistra. La destra in Italia non è mai stata liberale, per ragioni storiche. Noi dobbiamo sapere allora che la nostra vocazione è liberale e sociale". C'è di più, perchè oltre a questo Bersani spalanca le porte all'adesione alla guerra in Mali. "Non possiamo lasciare sola la Francia nella battaglia contro le formazioni jihadiste sanguinarie" dice, stessa retorica insomma utilizzata per sostenere la guerra in Afghnistan. Ecco, dopo i miliardi per spesi per gli f-35 i sommergibili e la missione in Afghanistan per rilanciare l'economia non è poi così male investire altri soldi pubblici nelle campagne imperialiste dei nostri alleati, fosse mai che ci scappi qualcosa anche per le nostre industrie. Poco conta il fatto che mentre Bersani rilascia questa intervista Bankitalia ci comunica che il PIL calerà ancora nel 2013 (meno 1% per il prossimo semestre, rispetto allo 0,8% previsto) e la disoccupazione arriverà al 12%. Dati questi che faranno tremare i polsi al giovane Fassina e allo Staff di Bersani, ora è praticamente certo che una delle prime cose che il prossimo Governo dovrà fare è quella di mettere mano ad una nuova manovra per rispettare il pareggio di bilancio recentemente approvato in Costituzione come prevere il Fiscal Compact.
Benvenuta Sinistra? Ma dove?


PER “RIVOLUZIONE CIVILE” LA PATRIMONIALE E ’ UNA PRIORITA’

Bersani, il candidato premier della coalizione di “centro-sinistra” sta facendo di tutto per accreditarsi come leader che con la “sinistra-sinistra” non ha niente a che fare, con buona pace di Vendola. Vuole rassicurare i ricchi di questo paese e, poiché gli ultimi sondaggi lo danno in calo, come D’Alema insegna, i voti bisogna recuperarli a destra. Quindi?
Quindi cambia idea anche sulla necessità di una tassa sui grandi patrimoni, per far pagare i costi della crisi un po’ di più a chi ha la possibilità di farlo e meno ai ceti deboli. Le sue parole, in un’intervista rilasciata a radio24 sono chiarissime: “Non voglio fare Robespierre o Saint-Just: niente patrimoniale, ma solo la tracciabilità fiscale”. Come se non bastasse, rincara la dose: “Io non credo a una patrimoniale, l’abbiamo già sugli immobili e si chiama Imu. E su questa penso ci debba essere una maggiore progressività. Per quel che riguarda il resto dei patrimoni”, prosegue imperterrito il leader del Pd, “non intendo affatto concepire una patrimoniale perché penso che il nostro problema sia la tracciabilità, per una Maastricht della fedeltà fiscale.”
E’ ormai evidente che la sinistra, nella coalizione guidata da Bersani, trova sempre meno spazio. Per fortuna la patrimoniale è una priorità assoluta della lista “Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia. Far pagare ai ricchi i costi della crisi è una questione anche di buon senso che, dalle parti del Pd, sembra davvero stiano perdendo.
Meno male che gli elettori alle prossime elezioni avranno la possibilità di scegliere l’alternativa.



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