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Come dice Crozza, l’appello del Pd al “voto utile” è molto
pericoloso. Perché gli elettori potrebbero domandarsi: utile a chi? E
per fare cosa? Perché anche B. si appella al voto utile, diffidando gli
elettori dal votare per tutti tranne il suo e, bontà sua, il Pd. E
perché il voto è sempre utile o al massimo dannoso, ma mai inutile.
Inutile è solo il non-voto. Sappiamo bene cosa intendono Bersani e
Berlusconi per “voto utile”, riconoscendosi vicendevolmente come unici
veri avversari: non votate per gli altri, sennò fate vincere l’altro.
Una concezione davvero curiosa della democrazia, specie da parte di due
leader che da 15 mesi governano insieme e si scoprono avversari solo in
campagna elettorale.
Chi vuole sostenere le battaglie per la legalità, il lavoro e
l’ambiente trova utilissimo votare Rivoluzione Civile di Ingroia. Chi
vuol mandare in Parlamento una pattuglia di giovani guastatori senza
soldi contro il sistema consociativo trova utilissimo votare 5 Stelle.
Chi ama i tecnici e la vecchia Dc trova utilissimo votare Agenda Monti.
Chi ancora crede alla Padania trova utilissimo votare Lega. E così via.
Ma il voto utile, per il Pd, nasconde una parola che i furbetti del
Nazareno non vogliono pronunciare, convinti che tutto sia loro dovuto:
“Desistenza”. Siccome nei sondaggi Ingroia è dato al 5-6%, dunque
supererà il 4% necessario per entrare alla Camera, ma l’8% per il Senato
dovrebbe scavalcarlo solo in alcune regioni (Campania e Sicilia in
primis), Bersani spera che ritiri le sue liste almeno nelle tre regioni
decisive per conquistare la maggioranza al Senato: Lombardia, Campania e
Sicilia. Così ha fatto chiedere a Ingroia la desistenza, anche se
pubblicamente lo nega e pretende che Ingroia gliela regali sua sponte.
Ora, la desistenza è già stata sperimentata con successo dall’Ulivo con
Bertinotti nel ’96, in vista dell’appoggio esterno di Rifondazione al
governo Prodi. Nel 2001 ci fu il bis, ma solo col Prc, mentre Di Pietro
fu tenuto fuori con una mossa talmente astuta che regalò la vittoria a
B. In ogni caso la desistenza era fra due alleati che, dopo il voto, si
impegnavano a governare insieme. Dunque erano entrambi interessati alla
vittoria della coalizione. Ora invece, per la prima volta nella storia,
il Pd vorrebbe la desistenza (per giunta spontanea e gratuita) di un
partito con cui non ha alcuna intenzione di governare, ritenendolo un
pericoloso nemico giustizialista, populista, estremista e
antinapolitanista. Bersani bolla come “cancro della democrazia” quelli
che chiama “partiti personali”: e non ce l’ha con Agenda Monti, suo ex e
futuro alleato, ma con Rivoluzione Civile che, lungi dall’essere un
partito personale, riunisce almeno sei fra partiti e movimenti (Idv,
Pdci, Prc, Arancioni, Cambiare si può, Alba). In compenso Bersani e
persino Fassina annunciano che dopo le elezioni governeranno con Monti,
Fini, Casini e famiglia anche se avessero la maggioranza in entrambe le
Camere. E, per precauzione, lo scavalcano a destra rinunciando alla
patrimoniale, prevista persino nell’Agenda Monti. Intanto Monti, per
gratitudine, in Lombardia appoggia Albertini per far perdere Ambrosoli,
sostenuto invece da Ingroia. E Ingroia dovrebbe suicidarsi ritirando le
liste in tre regioni chiave, di cui due gli consentirebbero la presenza
al Senato? E in cambio di cosa? Dei voti che occorrono al Pd per
governare con Monti, portare in Parlamento qualche impresentabile
(tranne i 4 fulminati ieri) e cacciare Ingroia all’opposizione? In
attesa di capire a cosa sia utile il voto al Pd, e se non sia più utile
che Pd e Sel si coalizzino con Monti prima delle elezioni, cosicché gli
elettori possano esprimersi sull’ammucchiata
Monti-Zemolo-Casini-Fini-Bersani-Vendola prossima ventura, sorge
spontanea una domanda: ma se il Pd vuol continuare a governare con
Monti, perché la desistenza non la chiede a Monti?
Il tetrino politichese "MADE IN ITALY" da sempre un buono spettacolo al proprio popolo succube di tale messinscena. Oggi più che mai si deve capire che il vero voto utile è non darlo in primis a tutti quei soggetti politici che, con la retorica del; noi siamo meglio di loro, hanno governato alternandosi, non essendo tra l' altro altrnativi. In seconda istanza il popolo deve ricordarsi come il governo, falsificamente denominato "tecnico", appoggiato dai soggetti di cui detto sopra, abbia varato le peggiori contro riforme della storia. repubblicana facendo tornare l' Italia a un modello pressoche ottocentesco. Il PD la desistenza la dovrebbe fare in prima persona facendo votare i propri elettori per Ingroia e la lista Rivoluzione civile, che al momento è l' unico soggetto elettorale che si propone come alternativo sia al Montismo, al Berlusconismo e a alle ricette neo liberiste, vere matrici della crisi odierna.
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