La Giornata della Memoria obbliga a fare i conti con il peggiore
abominio della Storia dell’umanità. Non soltanto per l’estensione
obiettiva dei numeri, che impressionano e rendono impossibile qualsiasi
raffronto, qualsiasi comparazione. Ma soprattutto perché avvenuto in
coincidenza del punto più alto dello sviluppo imperioso del capitalismo
europeo. Perché avvenuto nel cuore della modernità, della supposta
civiltà, nel cuore storico e geografico del Grande Novecento.
La Giornata della Memoria ha un valore immenso, però, a patto che si ricordi tutto.
Che si ricordi la Shoah, lo sterminio di 6 milioni di ebrei in nome del progetto criminale di purificazione della razza, attuato dalla Germania nazista e dai suoi alleati (in primo luogo la nostra cara Patria di “italiani brava gente”) attraverso legislazioni “razziali”, rastrellamenti nei ghetti, deportazioni, eccidi, stragi. Che si ricordi lo sterminio dei rom, dei sinti, degli omosessuali, dei disabili fisici e mentali (i programmi di eugenetica sui bambini con varie disabilità sono lo specchio dell’abisso di barbarie). Che si ricordi il martirio degli antifascisti deportati nei campi di concentramento e in particolare dei comunisti, morti perché più strenui oppositori del disegno nazifascista e massicciamente impegnati nelle lotte di Resistenza e di Liberazione.
E che si ricordino – lo diciamo in tono volutamente polemico e riferendoci a quella cultura della memoria mainistreaming ad uso e consumo del passivizzato pubblico televisivo – i nomi e le bandiere degli assassini e i nomi e le bandiere degli eroi liberatori. Perché il Novecento non è la notte nella quale tutte le vacche sono nere. Ci sono boia e uomini giusti, carnefici e vittime, stelle luminosissime che rischiarano il cielo della Storia: gli uomini e le donne protagonisti della Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943, i soldati che aprirono i cancelli di Auschwitz il 27 gennaio 1945, i più di venti milioni di sovietici che ci consentirono di chiudere i conti con il nazifascismo e sperare in un futuro di pace e democrazia.
Anche per loro, per tutti loro, vale la pena ricordare e non smettere mai di lottare.
La Giornata della Memoria ha un valore immenso, però, a patto che si ricordi tutto.
Che si ricordi la Shoah, lo sterminio di 6 milioni di ebrei in nome del progetto criminale di purificazione della razza, attuato dalla Germania nazista e dai suoi alleati (in primo luogo la nostra cara Patria di “italiani brava gente”) attraverso legislazioni “razziali”, rastrellamenti nei ghetti, deportazioni, eccidi, stragi. Che si ricordi lo sterminio dei rom, dei sinti, degli omosessuali, dei disabili fisici e mentali (i programmi di eugenetica sui bambini con varie disabilità sono lo specchio dell’abisso di barbarie). Che si ricordi il martirio degli antifascisti deportati nei campi di concentramento e in particolare dei comunisti, morti perché più strenui oppositori del disegno nazifascista e massicciamente impegnati nelle lotte di Resistenza e di Liberazione.
E che si ricordino – lo diciamo in tono volutamente polemico e riferendoci a quella cultura della memoria mainistreaming ad uso e consumo del passivizzato pubblico televisivo – i nomi e le bandiere degli assassini e i nomi e le bandiere degli eroi liberatori. Perché il Novecento non è la notte nella quale tutte le vacche sono nere. Ci sono boia e uomini giusti, carnefici e vittime, stelle luminosissime che rischiarano il cielo della Storia: gli uomini e le donne protagonisti della Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943, i soldati che aprirono i cancelli di Auschwitz il 27 gennaio 1945, i più di venti milioni di sovietici che ci consentirono di chiudere i conti con il nazifascismo e sperare in un futuro di pace e democrazia.
Anche per loro, per tutti loro, vale la pena ricordare e non smettere mai di lottare.
Giorno della memoria, Berlusconi osanna il fascismo. Ferrero: "Vergognoso"
Dopo
lo striscione antimusulmano in Israele alla vigilia del giorno della
memoria firmato dalla destra nazionalista, il premio della fiera delle
oscenità è ancora una volta italiano. A Roma, in via Tasso, c’è stata
l’ennesima lordatura dei muri del museo che ricorda il “macello”
nazifascista. E il ‘Silvio nazionale’, che stamattina si è presentato
all’inaugurazione del memoriale della Shoah a Milano, inneggiando al
fascismo. L’ex presidente del Consiglio, che si è letteralmente
intrufolato in una cerimonia rigorosamente istituzionale, ha “celebrato”
il 27 gennaio con un osanna al ventennio fascista, “a parte le leggi
razziali”, ovviamente. "Per il resto ha fatto bene", ha detto l'ex
presidente del Consiglio, a cui Monti ha stretto la mano. L'alleanza con
i nazisti? "Scelta inevitabile".
Queste sono le delizie che ci riserva la giornata “della memoria”, che ovviamente speriamo di dimenticare presto.
Tra i primi a protestare per lo spot fascista è stato il segretario
del Prc Paolo Ferrero, che ha dichiarato “Berlusconi è vergognoso:
Mussolini non solo ha fatto le leggi razziali ma ha combattuto con
Hitler, i fascisti italiani hanno collaborato attivamente alle
deportazioni, quindi Mussolini è responsabile in solido dell'Olocausto.
Nella Giornata della Memoria dire che ha fatto bene equivale a stare
dall'altra parte della barricata, sono proprio dichiarazioni del genere
che sdoganano il fascismo e il nazismo anche oggi. Ricordiamo tutte le
vittime dell'Olocausto e il sacrificio dei partigiani che si opposero al
nazifascismo”.
Antonio Ingroia, leader di “Rivoluzione civile”, rilancia l'appello
per l'approvazione di una legge contro il negazionismo, a cui dà
“massima priorità, perché la memoria diventi un valore sociale
condiviso". Il ricordo della Shoah deve rappresentare un "perenne monito
contro il nazifascismo" ha detto Ingroia. "La tragedia della Shoah è
una ferita ancora aperta e deve rappresentare un monito perenne contro
l'orrore del nazifascismo. I semi dell'intolleranza, dell'odio sociale e
dell'autoritarismo sono tuttora presenti come pericolose emanazioni di
quella barbarie. Per questo è necessario fermare ogni forma di tirannia e
difendere la tenuta democratica del Paese".
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