domenica 20 gennaio 2013

Bravo Beppe! Ci ricordi qualcuno...di Dino Greco, Liberazione.it

Quando si spaccia la politica come merce avariata

"Voglio uno Stato con le palle, eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti", sbraita Grillo nell'ultimo rantolo reazionario dato in pasto a media compiaciuti. E di seguito: Le aziende devono tornare (si noti quel bizzarro tornare", ndr) ad essere di chi lavora".
Di fronte ad un così denso pensiero sarebbe igiene mentale tirare la catena e andare oltre, se non fosse che il movimento del guitto genovese è accreditato dai sondaggi di qualche milione di consensi, soprattutto giovani, ma non solo.
Allora converrà non sottacere nulla, non sottovalutare nulla e prendere sul serio le sue parole, soprattutto queste parole, pensando a quanti potrebbero, malgrado tutto, scambiarle per pillole di saggezza. A partire da quello Stato "con le palle" dall'inequivocabile tratto viril-machista che spiega - rendendo superflue ulteriori chiose - la spontanea, reciproca simpatia che lega l'autocrate a 5 stelle a Casa Pound: sono affinità elettive di cui si avverte ad istinto e con un brivido sotto la pelle la verità. Ed è proprio lo "Stato con le palle" che dovrebbe sciogliere i sindacati, anzi, eliminarli, dice lui. Attenzione a questo passaggio, sfuggito ai commenti sin qui ascoltati. Perché i sindacati sono in Italia (ancora) associazioni libere: si può aderirvi oppure no (anche se Marchionne, con l'aiuto di Berlusconi e Monti, vorrebbe che questa legittimazione rimanesse in capo ai soli sindacati complici"). Ebbene, l'atto di “eliminazione" a cui Grillo si riferisce non è una libera (e, francamente, improbabile) scelta dei lavoratori, persuasisi di non avere più bisogno di un'organizzazione che ne rappresenti gli interessi. No. Ciò a cui pensa Grillo è, precisamente, un atto autoritativo, d'imperio, come fu quello con cui nel 1925 Mussolini mise fuori legge tutte le organizzazioni dei lavoratori varando le “Leggi fascistissime".
Poi, pescando ancor più nel torbido, Grillo finge di lanciarsi in un clamoroso assalto al cielo, perché alla liquidazione della rappresentanza di classe dovrebbere corrispondere nientemeno che un rovesciamento dei rapporti di proprietà dei mezzi di produzione ("Le aziende devono tornare ad essere di chi lavora").
Grillo ci perdonerà, noi non avevamo capito che nel suo programma elettorale ci fosse l'abolizione del capitalismo e la soppressione, oltre che del sindacato, anche dei padroni. E da parte di chi? Sempre - immaginiamo - da parte di quello "Stato con le palle" del quale nel frattempo si sia impadronito il proletariato...
Ora, questo autentico delirio, in linea con le mirabolanti rodomontate dei tanti spacciatori di moneta falsa che in questi anni bui si sono avvicendati sul mercato politico nostrano, non è però originale, ma ha un suo antecedente storico. Si tratta, ancora una volta, di Mussolini, che nei due anni di vita di quel protettorato nazista che fu la Repubblica di Salò, si avventurò nel disperato e non meno farsesco tentativo di catturare i consensi degli operai, promettendo loro, appunto, la socializzazione delle fabbriche. E' noto che gli operai non lo ascoltarono e chiusero i conti con lui e con il fascismo in un altro modo.
Noi, noi comunisti voglio dire, che al superamento del capitalismo lavoriamo davvero, pensiamo che servano cambiamenti radicali, nel governo del paese, nello Stato, nei partiti. E anche nei sindacati. Per sburocratizzare i quali è necessaria, per cominciare, una cosa fondamentale: che siano i lavoratori e le lavoratrici (ma questo non avviene più da tempo immemorabile) a potere decidere, attraverso il loro voto sovrano, su ogni accordo sindacale che li riguardi, a qualsiasi livello stipulato. Insomma, attraverso l'esercizio della democrazia diretta.
La Fiom ha da tempo consegnato alla Camera dei deputati centomila firme a sostegno di un legge di iniziativa popolare in tal senso. Quando il parlamento che uscirà dalle urne dovrà occuparsi di questo tema vedremo davvero chi sta con i lavoratori e chi invece mena il can per l'aia.

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