domenica 27 gennaio 2013

Fascisti ieri e oggi




Giornata della memoria, Berlusconi choc 'Mussolini fece bene, tranne leggi razziali' Per tanti versi Mussolini aveva fatto bene ma “le leggi razziali sono la peggior colpa”. Il Cavaliere, alla commemorazione nella Fondazione Museo della Shoah, sminuisce il ruolo del Duce e dell'Italia nella tragedia dell'Olocausto. Ferrero: "Si vergogni". Finocchiaro: "Parole inaudite". Ma non è la prima volta che l'ex premier minimizza la portata del fascismo. Nel 2008 un giornalista israeliano su Haaretz scrisse: "Cosa succederebbe se il presidente francese Jacques Chirac facesse dei commenti a proposito del maresciallo Philippe Petain simili a quello che Berlusconi ha detto a riguardo di Mussolini?".

Fiamme tricolori

fascisti-in-campidoglio-domani-l-evento-per-la-x-mas«Berlusconi cerca di raggranellare qualche voto proponendo la solita tesi autoassolutoria: “italiani brava gente”. In questo modo si coltiva l’idea di un popolo di irresponsabili che non ha mai nulla di cui pentirsi perché in fondo non ha mai fatto nulla di male. In questa lettura anche Mussolini diventa un signore che ha fatto l’unico sbaglio di farsi tirare per la giacchetta da Hitler ma per il resto era una “brava persona”. Questo modo di pensare è all’origine dei molti guai del paese, considera l’antifascismo e quindi la Costituzione italiana un inutile orpello ma soprattutto è falso. Sin da bambino mia madre mi ha raccontato l’episodio di quando, adolescente, venne bruciata la casa in cui viveva durante i rastrellamenti del 1944. La cosa che mi ha sempre detto mia madre è che «quelli che hanno dato fuoco alla casa parlavano piemontese. Non erano cioè soldati tedeschi ma fascisti repubblichini italiani. Anche questo fa parte della Giornata della Memoria».

Paolo Ferrero - Liberazione.it 

I rapporti stretti tra CasaPound e il centrodestra

casa-pound13Casapound (Cp) è un’associazione riconosciuta impegnata nel sociale, così Emmanuela Florino descrive a un giornalista il gruppo di cui è segretaria regionale. L’inchiesta partenopea, coordinata dal gip Francesco Cananzi, che giovedì scorso ha decapitato la sezione partenopea di CasaPound con l’accusa di associazione sovversiva, banda armata e altri reati, offre la possibilità di dare uno sguardo all’interno. Dalle intercettazioni e dalle immagini viene fuori il racconto di prima mano di pestaggi frutto di agguati pianificati ai collettivi studenteschi delle scuole (ragazzi minorenni), agli odiati movimenti universitari, bombe molotov contro il centro sociale Insurgencia, azioni contro i Carc. Cp all’esterno ha il volto e la dialettica della Florino ma nella gestione militare si affida a Enrico Tarantino, responsabile dell’accoltellamento di tre studenti universitari. Come funziona il doppio livello lo scopriamo attraverso l’organizzazione della manifestazione nazionale di CasaPound a Napoli, il 26 novembre 2011.
Nel 2011, per un mese Cp si è impegnato sui social network e nelle dichiarazioni alla stampa per diffondere il messaggio che a Napoli a novembre ci sarebbe stato un raduno pacifico contro il governo Monti, le banche e il caro vita. Tutta l’organizzazione partenopea segue le direttive del leader romano Gianluca Iannone. Alla Florino in compito di gestire i permessi, a Tarantino la gestione militare, che subisce un’escalation quando la questura vieta il corteo trasformandolo in un presidio statico a piazza Carlo III.
I grandi sponsor sono, come li chiama Tarantino, i tre moschettieri Rispoli-Scifone-Nonno: Luigi Rispoli, presidente del consiglio provinciale, dal Pdl è passato a Fratelli d’Italia, candidato al senato; Luciano Schifone, consigliere regionale, esponente di spicco del Pdl, ha un passato nelle squadre che negli anni ’60 si davano al lancio di bombe carta; Marco Nonno, consigliere comunale tra i più votati, anche lui uscito dal Pdl è approdato a Fratelli d’Italia, candidato alla camera. Saranno loro a salire e scendere le scale della questura per perorare la causa. Tarantino chiama la Florino: «Mi sono sentito con Rispoli e gli ho parlato insomma di questo corteo…e gli ho chiesto proprio di chiedere lui il permesso…insomma lui mi sembrava molto entusiasta… anzi lui dice di voler partecipare al corteo in prima persona…». Pensano anche di chiamare il senatore Pdl Amedeo Laboccetta ma la cosa va gestita con cautela per non urtare Marcello Taglialatela, potente assessore regionale all’Urbanistica, anche lui ex missino, ora in transito dal Pdl a Fratelli d’Italia (candidato in Campania 1). Tarantino spiega alla Florino: «Manuè non è proprio il momento adesso ci sono le elezioni cittadine… e se tu chiami uno non puoi chiamare pure l’altro… noi dobbiamo fare qualcosa pure per Taglialatela poi ci dobbiamo muovere perché poi ce lo chiederanno eh?! anzi veramente Rispoli già me l’ha domandato però te lo chiederà pure a te Luciano sicuramente e insomma quindi dobbiamo fare una decina di tessere almeno e dobbiamo andare al congresso per Taglialatela…».
Intanto Tarantino organizza le manovre militari. Direttamente da Cp Roma è arrivata la direttiva: «Sappiate che, cioè proprio da Roma, Manolo ha detto che proprio da Napoli ci deve essere la camionetta piena di caschi…Napoli deve avere caschi, mazze, Napoli deve avere bombe a mano e quant’altro…». Le forze dell’ordine dalla mattina bloccano furgoni e auto stipate di armi, alla fine toccherà alla Florino organizzare le contromanovre per liberarsi dell’arsenale (petardi di grandi dimensioni come i cobra e le cipolle, più un deposito di sampietrini), per evitare guai maggiori.
Il gruppo ha preso in mano le redini di Cp a Napoli dal 2007, la Berta è il punto di riferimento. Era la sezione del Msi, diretta dal padre della Florino, è rimasta la sede di tutti i movimenti di destra per decenni, anche delle frange più estreme. Tarantino, in avvicinamento a Militia (composta da ex attivisti di Ordine Nuovo), stringe i contatti con Mario Mascolo, esponente di spicco della scena anni ’70, e tramite lui con i camerati che hanno tenuto la piazza fino a tutti gli anni ’80, attraversando la stagione dell’eversione nera e delle stragi. Un «clan» lo definisce Mascolo: «Noi non facevamo politica…noi facevamo solo violenza…non facevamo politica…perché se vogliamo non la sapevamo manco fare». E’ lui a procurare gli avvocati, a fare raccolta fondi, a dare consigli.
Su Roma il punto di riferimento è Alexander Venerito, anche lui della vecchia guardia. A telefono con Tarantino, siamo a luglio 2011, spiega che è in preparazione un campo hobbit a Subiaco dove ci saranno tutte le anime della destra, le file vengono rette da riunioni settimanali alla sezione romana di Acca Larentia, partecipa anche Luigi Ciavardini (condannato per la strage di Bologna) «punto di riferimento per tutti». Spiega Venerito: «Cioè gente di Storace che ha chiesto ‘sta cosa… però lo vedi che i camerati romani sono un’altra cosa… ci sono dei ragazzi di Forza Nuova che sono riusciti a ottenere 100mila euro di finanziamento per un documentario…dalla regione…si chiama ‘Sangue sparso’ per cui tutti i morti degli anni di piombo…tutti i nostri ovviamente…verrà diffuso nelle scuole». Una riunione talmente plenaria da includere i nemici CasaPound e Forza Nuova. Tarantino però ritiene che a tenere le fila sia il sindaco e al telefono spiega a Mascolo che la proprietà è gestita da Giuliano Castellino: «Quelli là che mo’ stanno nel Pdl, gli ex An, praticamente l’area Alemanno per essere precisi, i sociali…e comunque niente che io sappia la sezione è di proprietà sua…lui paga l’affitto…quindi secondo me..se così fosse penso che l’organizzatore sia Alemanno a questo punto».
Adriana Pollice - il manifesto

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