Una visione particolarmente caricaturale di Rivoluzione Civile,
ovviamente confezionata e fatta circolare dai suoi numerosi nemici
politici, è quella che vorrebbe far passare tale formazione per una
sorta di taxi d’emergenza su cui si sono affrettati a salire esponenti
di forze politiche tra loro irriducibilmente diverse, animate solo
dall’intento di salvare la pelle politicamente parlando e di
riguadagnare qualche poltrona.
Vero è che le elezioni si avvicinano e che tutte le argomentazioni,
anche le più scorrette, sembrano essere ammesse, mentre si arroventa il
clima della campagna elettorale. Ma questa visione è destituita a ben
vedere del minimo fondamento.
Tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre,
cantava Antoine. Così è per le forze della sinistra: se si dividono
vengono giustamente bollate come litigiose e perdenti, se si unificano,
come nel caso di Rivoluzione civile, deve essere necessariamente per
qualche scopo poco nobile e senza alcuna prospettiva.
Bisogna invece sostenere con energia e coerenza che questa unificazione è stato un fatto positivo,
anche perché ha posto le premesse di un futuro sviluppo di un gruppo
parlamentare e di un’aggregazione politica unitaria di opposizione e
alternativa, della quale l’Italia ha bisogno come dell’aria per
respirare.
Gli anni difficili e tormentati da cui proveniamo non possono
peraltro non aver aperto gli occhi a tutti o quasi gli italiani.
Mostrando loro le bassezze del signor BungaBunga che ha tentato di
trasformare quello che resta dello Stato italiano in una sua personale
macchina di arricchimento e ha sfidato in modo arrogante ogni regola
nella speranza di poter godere dell’impunità più o meno
assoluta che deriva dal potere. Ma anche, la via senza uscita del
montismo, contrassegnato dall’intento di salvaguardare gli equilibri e
le strutture di potere esistente e dall’illusione di superare la crisi
e rilanciare l’economia senza mettere mano ai privilegi reali e alle
ricchezze esagerate della parte più ricca della nostra società. Ma anche
la sostanziale acquiescenza a tali scelte da parte del Pd,
per quanto si agiti e si sbracci oggi il buon Nichi nel lodevole
intento di trascinare via tale partito dal mortifero abbraccio con i
montiani, oramai elevati a loro volta a partito.
Accà nisciuno è fesso, dicono a Napoli. E questo viene voglia di
ripetere vedendo Bersani che scopre improvvisamente i danni del montismo
sulla questione degli esodati o si trasforma di colpo in nemico degli
F-35.
Non di sceneggiate preelettorali abbiamo bisogno, ma di una forza che sappia mettere in mdo coerente le questioni fondamentali, difesa intransigente della Costituzione, pace, lavoro, ambiente, legalità, al centro dell’agenda politica. Per questo è nata Rivoluzione civile.
In un’intervista che mi è stata fatta a seguito della mia decisione di accettare la mia candidatura nelle liste di tale formazione, ho sostenuto quanto segue:
“Penso in effetti che sia necessario tentare di riappropriarsi della
sfera politica a partire dalle esigenze del 90% della società che è
escluso dai circoli del potere. In questi anni le varie esperienze che
ho fatto, come cittadino, come giurista, come ricercatore, mi portano a
ritenere necessario un luogo di elaborazione e di difesa degli interessi
diffusi all’insegna di politiche nuove non subalterne agli interessi
dominanti. Ho voluto essere dentro Rivoluzione civile per verificare
fino in fondo la fattibilità di questa prospettiva, che a mio avviso è
l’unica oggi praticabile per cambiare le cose. Ben al di là della
scadenza elettorale che ha posto peraltro alcune urgenze oggettive cui
si è cercato di far fronte nel migliore dei modi possibili date le
circostanze”.
E’ punto che vale la pena di riaffermare. C’è gran parte della società che si trova oggi priva di rappresentanza politica
per l’impossibilità di riconoscersi nelle scelte sbagliate fatte dalla
maggioranza stragrande della classe politica uscente. Semplificando,
potremmo dire che al 90% della società corrisponde ben meno del 10%
dello sciagurato Parlamento che ci avviamo fortunatamente a sostituire
il 24 e 25 febbraio.
Rivoluzione civile nasce dall’intento di dare rappresentanza a questo
90% ma a tale fine va progettato un lavoro di lunga durata di cui le
prossime elezioni costituiranno solo la prima tappa.
Voglio aggiungere che un intento analogo è espresso, sia pure su di un terreno diverso, dall’Associazione dei giuristi democratici.
Si presenta alle prossime elezioni al collegio di Piemonte per
Rivoluzione civile il presidente dei giuristi democratici, Roberto
Lamacchia, che potrà portare in Parlamento le ragioni di una lotta
ultradecennale per la giustizia sua personale e dell’associazione che
rappresenta. Ricordo poi una nostra prestigiosa iscritta, la
costituzionalista Marilisa D’Amico, di cui è noto l’impegno per i
diritti civili, che si presenta invece nelle file del Pd a Milano. E
vari altri che si candidano ancora con Rivoluzione civile, e con SEL. A
testimonianza di un impegno dei giuristi democratici che aspira a
unificare, sulle questioni concrete, le migliori energie del Parlamento
che ci accingiamo ad eleggere. Convergendo in questo con Rivoluzione
Civile e chiunque altro voglia battere le strade difficili ma necessarie
dell’alternativa sui vari piani.
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