Notizie di scandalosa ingiustizia (ma
anche di ordinaria follia) alle quali non si fa più caso, in questa
Italia che a tutto sembra assuefatta, ad eccezione forse (ma sono più
parole che altro, spesso ipocrite) degli scandali che riguardano i
politici. Il caso Bevilacqua, lo scrittore ricoverato in gravi
condizioni di salute e vittima, a detta della compagna, di una specie di
sequestro dai medici che l’hanno in cura, ci permette di sapere che la
retta della clinica privata che lo “ospita”, Villa Mafalda di Roma, è di
“circa” 3mila euro al giorno. Si, si, avete letto bene, 3mila euro al
giorno, anche se sembra incredibile!; tant’è che la stessa compagna
dello scrittore rende noto (Corriere della Sera) di dover pagare alla
clinica, per il ricovero dallo scorso autunno, la somma di 640mila euro,
delle quali 120mila già versate…
Ora, premesso che siamo dispiaciuti per la malattia dello
scrittore e dell’uomo Bevilacqua, al quale auguriamo di potersi
riprendere, il fatto che un ricovero in clinica possa essere pagato
3mila euro al giorno ci suscita, insieme all’incredulità, una
irrefrenabile indignazione. E che gli fanno?! Bevilacqua è ricoverato
per uno scompenso cardiaco, a cui è succeduta una infezione polmonare.
Malattie comuni, da trattare con metodiche comuni. Ora, per quanto ci
si possa sbizzarrire con la fantasia (letto a baldacchino del ‘700,
infermiere in abito da sera, un superspecialista che ogni giorno viene
d’oltre oceano in businnes class o jet privato a vederlo) rimane
difficile comprendere come il costo della sua assistenza, come
presumibilmente quella di ogni altro malato in quella clinica, possa
arrivare a tanto.
La sua compagna informa che nonostante le somme stratosferiche
pagate, le sue condizioni si sono aggravate dal momento del ricovero
fino a divenire oggi gravissime. E il paradosso finale di questa storia è
che lei chiede ora disperatamente che lo scrittore sia fatto uscire
dalla clinica dorata per essere trasferito in un ospedale pubblico, al
fine di ricevere “cure appropriate e soddisfacenti”.
Una nuova piccola, grande rivincita del pubblico sul decantato
privato, anche se non ci voleva certo il caso Bevilacqua per scoprire
che se uno si ammala sul serio ha una sola strada, quella della sanità
pubblica.
Ma c’è un’altra morale, per così dire, da trarre da questa
vicenda. Commentando il costo della retta, il Corriere della Sera dice
che “non c’è nulla di male, se la terapia fosse appropriata”. Roba da
non credere! Non c’è niente di male se una persona può spendere per
essere curato (male!) 3mila euro al giorno e centinaia di migliaia di
altre persone devono aspettare mesi e mesi per fare un semplice esame
diagnostico? Persona è quella e persone sono le altre, specialmente di
fronte alla malattia. Ma che mondo è mai questo, nel quale una così
stridente differenza viene accettata come normalità?
Il capitalismo liberista ha fatto credere di aver costruito il futuro e invece ci ha riportato ai tempi dei principi e dei servi. Non ci rassegniamo e continuiamo a lottare per cambiare le cose. Il voto tra un mese è una piccola arma in più.
Il capitalismo liberista ha fatto credere di aver costruito il futuro e invece ci ha riportato ai tempi dei principi e dei servi. Non ci rassegniamo e continuiamo a lottare per cambiare le cose. Il voto tra un mese è una piccola arma in più.
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