domenica 27 gennaio 2013

Scandalo Sanità: la clinica privata da 3mila euro al giorno di Leonardo Caponi, Umbrialeft


Notizie di scandalosa ingiustizia (ma anche di ordinaria follia) alle quali non si fa più caso, in questa Italia che a tutto sembra assuefatta, ad eccezione forse (ma sono più parole che altro, spesso ipocrite) degli scandali che riguardano i politici.  Il caso Bevilacqua, lo scrittore ricoverato in gravi condizioni di salute e vittima, a detta della compagna, di una specie di sequestro dai medici che l’hanno in cura, ci permette di sapere che la retta della clinica privata che lo “ospita”, Villa Mafalda di Roma, è di “circa” 3mila euro al giorno. Si, si, avete letto bene, 3mila euro al giorno, anche se sembra incredibile!; tant’è che la stessa compagna dello scrittore rende noto (Corriere della Sera) di dover pagare alla clinica, per il ricovero dallo scorso autunno, la somma di 640mila euro, delle quali 120mila già versate…
   Ora, premesso che siamo dispiaciuti per la malattia dello scrittore e dell’uomo Bevilacqua, al quale auguriamo di potersi riprendere, il fatto che un ricovero in clinica possa essere pagato 3mila euro al giorno ci suscita, insieme all’incredulità, una irrefrenabile indignazione. E che gli fanno?! Bevilacqua è ricoverato per uno scompenso cardiaco, a cui è succeduta una infezione polmonare. Malattie comuni, da trattare con metodiche comuni.  Ora, per quanto ci si possa sbizzarrire con la fantasia (letto a baldacchino del ‘700, infermiere in abito da sera, un superspecialista che ogni giorno viene d’oltre oceano in businnes class o jet privato a vederlo) rimane difficile comprendere come il costo della sua assistenza, come presumibilmente quella di ogni altro malato in quella clinica, possa arrivare a tanto.
    La sua compagna informa che nonostante le somme stratosferiche pagate, le sue condizioni si sono aggravate dal momento del ricovero fino a divenire oggi gravissime. E il paradosso finale di questa storia è che lei chiede ora disperatamente che lo scrittore sia fatto uscire dalla clinica dorata per essere trasferito in un ospedale pubblico, al fine di ricevere “cure appropriate e soddisfacenti”.
   Una nuova piccola, grande rivincita del pubblico sul decantato privato, anche se non ci voleva certo il caso Bevilacqua per scoprire che se uno si ammala sul serio ha una sola strada, quella della sanità pubblica.
   Ma c’è un’altra morale, per così dire, da trarre da questa vicenda. Commentando il costo della retta, il Corriere della Sera dice che “non c’è nulla di male, se la terapia fosse appropriata”. Roba da non credere! Non c’è niente di male se una persona può spendere per essere curato (male!) 3mila euro al giorno e centinaia di migliaia di altre persone devono aspettare mesi e mesi per fare un semplice esame diagnostico? Persona è quella e persone sono le altre, specialmente di fronte alla malattia. Ma che mondo è mai questo, nel quale una così stridente differenza viene accettata come normalità?
   Il capitalismo liberista ha fatto credere di aver costruito il futuro e invece ci ha riportato ai tempi dei principi e dei servi. Non ci rassegniamo e continuiamo a lottare per cambiare le cose. Il voto tra un mese è una piccola arma in più.

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