C’è uno sport che va di moda, ma
parecchio di moda, in questi ultimi giorni. Spalare merda su Rivoluzione
Civile. Da destra, da sinistra, dal centro, da sopra e da sotto. È uno
spasso. «C’è il fascista al Senato in Sicilia», «c’è la guardia!», c’è
quello che voleva il Tav, c’è uno che è andato al funerale del
brigatista (non si ricordano proteste particolari per i partecipanti ai
funerali di Pino Rauti), c’è l’altro che nell’88 non portò la busta
della spesa alla vecchietta del piano di sotto. Tra qualche giorno ci
racconteranno che Ingroia porta due calzini per piede, e che quindi
probabilmente in un’altra vita era un dittatore sanguinario.
Fra le altre cose alcune critiche sono pure condivisibili, non a caso molto umilmente ne avevo scritto qualcosa su questo spazio.
Ma da qui ad additare Ingroia e gli altri come pericolosi mitomani
nemici della nostra civiltà ce ne passa. Forse occorre spostare l’occhio
dal nostro pregevole e delicato ombelico, volare un po’ più in alto e
osservare la realtà che ci circonda. Che è questa:
- C’è un centrodestra che ricandida i Razzi e gli Scilipoti,
e tra un Cosentino amico dei casalesi e un deputato eletto con l’Idv
che passa dall’altra parte perché comprato ci saranno pure differenze di
ordine penale, ma non morale. Sono due diversi tipi di indegnità. Ma di
indegnità si tratta. E non perdetevi le performance dei
Minzolini – candidato al secondo posto in Liguria -, gente capace di
farsi le vacanze pagate coi soldi di tutti e poi fare la morale sulla
meritocrazia marchionnista agli operai di Mirafiori o Pomigliano. Senza
scordare le cricche, gli affaristi, gli abusi di potere, le P3 e P4, lo
sfregio più totale del convivere civilmente, del buonsenso e della
ricerca della verità;
- C’è un centro perfetto portatore del classismo un po’ cialtrone all’italiana. I padroni del vapore che magnavano a destra prima e che magnano
al centro adesso, quei bigotti che si scandalizzano al solo pensiero di
una coppa di fatto e che però se la Chiesa non paga le tasse cosa c’è
di male?, i capitani coraggiosi coi soldi degli altri, i sacerdoti
moderni del neoliberismo che davanti a previsioni sbagliate e spacciate
per bibbia non sanno cosa rispondere, se non con gli stessi slogan:
“competitività”, “è colpa dell’articolo 18″, “sinistra conservatrice”,
“continuare su questa strada”. Parole senza alcun senso, senza nessuna
attinenza con la realtà. Cosa vogliono dire davvero? Non lo spiegano mai;
- C’è un centrosinistra che ha già detto che comunque vada governerà con il centro. Per fare cosa? Giorni fa ospite a Ballarò
c’era un socialdemocratico olandese che spiegava: «In Italia voterei
Bersani, porterà avanti le riforme», e ossessivamente ripeteva quella
parola: “riforme”. Ma “riforme” cosa significa? Come quella delle
pensioni? Come quella dell’articolo 18? Come quella lasciata a metà
delle province? Qualcosa lo sa? Qualcuno lo ha capito? E se un giorno
Vendola si azzarda a toccare la parola equità, il giorno dopo Bersani si
sente costretto a tranquillizzare che nessuna patrimoniale verrà fatta.
È vita questa? No dico, in futuro ci dovremo di nuovo prendere in giro
sulla guerra, sul lavoro, sui diritti civili e sociali? Un film già
visto, e rivisto, ricordi poco edificanti e una lezione che viene di
volta in volta dimenticata: quando la sinistra non fa la sinistra non
scalda i cuori, perde identità e consensi;
- C’è un «né destra né sinistra ma in
alto» che sputa rabbia e a ragione, ma nel farlo butta tutti dentro un
calderone e solidarizza con i fascisti e poi ci spiega che i sindacati
non servono, e insomma non si capisce come sia possibile generalizzare, o
tutti buoni o tutti cattivi. Strizza l’occhio alla generale
indignazione ma senza illustrare le ragioni e i perché dello sfacelo
attuale, e non ci dice una parola sulle disuguaglianze crescenti, sui
danni prodotti da un modello di pensiero e pure economico
(l’individualismo), e poi comunque “vaffanculo” è semplice e arriva
dritto al punto ma dopo che ti sei sfogato tutto resta com’è;
- Il quadro è questo. Le liste di
Rivoluzione Civile erano perfettibili, ma se il Porcellum esiste ancora
non è certo grazie a Ingroia, né a Ferrero, Di Pietro, Diliberto e
Bonelli (su cinque di loro, quattro negli scorsi cinque anni sono stati
fuori dal Parlamento). I partiti sono perfettibili, ma ricordo che agli
scioperi generali indetti dalla Cgil e dalla Fiom le loro bandiere le ho
viste e i loro pullman pure. Il programma
invece parla chiaro, ed è il motivo per cui, magari, da domani si può
cominciare a pensare che dopotutto c’era davvero bisogno di qualcuno che
parlasse fuori dal coro.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua