Dove si racconta che l'austerity fa bene al Paese
L'inossidabile ditta Alesina & Giavazzi è fragorosamente
ridiscesa in campo (il Corriere della Sera) per difendere l'icona di
Mario Monti, ingiustamente accusato da tale Wolgang Munchau, analista
del Financial Times, di avere sprofondato l'Italia nella recessione e di
non essere perciò la persona adatta a guidare il paese. Apriti cielo!
Il colpo è stato davvero forte, perché questa volta si è trattato di
"fuoco amico", e perché la botta inferta è stata particolarmente dura,
con quel paragone suggerito da Munchau fra Monti ed Heinrich Bruning,
l'ultimo cancelliere della repubblica di Weimar, che con la stretta
monetaria di cui fu protagonista contribuì in modo determinante al
crollo della democrazia in Germania e all'avvento al potere di Adolf
Hitler.
L'orrore di Alesina & Giavazzi è poi cresciuto di fronte ad
analoga critica - solo un pò più soft - venuta da quel covo bolscevico
che è il Fondo monetario internazionale, colpevole di avere raccomandato
all'Italia e, più in generale, all'Europa, maggiore cautela
nell'aggiustare i conti pubblici. "Quoque tu..." è stato il grido
addolorato dei due campioni del liberismo puro, che da par loro hanno
"rilanciato", spiegando che se un errore (veniale, s'intende) è
imputabile a Monti, questo è di non avere adeguatamente tagliato la
spesa. In sostanza, di non avere applicato con la necessaria radicalità
la ricetta greca. Perché - dicono i due supposti depositari della
scienza economica - "si sta diffondendo una sciocchezza, cioè
un'opinione che non ha riscontri nell'evidenza empirica: il rigore nei
conti pubblici sarebbe la ragione per cui la recessione si prolunga e la
disoccupazione non scende".
Dunque, il taglio di salari, pensioni, previdenza, sanità,
istruzione, ricerca, il crollo dei consumi a livelli dell'immediato
secondo dopoguerra, un tasso di disoccupazione da record che fa
prevedere un'ulteriore caduta del Pil, l'avvitamento recessivo di
un'economia in default e di un comparto manufatturiero abbandonato alla
deriva non sono, per Alesina & Giavazzi "evidenze empiriche". E cosa
mai saranno, allora?, manifestazioni del "maligno"?
Si vede ad occhio nudo, però, che l'ormai tremolante autorevolezza
degli aruspici bocconiani è oggi particolarmente priva di efficacia, di
mordente. Il loro esile compitino, sollecitato dall'esterno o
autoprodotto per riflesso servile, ha un solo ed unico scopo: quello di
spezzare una lancia in favore del padre, dell'ex tecnico "salito" in
politica. "Scrivere che egli non sarebbe adatto a guidare l'Italia
perché ha a cuore il rigore fiscale è sciocchezza", anzi, una vera e
propria blasfemia. Insomma, un peccato capitale.
Tutto qui. O non proprio, perché l'onta va comunque lavata. Così,
nella chiosa finale, compare anche una reprimenda al Ft, che
quell'articolo di Munchau proprio non avrebbe dovuto pubblicare. E' il
pluralismo, bellezza. Secondo Alesina & Giavazzi.
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