Bersani,
in evidente difficoltà nella gestione di questa campagna elettorale –
come testimoniato anche dagli ultimi sondaggi – ha forse compreso che i
voti si riconquistano rilanciando a sinistra e quindi comincia a
spararle grosse. Infatti l’ultima proposta della sua propaganda politica
riguarda le spese militari, che secondo lui bisognerebbe tagliare.
Bersani dunque propone di voler tagliare le spese militari mentre, quasi
in contemporanea (ieri 22 gennaio), in Parlamento ha votato un
provvedimento che stanzia altri 500 milioni di euro – delle casse dello
stato – per continuare a finanziare la guerra in Afganistan.
Nello stesso giorno Bersani e il Partito Democratico hanno votato favorevolmente all’ordine del giorno che, nei fatti, sancisce l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Francia e contro il Mali. Bersani, temendo la concorrenza a sinistra della lista Ingroia e considerando l’incapacità di Sel a colmare quel vuoto, le spara davvero grosse.
“Rivoluzione Civile” è la lista che più coerentemente è in grado di smascherare questo tipo di imbrogli, sia per la storia e le biografie dei suoi più autorevoli e conosciuti candidati, sia per l’impegno pacifista dei tanti dirigenti e militanti che animano i partiti e le associazioni a sostegno di Ingroia.
Nello stesso giorno Bersani e il Partito Democratico hanno votato favorevolmente all’ordine del giorno che, nei fatti, sancisce l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Francia e contro il Mali. Bersani, temendo la concorrenza a sinistra della lista Ingroia e considerando l’incapacità di Sel a colmare quel vuoto, le spara davvero grosse.
“Rivoluzione Civile” è la lista che più coerentemente è in grado di smascherare questo tipo di imbrogli, sia per la storia e le biografie dei suoi più autorevoli e conosciuti candidati, sia per l’impegno pacifista dei tanti dirigenti e militanti che animano i partiti e le associazioni a sostegno di Ingroia.
Senza nessun dubbio
Oggi
il Parlamento rifinanzierà per altri 9 mesi la partecipazione
dell’Italia alla guerra in Afghanistan. Un fatto scandaloso. L’ennesimo
insulto al buon senso e a tutti gli italiani che non ce la fanno più.
Il governo Monti non trova i soldi per
le politiche sociali, per la famiglia, per la non-autosufficienza, per
l’inclusione degli immigrati, per le politiche giovanili, per le pari
opportunità, per l’infanzia e l’adolescenza ma non rinuncia a buttare
altri 500 milioni di euro nel pozzo senza fondo della guerra.
Restare ancora in Afghanistan, dopo 12 anni di guerra, con più di 3000 soldati, non serve a nulla né sul piano militare né su quello politico.
In 11 anni l’Italia ha speso ben 4 miliardi e 263 milioni di euro per partecipare ad una guerra che non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Ora basta.
Restare ancora in Afghanistan, dopo 12 anni di guerra, con più di 3000 soldati, non serve a nulla né sul piano militare né su quello politico.
In 11 anni l’Italia ha speso ben 4 miliardi e 263 milioni di euro per partecipare ad una guerra che non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Ora basta.
Rivoluzione civile chiede l’immediato
ritiro dei soldati italiani dall’Afghanistan. Non un uomo né un soldo
per continuare questa guerra.
Ecco cosa deve fare invece l’Italia:
1.definire e attuare immediatamente il piano per il ritiro del contingente militare italiano;
2.contribuire alla messa a punto di una strategia della comunità internazionale per l’Afghanistan e l’intera regione non più basata sul paradigma della “sicurezza militare” ma quello della “sicurezza umana”;
3.destinare almeno il trenta percento delle risorse risparmiate con il ritiro del contingente militare alla promozione della sicurezza umana in Afghanistan (come proposto da Afgana);
4.raccogliere la domanda pressante dei familiari delle vittime afgane della guerra e del terrorismo di riconoscimento, ascolto, giustizia, sostegno e risarcimento;
5.investire sulle organizzazioni democratiche della società civile afgana consentendogli di organizzarsi e rafforzarsi, promuovendo il loro riconoscimento politico a tutti i livelli, allargando il loro spazio d’azione, rafforzando la loro voce, sostenendo i loro programmi di riconciliazione dal basso, di difesa e promozione dei diritti umani e della democrazia, di formazione e informazione indipendente.
1.definire e attuare immediatamente il piano per il ritiro del contingente militare italiano;
2.contribuire alla messa a punto di una strategia della comunità internazionale per l’Afghanistan e l’intera regione non più basata sul paradigma della “sicurezza militare” ma quello della “sicurezza umana”;
3.destinare almeno il trenta percento delle risorse risparmiate con il ritiro del contingente militare alla promozione della sicurezza umana in Afghanistan (come proposto da Afgana);
4.raccogliere la domanda pressante dei familiari delle vittime afgane della guerra e del terrorismo di riconoscimento, ascolto, giustizia, sostegno e risarcimento;
5.investire sulle organizzazioni democratiche della società civile afgana consentendogli di organizzarsi e rafforzarsi, promuovendo il loro riconoscimento politico a tutti i livelli, allargando il loro spazio d’azione, rafforzando la loro voce, sostenendo i loro programmi di riconciliazione dal basso, di difesa e promozione dei diritti umani e della democrazia, di formazione e informazione indipendente.
di Flavio Lotti, candidato di Rivoluzione Civile alle elezioni politiche 2013
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