«Dal successo di Rivoluzione civile una speranza per il Paese»
Cari compagni e care compagne,
vi scrivo per la seconda volta in poche settimane. Lo faccio ed alla vigilia di una importante campagna elettorale per cercare di riassumere il senso del nostro impegno in Rivoluzione civile con Ingroia candidato presidente.
Innanzitutto considero un successo politico essere riusciti a dar vita a questa lista autonoma dal PD. Erano anni che ci lavoravamo e ancora poche settimane a molti fa pareva una impresa impossibile. Non solo, il programma di questa lista, pur non raccogliendo completamente il nostro programma, è buono. Vi sono le cose fondamentali che vanno dette per disegnare una alternativa: dal no al fiscal compact e alla Tav in avanti. Inoltre riamo riusciti a far accantonare definitivamente l’idea di fare la desistenza al Senato nei confronti del centro sinistra. Si sarebbe trattato di una scelta suicida che avrebbe trasformato la lista ad una sorta di appendice minoritaria del PD, priva di prospettiva e progetto politico. Rivoluzione civile si presenta quindi agli elettori come polo politico autonomo dal centro sinistra, esattamente come noi volevamo.
Com’è noto questa lista è il frutto di un accordo tra 6 movimenti politici (Rifondazione Comunista, PdCI, IdV, Verdi, Movimento arancione di de Magistris, Rete 2018 di Orlando) e Antonio Ingroia che è il candidato presidente. Purtroppo le vicende di Cambiare si può hanno impedito che questo processo fornisse un contributo decisivo e positivo alla costruzione della lista. Così tutto il percorso di partecipazione democratica avviato con le assemblee di cambiare si può è rimasto privo di uno sbocco politico e le dinamiche di costruzione delle liste – anche a causa della totale mancanza di tempo - non hanno avuto passaggi di legittimazione democratica. La stessa drammatica mancanza di tempo per far conoscere la lista ci ha portato a scegliere di inserire il nome di Ingroia nel simbolo, cosa che certo non corrisponde alla nostra cultura politica ma che è indispensabile per rendere riconoscibile una lista appena nata. Frutto di questo accordo è stata così la costruzione di liste in cui la maggioranza degli eletti sarà espressione della società civile. In questo quadro abbiamo candidato 10 compagni e compagne indicate dalla Direzione Nazionale che hanno la possibilità di essere eletti a seconda della percentuale che prenderà la lista. Con il 4% ci saranno due eletti, con il 4,5 saranno 3 e così via aumentando. Oltre a questi vi è un centinaio di altri compagni e compagne presenti nelle liste in posizioni più arretrate.
La prima cosa da sottolineare è quindi che il voto che ognuno e ognuna di voi esprimerà, non servirà solo ad eleggere coloro che sono in lista nella vostra circoscrizione ma servirà ad eleggere compagni e compagne che sono nelle altre circoscrizioni. I voti infatti si sommano sul piano nazionale e solo un risultato positivo in termini complessivi permetterà l’elezione dei compagni e delle compagne indicati da Rifondazione. Questo è il punto fondamentale da tener presente: ogni mancata partecipazione alla campagna elettorale, in qualunque parte del paese, è un modo per impedire al nostro partito di rientrare in parlamento, è un atto contro rifondazione comunista e il suo progetto politico. La mancata partecipazione alla campagna elettorale è un suicidio politico, non un atto di protesta.
Lo dico perché la formazione delle liste ha prodotto grandi malumori, quasi tutti comprensibili ma mio parere quasi tutti esagerati. Se si fa una lista con altri partiti e movimenti – scelta decisa dal partito nella perfetta consapevolezza che questo fosse il solo modo possibile per garantire la presenza in Parlamento delle forze che si sono opposte a Monti e la nostra stessa rappresentanza – è poi inutile lamentarsi del fatto che nella maggioranza delle teste di lista non ci sono nostri compagni o che vi è il leader di un altro partito capolista nella nostra circoscrizione. Se Ferrero è nella testa di lista a Torino, di Pietro lo sarà a Milano. Non è pensabile che i nostri ci siano e gli altri debbano scomparire. La stessa cosa vale per liste: essendo liste a maggioranza di società civile e quindi per meno della metà composte da esponenti di partito, per forza di cose i nostri compagni e compagne sono una piccola minoranza della lista e non sempre saranno nella parte alta della lista. Così come è successo agli altri.
Il punto fondamentale allora non è di concentrare la discussione sul fatto che nella circoscrizione in cui votiamo il nostro sta al decimo o al ventesimo posto. Il punto fondamentale su cui discutere è che il nostro voto è decisivo per portare in parlamento un gruppo di deputati in opposizione alle destre e al governo Monti Bersani e per eleggere i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista a prescindere da quale è la circoscrizione in cui è candidato o candidata.
In questo quadro, per il Senato - che ha collegi a base regionale - in 4 situazioni il capolista di Rivoluzione civile è un compagno o una compagna di Rifondazione e che quindi può essere eletto: Marino Andolini in Friuli Venezia Giulia, Giovanna Capelli in Lombardia, Roberta Fantozzi in Toscana e Marco Gelmini in Umbria.
In questa lista – messa in piedi in poche settimane - vi sono certo disomogeneità e un notevole pluralismo di culture e percorsi politici. Rivoluzione Civile non è Syriza o il Fronte de Gauche. Rivoluzione Civile è uno spazio politico che si colloca a sinistra del PD, in cui noi siamo, con ogni evidenza, il partito più a sinistra. Detto questo è bene evitare di gettare il bambino con l’acqua sporca: il progetto di Rivoluzione Civile non è solo utile ma necessario ed è il massimo che potevamo fare nelle condizioni date. Rivoluzione Civile è un passo in avanti anche se non è – perlomeno non è ancora – la costruzione di una forza unitaria della sinistra di alternativa. Dobbiamo lavorare affinché questo processo avanzi e il modo migliore per farlo oggi è quello di votare e far votare Rivoluzione Civile. Come abbiamo visto dopo il 2008, dopo le sconfitte si raccolgono i cocci. Dobbiamo far si che le elezioni del 24 febbraio 2013 con il successo elettorale di Rivoluzione Civile siano un punto di partenza. Per i comunisti e le comuniste , per la sinistra, per il movimento operaio.
Un caro saluto e buon lavoro
Paolo Ferrero
vi scrivo per la seconda volta in poche settimane. Lo faccio ed alla vigilia di una importante campagna elettorale per cercare di riassumere il senso del nostro impegno in Rivoluzione civile con Ingroia candidato presidente.
Innanzitutto considero un successo politico essere riusciti a dar vita a questa lista autonoma dal PD. Erano anni che ci lavoravamo e ancora poche settimane a molti fa pareva una impresa impossibile. Non solo, il programma di questa lista, pur non raccogliendo completamente il nostro programma, è buono. Vi sono le cose fondamentali che vanno dette per disegnare una alternativa: dal no al fiscal compact e alla Tav in avanti. Inoltre riamo riusciti a far accantonare definitivamente l’idea di fare la desistenza al Senato nei confronti del centro sinistra. Si sarebbe trattato di una scelta suicida che avrebbe trasformato la lista ad una sorta di appendice minoritaria del PD, priva di prospettiva e progetto politico. Rivoluzione civile si presenta quindi agli elettori come polo politico autonomo dal centro sinistra, esattamente come noi volevamo.
Com’è noto questa lista è il frutto di un accordo tra 6 movimenti politici (Rifondazione Comunista, PdCI, IdV, Verdi, Movimento arancione di de Magistris, Rete 2018 di Orlando) e Antonio Ingroia che è il candidato presidente. Purtroppo le vicende di Cambiare si può hanno impedito che questo processo fornisse un contributo decisivo e positivo alla costruzione della lista. Così tutto il percorso di partecipazione democratica avviato con le assemblee di cambiare si può è rimasto privo di uno sbocco politico e le dinamiche di costruzione delle liste – anche a causa della totale mancanza di tempo - non hanno avuto passaggi di legittimazione democratica. La stessa drammatica mancanza di tempo per far conoscere la lista ci ha portato a scegliere di inserire il nome di Ingroia nel simbolo, cosa che certo non corrisponde alla nostra cultura politica ma che è indispensabile per rendere riconoscibile una lista appena nata. Frutto di questo accordo è stata così la costruzione di liste in cui la maggioranza degli eletti sarà espressione della società civile. In questo quadro abbiamo candidato 10 compagni e compagne indicate dalla Direzione Nazionale che hanno la possibilità di essere eletti a seconda della percentuale che prenderà la lista. Con il 4% ci saranno due eletti, con il 4,5 saranno 3 e così via aumentando. Oltre a questi vi è un centinaio di altri compagni e compagne presenti nelle liste in posizioni più arretrate.
La prima cosa da sottolineare è quindi che il voto che ognuno e ognuna di voi esprimerà, non servirà solo ad eleggere coloro che sono in lista nella vostra circoscrizione ma servirà ad eleggere compagni e compagne che sono nelle altre circoscrizioni. I voti infatti si sommano sul piano nazionale e solo un risultato positivo in termini complessivi permetterà l’elezione dei compagni e delle compagne indicati da Rifondazione. Questo è il punto fondamentale da tener presente: ogni mancata partecipazione alla campagna elettorale, in qualunque parte del paese, è un modo per impedire al nostro partito di rientrare in parlamento, è un atto contro rifondazione comunista e il suo progetto politico. La mancata partecipazione alla campagna elettorale è un suicidio politico, non un atto di protesta.
Lo dico perché la formazione delle liste ha prodotto grandi malumori, quasi tutti comprensibili ma mio parere quasi tutti esagerati. Se si fa una lista con altri partiti e movimenti – scelta decisa dal partito nella perfetta consapevolezza che questo fosse il solo modo possibile per garantire la presenza in Parlamento delle forze che si sono opposte a Monti e la nostra stessa rappresentanza – è poi inutile lamentarsi del fatto che nella maggioranza delle teste di lista non ci sono nostri compagni o che vi è il leader di un altro partito capolista nella nostra circoscrizione. Se Ferrero è nella testa di lista a Torino, di Pietro lo sarà a Milano. Non è pensabile che i nostri ci siano e gli altri debbano scomparire. La stessa cosa vale per liste: essendo liste a maggioranza di società civile e quindi per meno della metà composte da esponenti di partito, per forza di cose i nostri compagni e compagne sono una piccola minoranza della lista e non sempre saranno nella parte alta della lista. Così come è successo agli altri.
Il punto fondamentale allora non è di concentrare la discussione sul fatto che nella circoscrizione in cui votiamo il nostro sta al decimo o al ventesimo posto. Il punto fondamentale su cui discutere è che il nostro voto è decisivo per portare in parlamento un gruppo di deputati in opposizione alle destre e al governo Monti Bersani e per eleggere i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista a prescindere da quale è la circoscrizione in cui è candidato o candidata.
In questo quadro, per il Senato - che ha collegi a base regionale - in 4 situazioni il capolista di Rivoluzione civile è un compagno o una compagna di Rifondazione e che quindi può essere eletto: Marino Andolini in Friuli Venezia Giulia, Giovanna Capelli in Lombardia, Roberta Fantozzi in Toscana e Marco Gelmini in Umbria.
In questa lista – messa in piedi in poche settimane - vi sono certo disomogeneità e un notevole pluralismo di culture e percorsi politici. Rivoluzione Civile non è Syriza o il Fronte de Gauche. Rivoluzione Civile è uno spazio politico che si colloca a sinistra del PD, in cui noi siamo, con ogni evidenza, il partito più a sinistra. Detto questo è bene evitare di gettare il bambino con l’acqua sporca: il progetto di Rivoluzione Civile non è solo utile ma necessario ed è il massimo che potevamo fare nelle condizioni date. Rivoluzione Civile è un passo in avanti anche se non è – perlomeno non è ancora – la costruzione di una forza unitaria della sinistra di alternativa. Dobbiamo lavorare affinché questo processo avanzi e il modo migliore per farlo oggi è quello di votare e far votare Rivoluzione Civile. Come abbiamo visto dopo il 2008, dopo le sconfitte si raccolgono i cocci. Dobbiamo far si che le elezioni del 24 febbraio 2013 con il successo elettorale di Rivoluzione Civile siano un punto di partenza. Per i comunisti e le comuniste , per la sinistra, per il movimento operaio.
Un caro saluto e buon lavoro
Paolo Ferrero
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