Alla fine, i futuri alleati, Monti e Bersani, si sono incontrati. Per
dirsi in esplicito ciò che era da tempo chiaro. Anzi, chiarissimo.
Visto che governeremo insieme - hanno convenuto - perché crearci
reciproche difficoltà, anzichè combattere uniti contro il nemico
principale, quel Berlusconi che prova a riconquistarsi un ruolo vincendo
le elezioni (o non facendole vincere a Bersani) al Senato?
Il leader Pd ha solo accoratamente chiesto a Monti di aiutarlo a
"gestire i rapporti con Vendola" e a non picchiare troppo sulla Cgil che
l'ex premier continua a tacciare di "conservatorismo": è un inutile
incattivimento - ha sostenuto - che scopre ulteriormente il Pd sul
fianco sinistro, dove la lista di Rivoluzione civile "continua a
crescere nei consensi".
Insomma, mancano solo i sigilli di ceralacca, ma l'alleanza fra Democrat e liberali è un fatto compiuto.
Una domanda: qualcuno ha capito quali siano i contenuti che
fonderanno l'azione di governo? Su questo tema, che dovrebbe essere
cruciale, cioè sulla proposta politica che viene rivolta agli elettori,
regna una strana indeterminatezza. Apparente. Perché la linea è già
tracciata: è l'Agenda Monti, che Bersani - e Fassina non meno di lui -
ha confermato nei suoi assi portanti in tutte le sedi che contano.
La cosa che ormai rasenta il ridicolo è invece la posizione di
Vendola: più l'alleanza del Centrosinistra con i moderati si consolida,
più si illanguidisce qualsiasi pur tenue ispirazione sociale di quella
coalizione e più il capo di Sel gonfia il petto e alza i toni delle sue
dichiarazioni. Un pò come quei minuscoli cagnolini che credono di
incutere paura saltando sulle zampe e abbaiando a più non posso.
Nessuno, però, se ne preoccupa. Dovrebbero preoccuparsi, invece, i
compagni e le compagne di Sel, che alla fine di questa giostra potranno
vantare, in Parlamento, una cospicua, ma del tutto ininfluente
rappresentanza. Un prezzo alto, molto alto, per un gioco che non vale la
candela.
Dino Greco, Liberazione.it
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