Mario Monti ha affermato che è ora di farla finita con la distinzione fra sinistra e destra. Non posso che essere d’accordo con Miguel Gotor,
il quale ha replicato che quella di Mario Monti è tipicamente una presa
di posizione di destra. Facendo quella dichiarazione quindi Monti ha in
realtà implicitamente negato quanto nel medesimo tempo affermava.
La volontà di abolire la distinzione in questione è tuttavia ben fondata in un anno e passa di intensa pratica bipartisan,
condivisa da tutte le forze cosiddette di sinistra e cosiddette di
destra che si sono impegnate fortemente per annientare i diritti dei
lavoratori e dei pensionati e privare di ogni senso le categorie di bene
e servizio pubblico, sotto l’egida, appunto, del professor Monti e
della sua accolita di tecnici al di sotto di ogni sospetto, sia dal
punto di vista della loro qualificazione cosiddetta tecnica, come
dimostrato da varie penose vicende come quella degli esodati sia, fatto
ancora più grave, della loro sostanziale acquiescenza nei confronti dei
desiderata delle cricche di ogni genere, delle quali peraltro molti di
loro fanno parte a pieno titolo.
Si richiede, a questo punto, per
salvare il Paese dal baratro della recessione e respingere le sirene
della destra bungabunghista, leghista o fascista, una forza in grado di
imprimere alla nostra direzione una decisa svolta a sinistra. Ciò che
non ci si può certo attendere da Bersani, sempre pronto a ripetere in
modo ossessivo il mantra dell’austerità e del pareggio di
bilancio e sostanzialmente disponibile, quale che sarà il risultato
elettorale, ad un’apertura nei confronti del cosiddetto centro di Monti,
Casini, Montezemolo & C. che significherà sostanzialmente una
riedizione del governo Monti. Per non parlare dell’inquietante questione
degli impresentabili…E neanche si può attendere granché, duole dirlo, da Sinistra
e libertà che si avvia a ripetere, nel migliore dei casi, la frustrante
e disastrosa esperienza di Rifondazione comunista ai tempi del secondo governo Prodi. Male, anzi malissimo: errare humanum est, perserverare diabolicum.
Come scrive Alberto Burgio sul manifesto
di ieri, “Rivoluzione civile è ad oggi la sola forza di qualche rilievo
che ponga un discrimine netto: rifiuto del neoliberismo (cioè primato
del lavoro e dei suoi diritti, secondo quanto prescrive la
Costituzione), fine della sovranità del capitale finanziario (spesso
colluso con le mafie), restituzione dello scettro alla cittadinanza”.
Molti
altri importanti elementi potrebbero essere aggiunti, ma mi pare che in
tal modo Burgio abbia, contro le illusioni e le velleitarie aspirazioni
del professor Monti a metterla in soffitta, rievocato alcuni tratti
fondamentali della sinistra che dobbiamo ricostruire nel nostro Paese.
La forza della quale troppo a lungo abbiamo registrato l’assenza, mentre
la politica degenerava in mano ai Berlusconi, ai Batman, ai Formigoni,
ai Maruccio, ai Penati e triste compagnia diffusa un po’ ovunque nel
panorama politico italiano.
Redistribuzione del reddito, difesa
dei beni comuni, controllo operaio e popolare sulla produzione,
democrazia effettiva e partecipativa, eguaglianza e lotta alle
discriminazioni di ogni tipo sono i geni essenziali della sinistra.
Penso che, con tutti i suoi limiti Rivoluzione civile risponda all’esigenza di riportare in auge queste tematiche
e sia fortemente ispirata dalla volontà di molti settori sociali di
riprendersi la sfera politica sottraendola a tutti coloro che,
subalterni alle logiche del potere finanziario e alle relative
ideologie, l’hanno utilizzata esclusivamente come fonte di profitti e
privilegi personali. Nel segno della difesa intransigente della
Costituzione repubblicana e dei suoi principi ispiratori, ancora in
buona parte da realizzare effettivamente, ma anche da aggiornare nel
quadro dei tumultuosi fenomeni cui stiamo assistendo.
Rivoluzione
civile dimostra in effetti di essere l’unica forza politica ad avere le
idee chiare sul da farsi, in termini di grande scelte e di opzioni
ideali ed, inviando in Parlamento una pattuglia di rappresentanti,
appare destinata a svolgere un ruolo importante di aggregazione e
riferimento, anche rispetto ad altre forze, come Pd e Sel che saranno
stretti nella morsa tra le aspirazioni dei loro elettorati e la realtà
dell’accordo con il montismo, o come la galassia del Cinque Stelle da
cui pure potrebbero venire contributi importanti.
Tutto il resto è
piccolo cabotaggio degno di mestieranti di quart’ordine. Come da ultimo
il tentativo di Bersani e C. di riesumare, con davvero notevole faccia
tosta, il fantasma del voto utile. A tale indecente tentativo occorre
replicare che il principale sostegno alla destra è costituito da una
finta sinistra che non fa il suo dovere, ingenerando nella massa un
malcontento ben radicato che può trovare sbocchi pericolosi. Il vero
voto utile, quindi, è quello a chi si accinge a trasferire nella sfera
istituzionale, senza compromessi, le aspirazioni e le esigenze della
stragrande maggioranza del popolo italiano, troppo a lungo avvilite ed
eluse da una classe politica indegna, che è giunto il momento di
rinnovare a fondo.
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