mercoledì 2 gennaio 2013

Il Canada rinuncia ai cacciabombardieri F-35: «Troppo cari e non all’altezza delle attese»

di Gianandrea Gaiani da il Sole 24 ore
Troppo cari e con performance non all’altezza delle previsioni. Con queste motivazioni il Governo canadese guidato da Stephen Harper ha annunciato di rinunciare ad acquisire 65 cacciabombardieri F-35 prodotti dalla statunitense Lockheed Martin.
La decisione di Ottawa è giunta dopo un lungo dibattito che ha coinvolto le istituzioni e l’opinione pubblica canadese. La commessa, necessaria a rimpiazzare i 77 CF-18 attualmente in servizio con l’aeronautica, è stata a lungo sostenuta dal ministro della Difesa Peter MacKay, che ne annunciò il varo nel luglio 2010 definendo l’aereo «l’unico tipo di cacciabombardiere che risponde alla perfezione ai bisogni delle Forze armate canadesi».
I costi annunciati da McKay per 65 velivoli nella versione convenzionale A, 9 miliardi di dollari, vennero aggiornati l’anno scorso dal Governo a 16 miliardi da spalmare sui bilanci di 20 anni. Cifre contestate da un rapporto del General Account Office (la Corte dei conti canadese) e del tutto smentite dal rapporto commissionato dal Governo alla società di ricerche Kpmg che ha evidenziato anche i costi di gestione degli F-35 Lightning 2 giungendo a una cifra complessiva per 45,8 miliardi di dollari nei prossimi 42 anni.
Il costo di ogni singolo velivolo “nudo” (cioè esclusi ricambi ed armamenti) è valutato oggi 88 milioni di dollari contro i 65 previsti inizialmente ma nuovi rincari sono in arrivo considerati i ritardi del programma e i tagli agli ordinativi annuali anche da parte del Pentagono che stanno facendo lievitare ulteriormente i costi. I jet della versione A costeranno infatti 90 milioni di dollari ma solo nel 2017 mentre quelli prodotti nei prossimi tre anni avranno un costo progressivamente in calo da 127 a 95 milioni di dollari. Abissale inoltre la differenza tra i costi di manutenzione della flotta di F-35 annunciati dal Governo (8,9 miliardi) e rilevati da Kpmg (15,2) che ha valutato costi operativi in 19 miliardi contro i 9 stimati dal ministero della Difesa. Le valutazioni di Kpmg sono state confermate dal colonnello Melinda F. Morgan, portavoce del Pentagono, che le ha definite «in linea con le previsioni del Pentagono circa i cisti del velivolo».
Oltre ai costi il velivolo non è ancora stato messo a punto ma mostra già carenze sotto il profilo dell’autonomia e delle prestazioni “stealth” , cioè della capacità di risultare invisibile ai radar nemici, che doveva costituire l’asso nella manca del caccia americano. L’ex comandante dell’aeronautica canadese, generale Steve Lucas, ha ammesso che nel raccomandare l’adozione dell’F 35, nel 2006, i vertici militari non fornirono alcune «informazioni chiave» sul velivolo. La rinuncia al jet di Lockheed Martin riapre quindi la gara per il nuovo cacciabombardiere della Royal Canadian Air Force facendo tornare in pista la nuova generazione di F-18 di Boeing (Super Hornet) il francese Dassault Rafale (impostosi nella recente gara in India) e il Typhoon prodotto dal consorzio europeo Eurofighter di cui fa parte anche Alenia Aeronautica del gruppo Finmeccanica. Il Typhoon è già in servizio in Italia, Gran Bretagna, Austria, Germania e Arabia Saudita ma potrebbe venire acquisito presto anche da Oman, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. L’analisi dei costi effettuata dai canadesi può essere utile anche per valutare quanto costeranno complessivamente gli F-35 italiani, considerato che noi ne acquisiremo 90 e che di questi ben 30 sono nella versione B a decollo corto e atterraggio verticale, molto più costosa della versione A, 127 milioni contro 164 per i velivoli in acquisizione nel 2013.
Il programma F-35 è il più costoso mai realizzato in ambito militare e (è stato ribattezzato «l’aereo da un trilione di dollari» dal Wall Street Journal) e coinvolge una dozzina di Paesi inclusa l’Italia, che dovrebbe acquistarne 90. In totale gli Stati Uniti prevedono di acquistare 2.443 velivoli e almeno altri 700 dovrebbero essere acquisiti dagli alleati, ma i tagli al Pentagono e soprattutto il ripensamento del Canada potrebbero influire sul futuro del velivolo determinando un “effetto domino” su altri Paesi che hanno mostrato perplessità nei confronti dell’F-35, soprattutto sul fronte dei costi in crescita costante, come Australia e Olanda, mentre la Gran Bretagna prende tempo e non effettuerà ordini fino al 2015.
Washington non ha velivoli alternativi all’F 35 per rimpiazzare la sua flotta di F-16, A-10, Harrier ed F-18 di Aeronautica, Marines e Marina mentre l’uscita di altri Paesi dal programma potrebbe aprire nuovi mercati ai cacciabombardieri europei Typhooon, Rafale e Gripern.

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