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Pollice verso anche dal capogruppo di Sel Arturo Scotto,secondo cui il governo Renzi si rende protagonista dell'ennesimo colpo di spugna. "Così facendo il governo incentiva invece di combattere l'evasione fiscale - sottolinea Scotto - Una scelta sbagliata che impedisce di recuperare risorse necessarie al rilancio dell'economia ma, soprattutto, una scelta insopportabile per quei cittadini che hanno sempre pagato le tasse e a cui lo Stato non ha mai riconosciuto niente".
C’è il forte sospetto, insomma, che il Governo ha voluto reintrodurre quella norma sui reati legati al falso in bilancio che non riuscì a far passare alcuni mesi fa. Nella versione odierna della norma fare delle classificazioni o valutazioni non corrette degli attivi e passivi non è reato, a patto che vengano descritti, magari avvalendosi di bravi consulenti, i criteri utilizzati nelle scritture contabili. Se, però, un imprenditore disonesto fanno notare i parlamentari del Movimento 5 stelle decide di evadere e mette appunto, in modo doloso ma efficace, delle scritture contabili gonfiate o ridotte, non deve egli essere considerato un frodatore? Scrivere delle cose false non dovrebbe essere comunque una frode?. I parlamentari del Pd si giustificano sostenendo che non si può incriminare una persona se fa una valutazione non corretta, perché‚ la valutazione è comunque una stima ed è in qualche modo arbitraria. Poi aggiungono che la descrizione dei criteri utilizzati per quella stima è già sufficiente a giustificare qualsiasi panzana scritta in bilancio”. Quindi il falso in bilancio, proseguono i parlamentari dell’M5S già ri-depenalizzato da Renzi, ora non comporta nemmeno la frode fiscale, né tantomeno il reato di dichiarazione infedele". Il governo,comunque, è andato oltre e ha inserito un comma 1 ter all'articolo 4 del decreto legislativo 74/2000 in cui si dice che, ad ogni modo, se la valutazione si discosta dal reale, in eccesso o in difetto, di non oltre il 10%, non bisogna nemmeno esplicitare i famosi criteri delle scritture contabili. Qualsiasi valutazione non corretta è ammessa purché‚ falsa nel limite del 10% - concludono - Ma una scrittura contabile che si discosta dalla realtà per quella percentuale, se inserita poi ad esempio come perdita nell'imponibile, potrebbe portare a una riduzione delle tasse di circa il 10%. E quindi, orientativamente, darebbe vita a un risparmio fiscale pari al 3% del reddito. Esattamente quello che Renzi cercò di far passare a Natale.
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