martedì 25 agosto 2015

“Perugina: evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria”

Perugina, si prepara un autunno caldo: «Stanchi del silenzio Nestlé, pronti a sciopero»
 
Assemblea dei lavoratori a San Sisto: dichiarato lo stato di agitazione. Rsu: «Crollano i volumi e l'azienda non fa nulla». Greco (Cgil): «Così si rischia di arrivare a licenziamenti»
Perugina, si prepara un autunno caldo: «Stanchi del silenzio Nestlé, pronti a sciopero»
Gli operai in presidio a San Sisto (foto Archivio Umbria24)
di Ivano Porfiri
Si annuncia un autunno caldo dalle parti di San Sisto. A un anno dalla firma del contratto di solidarietà tra Nestlé e sindacati i volumi produttivi continuano a calare, gli stipendi sono dimagriti, ma non arriva nessun segnale concreto di rilancio da parte dell’azienda. Eccezion fatta per gli impegni a esportare il Bacio verso nuovi mercati, giunti dall’Expo di Milano, è il piano industriale a latitare. E così la clessidra va colmando la misura della pazienza e potrebbe portare allo scontro.
Assemblea Sindacati e Rsu, lunedì 24 agosto, hanno convocato i lavoratori per fare il punto della situazione, in coincidenza con l’inizio della cosiddetta “curva alta” della produzione. «Una curva – spiega a Umbria24 Michele Greco della Flai Cgil – che tanto alta non è quest’anno, se si considera che dall’anno scorso abbiamo perso oltre 3 mila tonnellate. I lavoratori sono stanchi, vogliono lavorare, hanno già pagato il mantenimento degli impegni con la riduzione degli stipendi dovuta alla solidarietà. Mentre dall’altra parte, il silenzio assoluto: niente piano industriale, niente diversificazione produttiva. Se si continua così, gli esuberi diventeranno licenziamenti e noi non possiamo permetterlo».
I numeri Un anno fa, Nestlé dichiarò 210 esuberi tra i mille lavoratori di San Sisto a fronte di una produzione superiore alle 26 mila tonnellate. I licenziamenti vennero scongiurati per 24 mesi con la firma del contratto di solidarietà. A marzo scorso, però, in un incontro con i sindacati a Milano l’azienda ha prospettato investimenti che permetteranno nel 2015 di arrivare ben sotto le 25 mila tonnellate. Si parla addirittura di 23 mila. «Sono proiezioni di budget dichiarato – precisa Greco – quindi non è neppure detto che ci si arrivi». Ed è chiaro che, se fra 12 mesi (alla scadenza del contratto di solidarietà) i livelli continueranno a essere questi, i 210 potrebbero addirittura aumentare.
Rilancio o ridimensionamento? «Il conto sugli esuberi è complesso – spiegano i coordinatori delle Rsu Turcheria, Mezzasoma e Rosini- e chi spara numeri su possibili licenziamenti non dice la verità perché l’azienda potrebbe far pagare il conto con modalità diverse, anche con riduzione di ore. Il problema vero è che non si sta rispondendo alla domanda di fondo che vorremmo porre a Nestlé e cioè: finita la solidarietà si pensa a un rilancio a una un ridimensionamento? Il silenzio su questo è inquietante nella fabbrica che si dichiarava su cartelli appesi all’interno che doveva diventare la più importante al mondo per il cioccolato».
Il Bacio non basta Secondo le Rsu «pensare che San Sisto si possano mantenere mille lavoratori solo col Bacio Perugina è utopia. Il periodo di fermo fisiologico della fabbrica si è allargato ormai a 4-5 mesi. L’unica strada che si può imboccare è quella di intraprendere una produzione contro-stagionale o ex novo oppure, come proponiamo da tempo, investendo su caramelle e biscotti, cose che in Perugina sappiamo fare molto bene».
Il conto ai lavoratori In questa situazione, in verità, c’è già chi ha cominciato a pagare il conto. Oltre agli stipendi ridotti del 30% per la solidarietà, la riduzione dei volumi colpisce in modo diretto, intanto, i lavoratori stagionali (un bacino tra i 200 e i 250), che quest’anno hanno perso un mese di lavoro, secondo i sindacati. E anche i part-time sono stati richiamati in ritardo rispetto al solito.
Stato di agitazione Nel corso dell’assemblea, è stata quindi presentata e approvata una linea di inasprimento della vertenza con tanto di dichiarazione dello “stato di agitazione”. «Abbiamo deciso un cambio di marcia netto – afferma Greco -. Abbiamo inviato la lettera che avevamo annunciato per chiedere formalmente un tavolo ministeriale sulla vertenza. Se nel giro di qualche settimana non avremo risposta o il ministero ci comunicherà che l’azienda non vuole incontrarci, partiremo con una serie di azioni di lotta, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, cioè l’intera città di Perugia e la Regione Umbria, perché toccare la Perugina significa colpire Perugia e l’Umbria. Sia chiaro che siamo pronti anche allo sciopero, anche se ci auguriamo di non arrivarci».
Istituzioni coinvolte Lavoratori e sindacati si augurano di avere al proprio fianco le istituzioni, cittadine e regionali. «Dalla presidente Marini abbiamo avuto un impegno durante la campagna elettorale, che ora chiediamo di rendere concreto portando le nostre istanze a livello nazionale – chiarisce Greco – perché Nestlé non può continuare a far finta di niente».
Prc con i lavoratori Rifondazione comunista dell’Umbria esprime il «pieno sostegno a lavoratori e sindacati della Perugina. La situazione che si sta determinando – sottolinea il segretario regionale Enrico Flamini – è davvero preoccupante, Occorre evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria. Tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto sacrifici enormi per rilanciare la produzione. L’incertezza sulle volontà della proprietà è molto pesante, così come il silenzio sul piano di rilancio. Elementi quest’ultimi purtroppo già ampiamente evidenti dal mancato rientro di centinaia di lavoratori stagionali. Lo ribadiamo: la Perugina è un valore assoluto per Perugia e per tutta l’economia regionale. Ora le elezioni sono passate. Bene fa il sindacato a ricordare gli impegni presi dalla presidente Marini in campagna elettorale. Ora si tratta di agire e non di continuare ad essere completamente subalterni a Renzi. Non è tollerabile continuare sostanzialmente a far finta di niente. Per questo appoggiamo e appoggeremo tutte le iniziative di lotta che le lavoratrici e i lavoratori intenderanno intraprendere»

Flamini/Prc: “Perugina: evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria”

Rifondazione comunista dell’Umbria intende esprimere il pieno sostegno a lavoratori e sindacati della Perugina. La situazione che si sta determinando è davvero preoccupante,  Occorre evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria. Tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto sacrifici enormi per rilanciare la produzione. L’incertezza sulle volontà della proprietà è molto pesante, così come il silenzio sul piano di rilancio. Elementi quest’ultimi purtroppo già ampiamente evidenti dal mancato rientro di centinaia di lavoratori stagionali. Lo ribadiamo: la Perugina è un valore assoluto per Perugia e per tutta l’economia regionale. Ora le elezioni sono passate. Bene fa il sindacato a ricordare gli impegni presi dalla Presidente Marini in campagna elettorale. Ora si tratta di agire e non di continuare ad essere completamente subalterni a Renzi. Non è tollerabile continuare sostanzialmente a far finta di niente. Per questo appoggiamo e appoggeremo tutte le iniziative di lotta che le lavoratrici e i lavoratori intenderanno intraprendere.
Enrico Flamini
Segretario Regionale Prc Umbria

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