di Matteo Prencipe, Segretario Provinciale PRC – Milano -
Ha un certo non so che di tristezza la fine dell’esperimento arancione di Pisapia e una certa baldanza e sicumera la nascita del “partito della nazione” che si preannuncia. La gara a saltare sul carro di Giuseppe Sala, vincitore predesignato alle primarie di centro sinistra, ha raggiunto vette vertiginose di trasformismo con lo schieramento di ben 7 assessori (compresi i 2 assessori in quota SEL) dell’attuale giunta di Giuliano Pisapia saliti senza indugio sul carro. Il movimento arancione, giubilato da riconoscimenti importanti in giunta e nei posti di potere, presi per la loro “distanza dalla politica di professione” passa armi e bagagli sul carro Renziano. Con il “tengo famiglia” dell’italietta, finisce l’essenza dell’esperienza di Giuliano Piaspia e del suo centro sinistra.
L’opposizione interna alle primarie al nascente carro Renziano, prova a candidare il vice sindaco Balzani e l’assessore Majorino, ma divisi sono sostanzialmente ininfluenti. Anzi, serpeggia sempre più il sospetto in molti ambienti politici e dell’informazione, che dopo tutto ci si trovi di fronte ad una commedia delle parti, per giubilare l’arma spuntata delle “primarie” verso il popolo, ma che poi ci si sia già accordati nell’essenza del futuro governo. Sarebbe un classico del macchiavellismo dei “salotti bene” in salsa milanese. Le polemiche tra tifoserie sul web sono feroci e il ricordo dell’onda arancione del 2011, del movimento di opinione civico sbiadisce in colori indistinti.
Ciò che nasce e sostituisce il centro sinistra di Giuliano Pisapia, al di là dei belletti, del marketing politico e degli interessi di bottega, sono un coacervo di nuovi interessi. Il ritorno in pompa magna di una alleanza tra il potere dell’area post-socialista, il cattolico di CL e Compagnie delle Opere e quel sistema di affari cooperativo innervatosi nel periodo post-diesse. A Milano questi poteri consociativi erano da sempre presenti nell’era berlusconiana e vogliono un nuovo protagonismo. Si dirà che si esagera, ma ai più attenti e sinceri osservatori della politica e del potere milanese, quanto sta succedendo non sfugge certamente. La recente apertura alle primarie a Scelta Civica da parte di Sala, testimonia i movimenti in corso. Questo rappresenta l’ascesa di Giuseppe Sala, il trionfatore di Expo i cui conti economici e “buchi” relativi ancora non sono noti. In sintesi il nuovo “partito della nazione” in salsa meneghina.
Di fronte a questo scenario, la sinistra milanese è certamente divisa. SEL persegue pervicacemente un centro sinistra che non c’è più, anche a costo di lacerazioni interne pubbliche (l’assessore Tajani, che fa parte della della direzione nazionale di SEL di è pronunciata a favore di Sala) e difficilmente potrà staccarsi da questa loro storia. Si consumeranno nonostante gli strepiti lì dentro e con buona pace delle velleità a costruire il “nuovo partito della sinistra”. Senza il centro sinistra l’area di opinione e militanza di SEL, appare sbandata e incapace di concepire un percorso diverso.
La sinistra rappresentata principalmente da Rifondazione, Possibile, l’Altra Europa (ma anche settori sindacali della CGIL, comitati, associazioni), il 15 dicembre rompendo gli indugi verso l’attendismo di SEL, ha avviato (riempiendo la Camera del Lavoro 500 partecipanti), un percorso partecipato per costruire l’alternativa al partito della nazione e al nuovo sistema di potere in costruzione. Un’alternativa non minoritaria, che guarda anche a quanto di positivo ha fatto l’amministrazione di Giuliano Pisapia, ma netta nei contenuti e nelle proposte di governo. Un’alternativa che dialoga con le esperienze civiche, radicali e socialiste, movimenti territoriali e della critica ad Expo, che spesso erano in conflitto sui singoli provvedimenti e pratiche dell’amministrazione Pisapia. Un’alternativa “Voci per una Milano in Comune”, che presto dopo le assemblee territoriali, saprà trasformarsi in proposta programmatica, di lista e di candidatura alternativa, diffondendosi anche nelle 9 future municipalità.
La “Milano in Comune” in costruzione, guarda al futuro di una sinistra plurale, che sappia compenetrarsi ad altre esperienze, lasciando aperte tutte le porte e il ruolo di protagonista ai quanti dopo il 7 febbraio (data delle primarie) non vorranno consumarsi a rimorchio dei nuovi poteri. Una sinistra che avrà certamente dei limiti e a cui spetta un compito difficile perché divisa, ma che potrà rappresentare un diverso percorso perché curiosa del futuro e non più orfana di un centro sinistra che non c’è più.
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