Gli articoli sulla giornata di giovedì in borsa sembrano bollettini della vittoria:
< Vigoroso recupero del
petrolio (+3,9% il Wti a 30,69 dollari al barile e +4,6% il brent a
30,59 dollari al barile) permettono un avvio di seduta ancora brillante…
Borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei che ha guadagnato oggi 941,27 punti
(+5,88%) a quota 16.958,53… in netto rialzo tutte le altre borse
asiatiche: in Cina l’indice Composite di Shanghai guadagna in questi
minuti l’1,40%, mentre quello di Shenzhen quasi l’1,70%. Ancora meglio
fa Hong Kong, con lo Hang Seng che viaggia a +2,90%. Bene anche il
sudcoreano Kospi (+1,95%), il Sensex indiano (+1,80%) e la Borsa di
Sydney (+1,10%)…rimbalzo tecnico sulle soglie minime toccate mercoledì e
la spinta arrivata dalla Nce, con l’apertura a nuove misure di sostegno
all’inflazione>>
Insomma, nel giorno di San Mario, Draghi
ha fatto il miracolo e la crisi sembra essersi fermata, i titoli delle
banche italiane salvati, il petrolio risalito e l’euforia estesa sino al
confine dell’Asia. E per di più, l’uomo di Francoforte non ha detto
molto, ha solo annunciato piuttosto genericamente che fra un mese e
mezzo la Bce passerà ad una politica monetaria espansiva di cui si
ignorano i dati. E tanto è bastato.
Non sarà un po’ esagerato? Anche perché,
per una banale questione di fusi orari, la giornata borsistica inizia
in Giappone e poi in Cina, cioè le borse più lontane dall’Europa, dove
si immagina che l’annuncio draghesco abbia avuto un effetto così
vistoso.
In effetti anche il pezzo di Repubblica
da cui abbiamo tratto i brani su riportati, parla di “rimbalzo tecnico”.
Di che si tratta? L’andamento dei mercati di borsa, salvo momenti
particolarissimi, non è mai rettilineo e procede, semmai, a balzi di
canguro. In particolare è noto che dopo un forte calo in borsa, c’è
sempre un recupero più o meno vistoso e dipende essenzialmente dal gioco
dei ribassisti che offrono determinati titoli a prezzi sempre più
bassi, e questo contribuisce a tirare giù il titolo presi di mira, ed in
genere vendono allo scoperto. Ovviamente, quando essi stessi valutano
che il titolo ha raggiunto il massimo punto di ribasso, provvedono ad
acquistare i titoli da dare a chi li ha acquistati, incassando il
differenziale fra i prezzo di vendita al momento dell’ordine e quello al
momento della consegna. E questo, normalmente, determina la ripresa del
titolo. Ci sono momenti in cui i ribassi sono generalizzati e questo
favorisce la speculazione, determinando, peraltro, recuperi più o meno
generalizzati. Dunque, un certo recupero a tratti è fisiologico.
Una ventina d’anni fa, ci fu un
economista (credo di Singapore, se la memoria non mi inganna) che disse
che “Gettato dall’alto di un palazzo rimbalza anche un gatto morto”. Che
può dare l’illusione di essere vivo e guizzante, ma poi torna a cadere e
resta morto, intendiamoci!
Nel caso specifico, è realistico che la
tendenza abbia subito una inversione a partire dalla ripresa del
petrolio dovuto allo stesso meccanismo ribassista e si sia sommato
all’”effetto Draghi”.
Quindi, la “notizia” non c’è: si è
trattato solo di una normale oscillazione di borsa come ce ne sono tante
senza che, per questo, si alterino le tendenze di fondo del mercato.
Qui però c’è un aspetto che merita
d’essere analizzato meglio: la pronta ripresa ed il rimbalzo
contemporaneo in tutte le borse euro-asiatiche. Il che segnala una forte
interdipendenza globale delle borse. Non ricordo (anche se posso
sbagliare) episodi segnati da una tale simultaneità. E, dato che i
giochi speculativi riprenderanno, esattamente come le tendenze di fondo,
che non sono affatto di segno positivo, questo fa presagire un effetto
domino rapidissimo. Se il rimbalzo di questo We ci ha dato un momentaneo
beneficio globale, quando tornerà l’ondata ribassista, lo stesso
effetto domino sarà un moltiplicatore formidabile del disastro. Ecco
perché quella di giovedì non è affatto una notizia buona ma il
preannuncio di una pessima.
Perchè i guai dell’economia reale sono
ancora lì sul tappeto, tutti quanti. Negli anni settanta c’era una
discutibilissima tendenza (in gran parte alimentata dal sindacato e
dall’area di giornalisti ed intellettuali vicini) per la quale quello
che contava erano gli indici occupazionali e salariali, i consumi e
basta, mentre delle tendenze di borsa non interessava niente. Polemizzò
con questo modo di pensare Cesare Merzagora che, giustamente, fece
notare che economia e finanza non sono separabili e che l’economia non
può fare a meno della finanza. Ero un giovane gruppettaro un po’
estremista ma devo confessare che, pur capendone pochissimo, ebbi la
sensazione che il vecchio finanziere (uomo di destra) non avesse poi
tutti i torti.
Oggi c’è una tendenza opposta ed ancora
più scriteriata, per la quale la finanza può disinteressarsi
dell’andamento dell’economia reale, perché ormai il denaro produce
denaro senza passare per la merce; per cui se l’occupazione è ai minimi
da 45 anni, i consumi precipitano, i salari sono da società schiavista,
tutto questo non importa se l’indice Nikkei o il Vix sono a valori
positivi. La prima, era una idea stupida, perché non capiva che
l’economia reale senza il servizio della finanza non va avanti, ma la
seconda è folle perché immagina una finanza autosufficiente campata in
aria, che può crescere su se stessa senza svolgere la sua funzione
servente nei confronti dell’economia reale. Quella finanziaria non è
ricchezza reale, ma virtuale, e la realtà ha sempre la testa più dura di
qualsiasi virtualità.
E fra un po’ che ne accorgeremo.
Aldo Giannuli
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