Mercato globale. Le otto pesanti crisi finanziarie nel ventennio
1987-2007 non hanno cambiato le regole delle borse e della finanza ombra
La Borsa di Shangai ha chiuso con
un timido rimbalzo positivo (1,98 %), nettamente inferiore alle perdite
degli ultimi due giorni (- 15%), con una perdita di circa il 40 per
cento rispetto al picco dei primi di giugno con l’indice generale
arrivato a quota 5.100. Nel corso del 2015 aveva già subito due crolli,
di cui quello di fine estate particolarmente pesante. In quel 24 agosto
la Borsa di Shangai registrò un crollo dell’8,5 per cento, poi del 7.6
per riprendersi solo dopo un massiccio intervento della Banca Centrale
cinese.La People’s Bank of China intervenne
pesantemente: tagliò i tassi d’interesse attivi e passivi, diminuendo le
riserve obbligatorie delle banche, ed immettendo direttamente sul
mercato finanziario 30 miliardi di dollari , con operazioni di mercato
aperto. Operazione analoga è avvenuta in questi giorni e con molte
probabilità il Q.E. (Quantitative Easing) cinese continuerà nel
disperato tentativo di salvare le Borse ed evitare che la fuga dei
capitali dalla Cina diventi un fiume. Ma, ed è questo che è davvero
interessante, ogni volta che la Borsa di Shangai subisce un colpo le
altre Borse che contano – Tokyo, N.Y, Londra ecc– tremano e lanciano un
segnale preciso: ci stiamo avvicinando al Grande Crollo, come J.K
Galbraith definì in un suo famoso saggio la crisi del ’29.Tutte le spiegazioni che si danno di
volta in volta di fronte ad un tonfo delle Borse a livello mondiale
contengono certamente un quid di verità , ma non tengono conto del fatto
che “strutturalmente” questo modello della finanza va incontro a crac
periodici e sempre più pesanti, a turbolenze finanziarie sempre più
frequenti.
Nel solo ventennio 1987/2007 ci sono state otto crisi finanziarie
pesanti, che hanno provocato fallimenti e danni all’economia reale,
senza che sia cambiato niente nella regolazione delle Borse e della
finanza “ombra”. Siamo passati dai 20.000 miliardi di dollari scambiati
nel 1992 ad un flusso finanziario che già nel 2010 aveva superato gli
800mila miliardi di dollari e continua a salire.
Ma, ai primi segnali di frenata nella
immissione di liquidità nel sistema (come è avvenuto adesso quando la
Fed ha alzato i tassi d’interesse) i grandi gruppi finanziari hanno
pensato che è arrivato il momento di passare all’incasso, di realizzare
i surplus artificialmente creati e hanno deciso di premere sell nei
computer che contano. I piccoli e medi risparmiatori non hanno fatto
altro che seguirli secondo la nota legge dello sciame, che grazie ad
Internet si è straordinariamente rafforzata, trascinando i titoli delle
Borse di tutto il mondo verso il basso.
Come scriveva GK Galbraith risparmiatori
e governi hanno la memoria corta: dopo un primo shock che produce tanti
buoni propositi, non cambia niente, anzi la situazione peggiora. Il
sistema della finanza mondiale è ormai sfuggito di mano a tutti
i governi ed istituzioni internazionali. E’ dal tempo di F.D. Roosevelt ,
quando nel 1933 emanò il Glass-Steagall Act, che non c’è stato più
nessun governo dei paesi industrializzati capace di mettere un freno
e dei paletti alla finanza speculativa. Anzi, da Reagan a Bush,
a Clinton, sono state eliminate tutte le forme di regolazione introdotte
da Roosevelt.
Quello che colpisce è il fatto che anche
uno Stato forte come quello cinese, un governo monolitico che programma
investimenti e strategie a lungo termine, che è riuscito in vent’anni
a trasformare la Cina da paese del terzo Mondo in prima potenza
industriale e prima economia (Pil in termini di potere d’acquisto) del
mondo, non riesca a regolamentare il suo mondo della finanza.
Come e peggio delle altre potenze
occidentali la Cina è caduta nella trappola della finanza
e dell’indebitamento infinito, gode ancora di notevoli risorse
finanziarie in valuta straniera (oltre 3000 miliardi di dollari), ma la
sua economia reale rischia di essere travolta dalle fluttuazioni giganti
della finanza. E se la Cina, che ancora trascina l’economia mondiale
con i suoi alti tassi di crescita, precipita nel vuoto si tira appresso
tutto il resto dell’economia mondiale. E’ il bello della
globalizzazione!
Come uscirne e non restare spettatori
bolliti di fronte ad una catastrofe annunciata ? Credo che oggi sarebbe
molto utile prendere in mano l’ultimo libro di Luciano Gallino “Il
Denaro, il Debito e la Doppia Crisi”, che coraggiosamente prova
a rispondere alla domanda nell’ultimo paragrafo del suo saggio : « Se la
politica la fa il capitale, come si può far politica per opporsi al
capitale ?».
TONINO PERNA
da il manifesto
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