La
diaspora della destra ufficiale per salvare Renzi e se stessi . Le
strategie del Partito della Nazione per mantenere lo status quo e
vincere “facile” le prossime elezioni
Tutto questo
tramestio in casa della destra originale (quella camuffata ha le
sembianze di un certo Pd) viene descritto come una crisi interna con
drammatiche rotture che portano il nome di Alfano, Verdini, Fitto, Tosi,
Bondi, Casini e quanto fa opportunismo allo stato brado. Tramestio che
si manifesta con un passaggio continuo di qua (area di Governo) e di là
(Berlusconi) facendo pensare ad uno stato di confusione perenne. Ma al
di là delle convenienze elettorali e personali io penso che invece siamo
di fronte al perpetuarsi di una strategia che è venuta avanti dopo
Tangentopoli, che ha dato i suoi frutti risultando addirittura vincente
con l’ascesa “al trono” di Matteo Renzi. L’avvento dei partiti –
coalizione (Pd/Pdl) sono stai il prodromo di quel Partito della Nazione,
di quella formazione invisibile, ma già presente, che ha un’ unica
linea politica legata al liberismo economico e sociale e che diversifica
l’offerta alle elezioni presentando più liste. Ed è proprio questo che
permette ai singoli o ai gruppetti di fare in tranquillità, e senza
grandi rischi, queste operazioni. Dopo che i veri poteri (che non stanno
in Italia) hanno decretato la fine di Berlusconi è avvenuto un fatto
nuovo. Il disegno, perpetrato in tutta Europa ed iniziato con Blair e
Schroeder, di far fare “il lavoro sporco” della regressione sociale,
della riduzione dei diritti sul lavoro e del Welfare, ai partiti
tradizionali della sinistra, è giunto anche da noi con l’avvento del Pd.
Prima un po’ più blandamente, cercando di salvare almeno la forma, con
Prodi, D’Alema e Bersani, poi sfacciatamente con Renzi. Il risultato è
stato che lo spazio occupato dalla destra Berlusconiana è stato
“asfaltato” dai democratici. Fare opposizione al proprio Dna deve essere
dura, anzi è impossibile. E allora si è messo in moto quel meccanismo
post tangentopoli, di cui parlavo all’inizio. Che fecero allora
democristiani e socialisti per resistere allo scioglimento dei loro
partiti? Applicarono la tattica della diaspora intesa come dispersione.
Salvati alcuni punti di riferimento, come basi dalle qual manovrare (una
sigla è sempre una sigla che ha diritto al suo spazio) sui quali
convogliare e non perdere il voto dei fedelissimi (popolari nel
centrosinistra, CCd nel centrodestra, Sdi per i socialisti), queste due
scuole di opportunismo politico hanno iniziato a trasmigrare figure
importanti dentro le principali formazioni superstiti. E allora gli ex
dc Pisanu, Scaiola, Alfano e gli ex craxiani Cicchitto, Ferrara e
Brunetta si accasano con Berlusconi, i Laburisti e i Cristiano Sociali
con i Ds e qualcuno addirittura con gli ex fascisti. Questo ha permesso
ai “defunti” di risorgere. Fatti i conti e messi insieme i posti
occupati con i soggetti base con quelli conquistati dentro i partiti più
grandi, la galassia dell’ex pentapartito ha avuto a disposizione una
buona parte del parlamento e del potere. Un “dividi et impera” fatto in
maniera originale. Adesso Berlusconi e company stanno adottando la
stessa tattica. Non avendo più limiti ideologici perché il Governo fa le
cose che loro non sono riusciti a fare (e per questo sono stati mandati
a casa “dai mercati”), passare il fosso, anche più di una volta, non è
un problema (vedi casi Di Girolamo, Quagliarello e Genovese). Se fossero
rimasti tutti con l’area Pdl , molti di loro non sarebbero stati
rieletti o avere incarichi di peso. E allora piano piano, Alfano, Lupi,
Cicchitto, Fitto e, soprattutto il burattinaio Verdini, hanno iniziato a
trasbordare un po’ di truppe in area governativa. Qualcuno approderà
direttamente nel Pd e il grosso farà una formazione di appoggio a Renzi.
Intanto Berlusconi tiene Forza Italia blindando i voti degli
irriducibili del cavaliere e facendo da calmiere e da garante per la
cosiddetta destra populista, per favorire la tenuta del “Partito della
Nazione”. Lo scopo è quello o di riuscire a dare vita, alle prossime
elezioni politiche, a quella specie di “primarie interne”, che sarebbe
il ballottaggio tra le due liste del Partito della Nazione o, nel caso
di una debacle, di garantire allo schieramento renziano quel 40% che
eviterebbe il rischio di uno scontro diretto con il M5S che verrà
indicato come il comune nemico . Insomma una specie di assicurazione per
il mantenimento dello status quo, che salvaguarda le aziende e i fatti
personali del capo, visto che il nuovo Governo, diversamente dal suo,
porta in dote anche l’ appoggio della magistratura e permette, con il
giochino del di qua e il di là, di avere gli stessi seggi di adesso e
incarichi di peso. E così sarà possibile mantenere senza problemi la
linea salva ricchi, salva finanzieri, salva amici e filibustieri
continuando nell’attacco ai servizi , alle pensioni, alla democrazia e
ai diritti, con l’obiettivo di privatizzare tutto (queste sono le famose
riforme). Non bisogna credere alla crisi della destra (anzi del
piduismo). Anzi non è stata mai forte come oggi. E, purtroppo, ce ne
accorgeremo presto sulla nostra pelle.
P.S. – Più in piccolo è quello che si sta tentando di fare nella finta sinistra. Un nucleo resta nel Pd con i vecchi che non sarebbero spendibili fuori (Bersani, D’Alema, Sposetti, Epifani, Stumpo ecc.), mentre i giovanotti (Fassina e Dattorre) vengono spediti fuori a costruire un soggetto politico che possa supportare le perdite dalle mancate ricandidature interne ed avere una forza di pressione sulla dirigenza del partito in occasione delle primarie, del congresso e delle sue scelte
P.S. – Più in piccolo è quello che si sta tentando di fare nella finta sinistra. Un nucleo resta nel Pd con i vecchi che non sarebbero spendibili fuori (Bersani, D’Alema, Sposetti, Epifani, Stumpo ecc.), mentre i giovanotti (Fassina e Dattorre) vengono spediti fuori a costruire un soggetto politico che possa supportare le perdite dalle mancate ricandidature interne ed avere una forza di pressione sulla dirigenza del partito in occasione delle primarie, del congresso e delle sue scelte
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