sabato 2 gennaio 2016

CARO PD "PER FORTUNA CHE SILVIO C'E'" di Ciuenlai

foto di Amici di ciuenlai.La diaspora della destra ufficiale per salvare Renzi e se stessi . Le strategie del Partito della Nazione per mantenere lo status quo e vincere “facile” le prossime elezioni
Tutto questo tramestio in casa della destra originale (quella camuffata ha le sembianze di un certo Pd) viene descritto come una crisi interna con drammatiche rotture che portano il nome di Alfano, Verdini, Fitto, Tosi, Bondi, Casini e quanto fa opportunismo allo stato brado. Tramestio che si manifesta con un passaggio continuo di qua (area di Governo) e di là (Berlusconi) facendo pensare ad uno stato di confusione perenne. Ma al di là delle convenienze elettorali e personali io penso che invece siamo di fronte al perpetuarsi di una strategia che è venuta avanti dopo Tangentopoli, che ha dato i suoi frutti risultando addirittura vincente con l’ascesa “al trono” di Matteo Renzi. L’avvento dei partiti – coalizione (Pd/Pdl) sono stai il prodromo di quel Partito della Nazione, di quella formazione invisibile, ma già presente, che ha un’ unica linea politica legata al liberismo economico e sociale e che diversifica l’offerta alle elezioni presentando più liste. Ed è proprio questo che permette ai singoli o ai gruppetti di fare in tranquillità, e senza grandi rischi, queste operazioni. Dopo che i veri poteri (che non stanno in Italia) hanno decretato la fine di Berlusconi è avvenuto un fatto nuovo. Il disegno, perpetrato in tutta Europa ed iniziato con Blair e Schroeder, di far fare “il lavoro sporco” della regressione sociale, della riduzione dei diritti sul lavoro e del Welfare, ai partiti tradizionali della sinistra, è giunto anche da noi con l’avvento del Pd. Prima un po’ più blandamente, cercando di salvare almeno la forma, con Prodi, D’Alema e Bersani, poi sfacciatamente con Renzi. Il risultato è stato che lo spazio occupato dalla destra Berlusconiana è stato “asfaltato” dai democratici. Fare opposizione al proprio Dna deve essere dura, anzi è impossibile. E allora si è messo in moto quel meccanismo post tangentopoli, di cui parlavo all’inizio. Che fecero allora democristiani e socialisti per resistere allo scioglimento dei loro partiti? Applicarono la tattica della diaspora intesa come dispersione. Salvati alcuni punti di riferimento, come basi dalle qual manovrare (una sigla è sempre una sigla che ha diritto al suo spazio) sui quali convogliare e non perdere il voto dei fedelissimi (popolari nel centrosinistra, CCd nel centrodestra, Sdi per i socialisti), queste due scuole di opportunismo politico hanno iniziato a trasmigrare figure importanti dentro le principali formazioni superstiti. E allora gli ex dc Pisanu, Scaiola, Alfano e gli ex craxiani Cicchitto, Ferrara e Brunetta si accasano con Berlusconi, i Laburisti e i Cristiano Sociali con i Ds e qualcuno addirittura con gli ex fascisti. Questo ha permesso ai “defunti” di risorgere. Fatti i conti e messi insieme i posti occupati con i soggetti base con quelli conquistati dentro i partiti più grandi, la galassia dell’ex pentapartito ha avuto a disposizione una buona parte del parlamento e del potere. Un “dividi et impera” fatto in maniera originale. Adesso Berlusconi e company stanno adottando la stessa tattica. Non avendo più limiti ideologici perché il Governo fa le cose che loro non sono riusciti a fare (e per questo sono stati mandati a casa “dai mercati”), passare il fosso, anche più di una volta, non è un problema (vedi casi Di Girolamo, Quagliarello e Genovese). Se fossero rimasti tutti con l’area Pdl , molti di loro non sarebbero stati rieletti o avere incarichi di peso. E allora piano piano, Alfano, Lupi, Cicchitto, Fitto e, soprattutto il burattinaio Verdini, hanno iniziato a trasbordare un po’ di truppe in area governativa. Qualcuno approderà direttamente nel Pd e il grosso farà una formazione di appoggio a Renzi. Intanto Berlusconi tiene Forza Italia blindando i voti degli irriducibili del cavaliere e facendo da calmiere e da garante per la cosiddetta destra populista, per favorire la tenuta del “Partito della Nazione”. Lo scopo è quello o di riuscire a dare vita, alle prossime elezioni politiche, a quella specie di “primarie interne”, che sarebbe il ballottaggio tra le due liste del Partito della Nazione o, nel caso di una debacle, di garantire allo schieramento renziano quel 40% che eviterebbe il rischio di uno scontro diretto con il M5S che verrà indicato come il comune nemico . Insomma una specie di assicurazione per il mantenimento dello status quo, che salvaguarda le aziende e i fatti personali del capo, visto che il nuovo Governo, diversamente dal suo, porta in dote anche l’ appoggio della magistratura e permette, con il giochino del di qua e il di là, di avere gli stessi seggi di adesso e incarichi di peso. E così sarà possibile mantenere senza problemi la linea salva ricchi, salva finanzieri, salva amici e filibustieri continuando nell’attacco ai servizi , alle pensioni, alla democrazia e ai diritti, con l’obiettivo di privatizzare tutto (queste sono le famose riforme). Non bisogna credere alla crisi della destra (anzi del piduismo). Anzi non è stata mai forte come oggi. E, purtroppo, ce ne accorgeremo presto sulla nostra pelle.
P.S. – Più in piccolo è quello che si sta tentando di fare nella finta sinistra. Un nucleo resta nel Pd con i vecchi che non sarebbero spendibili fuori (Bersani, D’Alema, Sposetti, Epifani, Stumpo ecc.), mentre i giovanotti (Fassina e Dattorre) vengono spediti fuori a costruire un soggetto politico che possa supportare le perdite dalle mancate ricandidature interne ed avere una forza di pressione sulla dirigenza del partito in occasione delle primarie, del congresso e delle sue scelte

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