venerdì 4 giugno 2010

Chi la fa la paghi.




Con una colossale opera di mistificazione della verità, si vuole far credere che la crisi del debito pubblico degli Stati è causata dall’eccesso di spesa pubblica, in particolare della spesa sociale. Al contrario, la causa risiede nell’enorme ammontare di risorse utilizzate per il salvataggio del sistema finanziario, che torna anche in Italia a distribuire lauti dividenti e retribuzioni stratosferiche ai propri dirigenti.
Invece di colpire la speculazione, la risposta dei governi è quella preannunciata nei giorni scorsi dalla stampa nazionale e internazionale e ribadita dal FMI: colpire ciò che resta del modello sociale europeo.Ancora una volta l’Europa è usata come pretesto per ridurre il reddito dei lavoratori e i diritti sociali.Il governo italiano obbedisce a queste richieste e dopo aver affermato a lungo che tutto andava per il meglio adotta una manovra socialmente iniqua ed economicamente nociva. Vengono messe le mani nelle tasche degli italiani con il blocco triennale delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, con gli interventi sulle pensioni, con i tagli delle prestazioni sociali che saranno la conseguenza inevitabile dei tagli ai trasferimenti agli enti locali.
Si prepara l’ennesimo condono, nuovo premio agli evasori e si accentuano le diseguaglianze sociali, già molto cresciute negli ultimi anni, mentre l’attacco ai dipendenti pubblici rientra nella logica della svalutazione delle funzioni pubbliche. Si riduce il reddito dei lavoratori e quindi la possibilità di sostenere per tale via l’economia reale. Si determinano così le condizioni per l’aggravarsi della recessione e per la crescita della disoccupazione.
Non è vero che questa è l’unica via praticabile. Le risorse necessarie possono essere reperite con una seria operazione di contrasto all’evasione fiscale (che è di 120 miliardi, 5 volte la preannunciata manovra); con una imposizione progressiva di solidarietà sui grandi patrimoni e sui redditi, pubblici e privati, a partire dalle stock options e dagli stipendi dei manager; tassando la speculazione finanziaria e riducendo le spese militari, a partire dal ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
La Federazione della Sinistra avvia su questi temi un’azione di informazione e mobilitazione e chiede a tutte le forze di opposizione di non cedere a lusinghe bipartisan, ma di incontrarsi per definire le misure da intraprendere contro la manovra e contro la politica reazionaria del governo Berlusconi
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