Tante pensioni (23,7 milioni), ma importi estremamente modesti: il 45,9% delle pensioni ha un importo medio mensile inferiore ai 500 euro, il 26% una «rendita» mensile compresa tra i 500 e i 1000 euro. E' quanto emerge dal rapporto su «Trattamenti pensionistici e beneficiari» elaborato dall'Istat in collaborazione con l'Inps. L'importo complessivo annuo delle prestazioni pensionistiche previdenziali e assistenziali erogate in Italia è di 241,1 miliardi, il 15,38% del Prodotto interno lordo. Ma parte della spesa (poco meno del 2%) non è riferita al sistema previdenziale, ma attiene all'assistenza. La spesa per pensioni nel 2008 rispetto al 2007 è aumentata del 3,5%. Può sembrare molto, ma è la stessa percentuale di aumento dell'inflazione.All'elevato numero di pensioni corrisponde una cifra nettamente inferiore di pensionati. C'è chi percepisce due o più pensioni, in media 1,4 pensioni. Ma ciò non deve stupire: ci sono pensioni di reversibilità che in caso di coniugi entrambi lavoratori, vengono percepite dal «superstite»; ci sono pensioni di guerra, indennitarie, di invalidità civile. Il 67,8% dei pensionati percepisce una sola pensione, il 24,6% ne incassa 2, il 6,4% tre e l'1,4% quattro o più. Anche se quasi sempre si tratta di pensioni di importo modestissimo. Il rapporto tra lavoratori attivi ed ex lavoratori indica che a fine 2008 c'erano 70 pensionati ogni 100 occupati e il carico relativo è maggiore nel Mezzogiorno - dove il rapporto è di 79 pensionati ogni 100 occupati - mentre presenta il valore più contenuto nelle regioni settentrionali, dove il rapporto di dipendenza è di 65 a 100. Da notare, l'Istat lo fa, che il rapporto tra lavoratori e pensionati non sta crescendo, anzi c'è una flessione dai massimi del 2004 quando il rapporto era di 74 pensionati ogni 100 attivi. Il merito sembra essere tutto dei lavoratori immigrati che probabilmente la pensione non la vedranno mai.Anche sul fronte pensionistico le donne sono discriminate: sebbene la quota di donne sia pari al 53%, gli uomini percepiscono il 56% dei redditi. In generale le donne vanno in pensione con un assegno molto inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini: 11.906 euro l'anno contro 17.137 euro. Dunque la pensione media delle donne è inferiore in media del 30,5% a quella dei maschi. Il tutto è spiegabile sia con l'anzainità lavorativa, ma soprattutto con le retribuzioni più basse delle donne.Tenuto conto della variegata tipologia di pensioni, il 69,9% dei pensionati ha più di 64 anni mentre il 26,6% ha un'età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,7% ha meno di 40 anni. Se si analizzano i dati distinti per tipo di prestazione, emerge che il maggior peso relativo dei pensionati con età inferiore a 40 anni si osserva tra i «beneficiari» di pensioni di invalidità civile (15,3%).Con le pensioni italiane si fa vita grama. Il 45,9% dei pensionati, infatti, vive con meno di 550 euro al mese, sotto la soglia di povertà. Un altro 26% non raggiunge i mille euro (in questo caso molte famiglie sono nella soglia di povertà e altre a rischio forte di povertà). Sommando questi primi due gruppi si arriva al un 71,9% che incassa meno di 1.000 euro al mese. Va un po' meglio per un 13,4% di pensioni per importi compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Infine c'è l'elite: il 7,2% delle rendite ha un importo compreso tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese, mentre il 7,5% è di oltre 2.000 euro mensili.Il 78,3% delle prestazioni pensionistiche sono «Ivs» cioè erogate per Invalidità, Vecchiaia e Superstiti. In cifra assoluta sono oltre 18,6 milioni. Con uno scandalo: le pensioni di invalidità sono il 7,2% (oltre 1,7 milioni) del totale: una cifra enorme, perché enorme è il numero degli infortuni del lavoro. Le pensioni indennitarie (in diminuzione) sono circa 950 mila e quelle assistenziali (invalidità civile, pensioni sociali e pensioni di guerra) sono il 17,8%, ma con un importo medio modesto, spesso per legge: circa 4500 euro l'anno.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua