martedì 1 giugno 2010

La nostra intolleranza è meglio della vostra

Oggi mi piacerebbe fare due chiacchiere con tutti quei crociati che quando si tratta di fare fuoco e fiamme per evitare che che venga costruita una moschea, per proibire l'uso del burqa o per teorizzare la necessità di espellere qualche migliaio di persone in un colpo solo, non perdono mai l'occasione di comunicare all'universo mondo quanto l'islam sia intollerante e spietato nei confronti delle donne; al contrario del cattolicesimo, beninteso, che a dire dei difensori dell'italico sodalizio tra patria e Chiesa ne esalterebbe le qualità senza mortificarne l'autonomia.Ci farei volentieri due chiacchiere, dicevo, e tra una chiacchiera e l'altra chiederei loro cosa ne pensino di quanto dichiarato dal Monsignor Vincenzo Franco, vescovo Emerito di Otranto, sulla condizione delle donne nel nostro paese:
Purtroppo i tempi sono radicalmente cambiati e direi in peggio, con donne spesso ribelli nel nome di un femminismo esagerato, che pretende di cambiare il corso della natura e della storia. Non lo dico io, ma San Paolo: la donna sia sottomessa al marito che rimane pur sempre il capo della famiglia non per capriccio, ma per rispetto di un ordine costituito. Queste cose, che non ho inventato io, ma sono nella scrittura, andrebbero ribadite con maggior fermezza, ma oggi spesso si sorvola per quieto vivere.
Chissà cosa sarebbe successo, se a dichiararlo pubblicamente fosse stato un musulmano di qualche importanza: sarebbe tutto un fiorire di levate di scudi, dichiarazioni allarmistiche sullo scontro delle civiltà e solenni incitamenti a difendere le radici cristiane dell'occidente dall'invasione incontrollabile dell'orda islamica.Invece l'ha detto un vescovo, e quindi, a quanto pare, nessuno si prende la briga di indignarsi.Allora, ne converrete, il punto dev'essere un altro.Forse per questa gente non è davvero importante che le donne siano libere, che possano esprimere le loro potenzialità, che vengano messe nelle condizioni di occupare qualsiasi ruolo sociale com'è consentito agli uomini: quello che conta veramente è continuare allegramente a ridurle in schiavitù, ma alla nostra maniera.Una specie di segregazione "made in Italy", insomma, che probabilmente dovrebbe inorgoglirci esattamente come l'industria della moda, il campionato di calcio più bello del mondo e la dieta mediterranea (olio d'oliva e pomodori pachino inclusi, naturalmente).Chissà, magari le radici cristiane dell'occidente significano anche questo: che nessuno si azzardi a venire da fuori per insegnarci come si pratica il maschilismo.



Metilparaben è il blog di Alessandro Capriccioli

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