Lo Stato chiede sacrifici ma paga le pensioni pubbliche a dirigenti, parlamentari, ministri che percepiscono contemporaneamente ricchi onorari. Come Mario Draghi, pensionato a 58 anni con 8500 euro al mese ma anche Governatore con 620 mila euro all'anno. E poi Giuliano Amato, Brunetta, Andreotti, Cazzola, e altri
Lo Stato chiede sacrifici, blocca gli stipendi, taglia i servizi agli enti locali, quindi ai cittadini, ma continua a sperperare e a incubare sacchi di sprechi e privilegi. Un esempio di questa situazione è dato dalle pensioni pubbliche incassate, mese dopo mese, da diversi dirigenti di Stato, parlamentari, ex presidenti del Consiglio o ex presidenti della Repubblica, che risultano pensionati dell'Istituto dei dipendenti pubblici, l'Inpdap, ma che, allo stesso tempo, continuano a percepire importanti compensi per i loro incarichi pubblici. Siano essi parlamentari, consulenti di ministeri, ministri o ex ministri, senatori a vita, tutti godono di importanti indennità rigorosamente pubbliche e a carico del bilancio generale. Contemporaneamente, percepiscono anche una pensione pubblica. Ma non la pensione che si possono immaginare lavoratori e lavoratrici dipendenti "normali", cioè 700-800 euro al mese, quando va bene 1000 o 1200 euro. No, qui parliamo di emolumenti un po' più corposi: 3 o 4 mila euro al mese, quando va male; quando va bene si arriva a 8 mila e anche a 12 mila euro al mese. Del resto, la Legge 133/2008, la prima "manovra" economica di Tremonti - quella fatta "in 9 minuti" - ha abrogato, dal 2009, il divieto di cumulo, salvo alcune eccezioni, tra reddito di pensione e reddito di lavoro dipendente e autonomo. Così la somma di due redditi, in particolare se pubblici, è del tutto lecita. Peccato che quella stessa legge ha mantenuto le restrizioni per i titolari di pensione di invalidità e di reversibilità. In questi casi, infatti, permangono le restrizioni della riforma Dini, che impongono un taglio progressivo dell’assegno se gli altri redditi superano un determinato importo. Così come sono state mantenute le restrizioni per i seguenti soggetti: lavoratori part time che percepiscono la metà della pensione; lavoratori socialmente utili che percepiscono trattamenti provvisori; titolari di assegni straordinari per il sostegno del reddito pagati dai fondi di solidarietà; i dipendenti pubblici riammessi in servizio nella PA; titolari di assegni contributivi conseguiti con meno di 40 anni di contributi ovvero prima dell’età pensionabile e senza i requisiti previsti dalla legge 247/2007.
La pensione di Draghi
Per il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, il cumulo invece è possibile e la norma applicata dal governo Berlusconi ha avuto un valore significativo.
L'alto dirigente italiano, molto stimato in Patria e fuori, tanto da essersi visto assegnato l'incarico di presidente del Financial Stability Board, la commissione del Fondo monetario internazionale incaricata di garantire la stabilità finanziaria nel mondo, non può certo lamentarsi del compenso di cui gode per l'alto incarico che svolge. Eppure, accanto alla sua indennità d'oro, Mario Draghi incassa ogni mese una pensione lorda di 14.843 euro che diventa di 8.614,68 euro al netto delle ritenute. Fino al 2008, tra le ritenute c'era anche la trattenuta per cumulo tra pensione e reddito da lavoro, una condizione che al Governatore "costava" circa 4500 euro al mese. Dal gennaio 2009, questa riduzione della pensione è stata eliminata e così si arriva all'attuale assegno mensile. Un reddito con il quale si vive non male al centro di Roma, sostenendo un tenore di vita medio-alto. Insomma, Draghi il Governatore della Banca d'Italia potrebbe farlo anche gratis. Ma, battute a parte, sarebbe sufficiente sospendere la pensione pubblica fino a quando è in carica nel suo servizio per far risparmiare allo Stato un bel po' di soldini. Da notare che il Governatore, tra i più accaniti sostenitori della necessità di alzare l'età pensionistica per tutti, uomini e donne, beneficia del suo assegno mensile dal 2005, il che vuol dire che è andato in pensione all'età di 58 anni.
Per il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, il cumulo invece è possibile e la norma applicata dal governo Berlusconi ha avuto un valore significativo.
L'alto dirigente italiano, molto stimato in Patria e fuori, tanto da essersi visto assegnato l'incarico di presidente del Financial Stability Board, la commissione del Fondo monetario internazionale incaricata di garantire la stabilità finanziaria nel mondo, non può certo lamentarsi del compenso di cui gode per l'alto incarico che svolge. Eppure, accanto alla sua indennità d'oro, Mario Draghi incassa ogni mese una pensione lorda di 14.843 euro che diventa di 8.614,68 euro al netto delle ritenute. Fino al 2008, tra le ritenute c'era anche la trattenuta per cumulo tra pensione e reddito da lavoro, una condizione che al Governatore "costava" circa 4500 euro al mese. Dal gennaio 2009, questa riduzione della pensione è stata eliminata e così si arriva all'attuale assegno mensile. Un reddito con il quale si vive non male al centro di Roma, sostenendo un tenore di vita medio-alto. Insomma, Draghi il Governatore della Banca d'Italia potrebbe farlo anche gratis. Ma, battute a parte, sarebbe sufficiente sospendere la pensione pubblica fino a quando è in carica nel suo servizio per far risparmiare allo Stato un bel po' di soldini. Da notare che il Governatore, tra i più accaniti sostenitori della necessità di alzare l'età pensionistica per tutti, uomini e donne, beneficia del suo assegno mensile dal 2005, il che vuol dire che è andato in pensione all'età di 58 anni.
Non ha più incarichi di governo o similari ma in quanto a collezione di cariche prestigiose Giuliano Amato non scherza. E' il presidente dell'Enciclopedia Treccani, da quest'anno è stato nominato senior advisor della Deutsche Bank e soprattutto Presidente del Comitato Garanti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia in sostituzione del presidente Ciampi. E' poi ex parlamentare, ex primo ministro e gode quindi delle relative indennità. Eppure, accanto a tutto questo, incassa anche una pensione lorda mensile di 22 mila euro che si traduce in un assegno netto di 12.518 euro. Vale la pena di ricordare che si tratta di un importo pari a 20 volte (venti volte) una pensione al minimo che oggi è pari a 530 euro mensili e che è appannaggio di milioni di persone. Lo segnaliamo per amor di cronaca.
Il cumulo di Brunetta
Andiamo avanti con segnalazioni eccellenti. Il nemico giurato dei "fannulloni" pubblici, colui che vorrebbe "colpirne uno per educarne cento" e per il quale i dipendenti dell'amministrazione pubblica certo non stravedono fa parte di questa lista di privilegiati. Renato Brunetta, infatti, all'età di 60 anni si è messo in pensione come docente percependo una pensione che, paragonata a quelle precedenti, sembra modesta ma che comunque equivale a 3 mila euro netti al mese. Però Brunetta è parlamentare e ministro e a occhio e croce dovrebbe intascare circa 20 mila euro al mese che gli provengono sempre da denaro già dirigente generale del Ministero del Lavoro, impegnato in Cgil fino ai primi anni 90 e poi spostatosi su posizioni "liberalsocialiste" in linea con alcuni suoi "compagni" di partito come Sacconi e Brunetta. Oltre a essere parlamentare, Cazzola è anche professore a contratto presso l'Università di Bologna e collabora con diversi giornali quotidiani.
Andiamo avanti con segnalazioni eccellenti. Il nemico giurato dei "fannulloni" pubblici, colui che vorrebbe "colpirne uno per educarne cento" e per il quale i dipendenti dell'amministrazione pubblica certo non stravedono fa parte di questa lista di privilegiati. Renato Brunetta, infatti, all'età di 60 anni si è messo in pensione come docente percependo una pensione che, paragonata a quelle precedenti, sembra modesta ma che comunque equivale a 3 mila euro netti al mese. Però Brunetta è parlamentare e ministro e a occhio e croce dovrebbe intascare circa 20 mila euro al mese che gli provengono sempre da denaro già dirigente generale del Ministero del Lavoro, impegnato in Cgil fino ai primi anni 90 e poi spostatosi su posizioni "liberalsocialiste" in linea con alcuni suoi "compagni" di partito come Sacconi e Brunetta. Oltre a essere parlamentare, Cazzola è anche professore a contratto presso l'Università di Bologna e collabora con diversi giornali quotidiani.
Indennità a vita
Poi ci sono alcuni casi più che curiosi. Parliamo dei senatori della Repubblica, ma quelli veri, i "padri" della Patria, i senatori a vita. Citiamo solo due esempi, collocati su posizioni diverse: Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro. Il primo, ha una "pensioncina" di 3.440 euro netti che gode dal 1992. Contemporaneamente, oltre a essere stato praticamente tutto nella storia della Repubblica è anche senatore a vita. Insomma, ha una indennità vitalizia garantita e potrebbe certo fare a meno di quella pensione pagatagli dall'Inpdap. Stesso discorso per Scalfaro che, oltre a essere senatore a vita è stato anche Presidente della Repubblica e che usufruisce di un assegno mensile di 4.774 euro.
E poi tanti altri casi, di centrodestra o di centrosinistra. L'ex ministro Scajola che probabilmente a sua insaputa, percepisce una pensione netta di 2.625 euro in qualità di dipendente Inpdap - dove però giurano di averlo visto poco - e che è anche parlamentare (e vedremo cosa ci riserverà il futuro); Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, una vita in Parlamento ma anche pensionato pubblico con 3.258 euro al mese; il pd Giuseppe Fioroni, la cui pensione impallidisce al cospetto delle altre, ma che pure all'indennità parlamentare aggiunge 1.218 euro al mese. Fino ad arrivare a Antonio Di Pietro, andato in pensione all'età di 45 anni, nel 1995 e titolare di una pensione di 1.956 euro al mese a cui aggiunge le altre indennità cui ha diritto.
Poi ci sono alcuni casi più che curiosi. Parliamo dei senatori della Repubblica, ma quelli veri, i "padri" della Patria, i senatori a vita. Citiamo solo due esempi, collocati su posizioni diverse: Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro. Il primo, ha una "pensioncina" di 3.440 euro netti che gode dal 1992. Contemporaneamente, oltre a essere stato praticamente tutto nella storia della Repubblica è anche senatore a vita. Insomma, ha una indennità vitalizia garantita e potrebbe certo fare a meno di quella pensione pagatagli dall'Inpdap. Stesso discorso per Scalfaro che, oltre a essere senatore a vita è stato anche Presidente della Repubblica e che usufruisce di un assegno mensile di 4.774 euro.
E poi tanti altri casi, di centrodestra o di centrosinistra. L'ex ministro Scajola che probabilmente a sua insaputa, percepisce una pensione netta di 2.625 euro in qualità di dipendente Inpdap - dove però giurano di averlo visto poco - e che è anche parlamentare (e vedremo cosa ci riserverà il futuro); Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, una vita in Parlamento ma anche pensionato pubblico con 3.258 euro al mese; il pd Giuseppe Fioroni, la cui pensione impallidisce al cospetto delle altre, ma che pure all'indennità parlamentare aggiunge 1.218 euro al mese. Fino ad arrivare a Antonio Di Pietro, andato in pensione all'età di 45 anni, nel 1995 e titolare di una pensione di 1.956 euro al mese a cui aggiunge le altre indennità cui ha diritto.
Uno studio dei Cobas-Inpdap - autori di un volumetto in cui sono state pubblicate queste cifre - stima in circa 25 mila i fruitori di pensioni cumulate ad altri redditi provenienti da consulenze, incarichi parlamentari e altro. «Se si applicasse ai personaggi riportati nel nostro elenco (oltre ai già citati ci sono anche Mario Baldassarri, Sergio D'Antoni, Publio Fiori, Giorgio Guazzaloca, Antonio Martino, Andrea Monorchio, Girolamo Sirchia e altri ancora ndr.) il divieto di cumulo - ci spiega Ettore Davoli, del Cobas Inpdap di Roma - in quanto percettori di altri redditi, che non sono certo redditi da fame, potremmo avere un risparmio di circa 193 mila euro mensili». Il risparmio complessivo potrebbe essere quindi molto alto, se non i 3 miliardi calcolati dal Cobas sicuramente una cifra compresa tra 1 e 2 miliardi di euro. Una piccola manovrina e una misura di equità.
Salvatore Cannavò (da Il Fatto quotidiano)
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