Sostiene la ministra Gelmini che la legge già lo prevede e dunque da settembre nelle scuole superiori italiane alcune materie saranno insegnate direttamente in inglese. Sarebbe bello fosse l''inglese, mi dico, ma leggo che lei intende altro. Fisica? Matematica? Ciò avverrà nel corso dell'ultimo anno e non sarà obbligatorio ma scelto dai singoli istituti in base all'autonomia scolastica. Bene. Nelle intenzioni della ministra, tutta intenta a creare correnti politiche a maggior gloria di Silvio, ciò dovrebbe contribuire a risollevarci nella classifica Ocse dove siamo messi maluccio e ad aprire, parole sue, “ancora di più il nostro sistema scolastico allo scenario internazionale”.
Peccato che questa trovata arrivi subito dopo la soppressione di quattromila insegnanti di inglese alle elementari, insegnanti sostituiti da maestre che hanno solo frequentato un corso d'inglese di centocinquanta ore. Mentre si toglie a tutti la possibilità di accedere a un buon insegnamento dell'inglese nella scuola dell'obbligo, ci si fa belli con questa supposta “internazionalizzazione” da conseguire all'ultimo anno di superiori (per chi ci arriva). In pratica tra qualche anno avremo corsi che prevedono ottima conoscenza dell'inglese per studenti a cui l'inglese è stato tolto da piccoli, con buona pace dei linguisti che caldeggiano un apprendimento delle lingue in tenera età. Ma non pretendiamo tanto dalla signora Gelmini. Il suo roboante annuncio va letto forse come un episodio di “brunettismo”, cioè un proclama programmatico a cui tutti sanno non seguirà nulla. Del resto, lo dice anche lei: “Bisogna intraprendere strade nuove anche se si dovessero rivelare sbagliate”. Insomma, l'importante è dire qualcosa, e il fare è un dettaglio che si vedrà, forse, un giorno, chissà, può darsi.
Peccato che questa trovata arrivi subito dopo la soppressione di quattromila insegnanti di inglese alle elementari, insegnanti sostituiti da maestre che hanno solo frequentato un corso d'inglese di centocinquanta ore. Mentre si toglie a tutti la possibilità di accedere a un buon insegnamento dell'inglese nella scuola dell'obbligo, ci si fa belli con questa supposta “internazionalizzazione” da conseguire all'ultimo anno di superiori (per chi ci arriva). In pratica tra qualche anno avremo corsi che prevedono ottima conoscenza dell'inglese per studenti a cui l'inglese è stato tolto da piccoli, con buona pace dei linguisti che caldeggiano un apprendimento delle lingue in tenera età. Ma non pretendiamo tanto dalla signora Gelmini. Il suo roboante annuncio va letto forse come un episodio di “brunettismo”, cioè un proclama programmatico a cui tutti sanno non seguirà nulla. Del resto, lo dice anche lei: “Bisogna intraprendere strade nuove anche se si dovessero rivelare sbagliate”. Insomma, l'importante è dire qualcosa, e il fare è un dettaglio che si vedrà, forse, un giorno, chissà, può darsi.
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