venerdì 2 agosto 2013

“Il Cavaliere ha perso, ma ha vinto”. Intervista a Paolo Ferrero


“Il Cavaliere ha perso, ma ha vinto”


di Romina Velchi  – liberazione.it -

Segretario Ferrero, ieri, prima della sentenza, dicevi che comunque non sarebbe cambiato nulla. La pensi ancora così?
In verità penso sarebbe vergognoso se non cambiasse nulla. Temo, però, che sarà così. Nel senso che il Pd dice: “Il Pdl come farà a tenersi come capo uno condannato”, ma appunto, dopo tutte queste condanne, il problema non è più Berlusconi ma chi si accompagna con lui. Quindi io auspicherei che il Pd traesse le conseguenze, ma, di nuovo, temo che non sarà così. Il che è un ulteriore punto di degrado, anche morale, della politica e rende ulteriormente chiaro che cosa sia questa cosa che chiamano centrosinistra.

Ma il governo è più debole o no? Riuscirà a portare a casa le riforme per le quali dice di essere nato?
La mia opinione è che le cose che loro vogliono fare sono negative. Sul piano istituzionale, ad esempio, vogliono il presidenzialismo; il centrosinistra vuole il doppio turno nei collegi e Berlusconi vuole la riforma della giustizia, cosa che in parte vogliono anche nel centrosinistra (sono tornati a dirlo). E’ possibilissimo che i signori si mettano d’accordo sul peggio del peggio. Cioè che ognuno, per ragioni sue, accetti qualcosa degli altri pur di avere quello che gli interessa. E quindi io non penso che la sentenza indebolisca il governo per le cose che deve fare. Perché il programma di riforme che ha è un programma che risponde da destra alla crisi della democrazia, in termini di plebiscitarismo, riduzione ulteriore degli spazi di democrazia e di messa sotto controllo della magistratura.

Dici che il governo, in qualche modo e paradossalmente, si ricompatta?
Diciamo così. L’esecutivo oggi è oggettivamente più debole di tre giorni fa, ma non è detto che caschi, se non altro perché il Pd pare intenzionato ad accettare qualsiasi cosa. Il governo è più debole per fare le riforme istituzionali? No, perché per il tipo di riforme che vuole fare non è per nulla detto. Poi, per quanto riguarda le scelte politico-economiche per adesso non hanno fatto alcuna modifica nella direzione di marcia rispetto a Monti. Le due cose grosse sono: l’aver detto sì al Ttip (il trattato economico con gli Usa), per altro senza alcuna discussione in Italia (gli italiani non se ne sono nemmeno accorti); e l’altra è il fiscal compact l’anno prossimo. Per il resto è possibile che il governo continui a galleggiare dentro l’impianto di Monti e che le uniche cose che farà sono per l’appunto queste riforme istituzionali che mettono insieme il peggio del sistema elettorale; il peggio del sistema previdenziale e il peggio delle riforme sulla giustizia, facendolo tutti insieme appassionatamente. Con, aggiungo, la riforma costituzionale come cornice. Quello che non è riuscito alla p2 e all’eversione stragista, rischia di riuscire al governo Letta: una maggiore messa sotto controllo della magistratura, il presidenzialismo e lo stravolgimento della costituzione.

Con la sentenza di ieri si chiude davvero un ciclo? Berlusconi è finito?
C’è con tutta evidenza una crisi della seconda repubblica, ma è in campo un’idea di costruirne un’altra da destra e il governo Monti prima e quello Letta poi sono i governi costituenti di questo sbocco a destra dalla crisi della seconda repubblica. Uno sbocco in termini di taglio del welfare, minori diritti dei lavoratori e riduzione della democrazia con manomissione della costituzione. Insomma, siamo in una fase di passaggio verso il peggio. Quanto a Berlusconi, è possibile che esca di scena, ma, paradossalmente, avendo vinto. I vent’anni si possono senz’altro chiudere con la fine politica di Berlusconi, la sentenza è pesante. Ma realizzando, sul piano economico-sociale, esattamente le cose che voleva: il presidenzialismo, via la costituzione, magistrati sotto controllo, welfare, diritti dei lavoratori. Cioè proprio i temi in discussione, quelli che chiamano riforme. Insomma, l’eventuale uscita di scena di Berlusconi non equivale alla sua sconfitta politica, ma anzi ad un inveramento del suo disegno politico, che, per certi versi, non ha più bisogno di Berlusconi, perché è diventato senso comune di questo accrocchio centrodestra-centrosinistra.

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