di Piemme, http://sollevazione.blogspot.com
Si
conclude oggi a Roma l'assemblea generale di Sinistra ecologia e
libertà. Il parterre degli invitati di spicco la dice lunga sul senso
dell'operazione di Nichi Vendola. Vediamo: Luigi De Magistris sindaco
di Napoli, Michele Emiliano sindaco di Bari, Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, Maurizio
Landini, segretario generale FIOM, Rossana Dettori, segretaria generale
FP CGIL e Mimmo Pantaleo, segretario generale FLC CGIL. Ceto politico, tutto ceto politico-sindacale.
Non
un esponente dei movimenti sociali, nemmeno un'operaio Fiat o
Fincantieri o delle tante fabbriche in agitazione contro la chiusura,
nessun rappresentante dei comitati di lotta dei precari. Dio ce ne
scampi da un leader del Movimento dei Forconi siciliano, nessun
rappresentante del sindacalismo di base. E, ovviamente, nessun leader di
Rifondazione comunista, figurarsi dell'estrema sinistra.
Vendola
se la prende sempre contro il "politicismo", contro le "formule
politiciste", ad indicare l'astrattezza delle formule politiche, dei
giochetti partici, distanti mille miglia dalle reali esigenze e istanze
popolari. Ma cosa c'è di più politicista del suo attaccamento al
cadavere del centro-sinistra?
Ma un "politicismo", se mi è consentito, di bassa lega, anzi d'accatto. Un politicismo straccione. L'Europa, è sull'orlo del baratro, le masse popolari vengono aggredite con virulenza, in alcune zone del paese, come la Sicilia, ci sono sussulti di rabbia destinati ad estendersi, al Nord una Lega in via di sfarinamento cerca di risorgere guidando la protesta contro i tagli alle pensioni e l'inqua tassa sulla casa. In questo contesto minaccioso, Vendola
condanna i germi di una sollevazione popolare, vede solo la "minaccia reazionaria". Un alibi per giustificare la sua politica di piccolo cabotaggio.
Vendola
ha infatti risposto chiaro e tondo che ad un "quarto polo", nel caso ad
un'alleanza con Idv e Prc in competizione col Pd, non ci pensa neppure.
Lui, ha affermato, ha un'ambizione molto più grande, quella di
"costruire il primo polo, di governare il paese".
In
effetti, quanto ad ambizione, Vendola ne ha da vendere. Il problema è
che lui mette la sua ambizione egocentrica davanti a tutto, al punto non
solo di essere evasivo sulle questioni dirimenti, al punto di
precipitare nella demagogia al pari dei politicanti che lui dice di
combattere.
Nella
sua tetragona volontà di stare appiccicato al Pd c'è tutta la miseria
dell'operazione che ha portato alla fondazione di Sel: l'ambizione, non
solo sua, ma della pletora di trombati della sinistra che fu, di trovare
uno strapuntino nei palazzi del potere e nelle loro adiacenze. Nessuno
ci toglie dalla testa che Sel è anzitutto un'agenzia di collocamento per
migliaia di disoccupati di lusso, campati per anni e decenni come
parassiti sul corpo, prima del movimento operaio, poi della sinistra
popolare.
Non
sfugge a nessuno che difendendo l'alleanza col Pd Vendola difende
indirettamente il governo Monti, a cui strizza l'occhiolino affermando
che egli rappresenta la "borghesia illuminata". Vendola non se la mena a
caso con la consunta con la categoria di "borghesia illuminata", gli è
funzionale appunto a rientrare nei giochetti politici parlamentari, per
saziare la sete di gloria e trovare appunto un posto al sole a tanti dei
suoi supporters. E' chiara infatti la ragione della sua pelosa politica
di "né aderire né sabotare" il governo Monti: un'opposizione dura a
questo governo tecnico pregiudicherebbe l'alleanza elettorale col Pd,
prospettiva questa, che Sel mette avanti a tutto. Se questo non è politicismo cos'è?Ma un "politicismo", se mi è consentito, di bassa lega, anzi d'accatto. Un politicismo straccione. L'Europa, è sull'orlo del baratro, le masse popolari vengono aggredite con virulenza, in alcune zone del paese, come la Sicilia, ci sono sussulti di rabbia destinati ad estendersi, al Nord una Lega in via di sfarinamento cerca di risorgere guidando la protesta contro i tagli alle pensioni e l'inqua tassa sulla casa. In questo contesto minaccioso, Vendola
condanna i germi di una sollevazione popolare, vede solo la "minaccia reazionaria". Un alibi per giustificare la sua politica di piccolo cabotaggio.
Non
che non esista una "minaccia reazionaria", ma questa prende corpo
appunto anche a causa di una sinistra che ha ormai divorziato dal popolo
lavoratore, dalla gente che soffre, dai milioni di italiani gettati sul
lastrico. Una sinistra la cui insensibililità alla rabbia e ai
sentimenti della povera gente e indirettamente proporzionale
all'attenzione servile verso i dominanti.
E'
vero Vendola! c'è il rischio di una svolta a destra nel paese. Ed è
vero che occorre sventarla. Proprio per questo bisogna tagliare i ponti
con politicanti della tua risma.
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